Regina Mundi con piacere vi propone le riflessioni sul Vangelo di don Fabio Rosini. Don Fabio Rosini, Biblista, Parroco a Roma nella Parrocchia di Santa
Francesca Romana, è molto conosciuto per aver iniziato il progetto
di Catechesi su I Dieci Comandamenti, diffusosi a macchia d’olio in
tutta Italia.
In questo mondo globalizzato, dice don Rosini, ogni cosa che succede
nel mondo viene fruita in modo globale; ormai, in poche ore, ciò che
di rilevante accade dall’altra parte del mondo, è noto dappertutto.
“Sappiamo quello che i mezzi di comunicazione fanno sapere, e siamo
sottoposti ad una cascata, ad una inondazione di informazioni.
Queste informazioni sono in realtà selezionate, addomesticate, ma
questo è un altro argomento”.
Le persone oggi sanno di più.
Ma cosa sanno?
C’è una disperata mancanza di certezze quasi mai consapevole, che
lascia un senso di angoscia nel fondo del cuore delle persone di
oggi. Dio ci ha dato la Parola che è la via della pace, la via della
sapienza. La Roccia su cui costruire la nostra “casa”.
Per conoscere questa “via” è fondamentale l’annuncio della Parola di
Dio, conoscere il messaggio di salvezza che viene dalla Sapienza del
Padre, un messaggio destinato ad ogni persona di ogni epoca.
In un mondo della comunicazione assoggettato al relativismo,
abituato a bruciare le informazioni, subito superate dal
telegiornale successivo, a mettere in discussione ogni cosa, non è
facile essere ascoltati.
Per ottenere l'attenzione, oltre ad avere una buona dose di Spirito
Santo, bisogna essere testimoni e parlare da testimoni. Osserva Don Fabio Rosini:
“La gente prima di ascoltare il contenuto
di quello che si dice, ascolta la musica delle parole. E se la
musica è noiosa, o, peggio, esigente, moralista, non ascolta. Molto
spesso quando si è nell’occasione di ascoltare tanti predicatori
odierni, si stacca l’audio e si pensa ai fatti propri.
Per essere ascoltati bisogna prima ascoltare quello spiffero di
angoscia dentro di noi, saper parlare ai poveri da poveri e non da
teoreti. E, magari, parlare da innamorati. Non perché lo si sappia
fare. Perché lo si è.”
Farsi poveri con i poveri come S.Paolo “Mi sono fatto debole con i
deboli, per guadagnare i deboli; mi sono fatto tutto a tutti, per
salvare ad ogni costo qualcuno. Tutto io faccio per il vangelo,
per diventarne partecipe con loro”. (1 Corinzi 9,22-23)
I Magi erano appena partiti, quando un angelo del Signore apparve in sogno a Giuseppe e gli disse: «Àlzati, prendi con te il bambino e sua madre, fuggi in Egitto e resta là finché non ti avvertirò: Erode infatti vuole cercare il bambino per ucciderlo». Egli si alzò, nella notte, prese il bambino e sua madre e si rifugiò in Egitto, dove rimase fino alla morte di Erode, perché si compisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta: «Dall’Egitto ho chiamato mio figlio». Morto Erode, ecco, un angelo del Signore apparve in sogno a Giuseppe in Egitto e gli disse: «Àlzati, prendi con te il bambino e sua madre e va’ nella terra d’Israele; sono morti infatti quelli che cercavano di uccidere il bambino». Egli si alzò, prese il bambino e sua madre ed entrò nella terra d’Israele. Ma, quando venne a sapere che nella Giudea regnava Archelao al posto di suo padre Erode, ebbe paura di andarvi. Avvertito poi in sogno, si ritirò nella regione della Galilea e andò ad abitare in una città chiamata Nàzaret, perché si compisse ciò che era stato detto per mezzo dei profeti: «Sarà chiamato Nazareno»