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Le Catechesi di Regina Mundi
“ Devi anche sapere che negli ultimi tempi verranno momenti difficili.” (2 Tm 3,1)
Meditando le lettere di S. Paolo e, in particolare, la seconda lettera a Timoteo dove Paolo si rivolge al suo discepolo parlando di “ultimi tempi”, ci rendiamo conto che nella vita di ogni persona ci sono questi ultimi tempi, che non rappresentano necessariamente gli anni della vecchiaia ma vogliono significare le varie tappe della vita e del percorso spirituale. La Chiesa, la società, le comunità religiose, le varie iniziative, vivono nel tempo, età e tempi diversi. Il momento iniziale è sempre caratterizzato da uno slancio profetico, da entusiasmo, da una fiducia che sposta le montagne. La speranza coraggiosa riesce a intravedere obiettivi per cui vale la pena di soffrire per la causa. La solidarietà tra i membri sopperisce alle difficoltà degli inizi per cui si riesce a superare gli ostacoli che spesso appaiono insormontabili. Superata la fase iniziale si giunge a quella del consolidamento, che richiede perseveranza e abnegazione. Attingendo dall’entusiasmo iniziale ancora si trovano le forze e le motivazioni per superare le difficoltà e cercare di mettere solide basi. Arriva poi un tempo in cui iniziano a manifestarsi fenomeni di decadenza, segni di stanchezza, delusioni, divisioni, deviazioni e persino abbandoni. Lo vediamo in un matrimonio, lo vediamo in una comunità religiosa, lo vediamo in una associazione, lo vediamo in una parrocchia e nella Chiesa persino. Sembra che tutto intorno a noi crolli. Si tratta di una fase in cui si respira il clima della “crisi” La fatica si fa sentire, la situazione si fa pesante. Il Vangelo sembra avere meno presa sulla vita delle persone e delle comunità. La demotivazione fa crescere atteggiamenti di individualismo. E’ difficile fare “comunione” E’ facile invece provare disinteresse per gli altri e per il comune progetto, sia quello di una famiglia, di una comunità ecclesiale, di un intero Paese. “ Ma chi me lo fa fare? “ Questo è il tempo, come dice S.Paolo a Timoteo, di “ravvivare il dono di Dio che è in te” ma come? 1 – riscoprendo, ravvivando e custodendo la fede San Paolo ha potuto dire: “Ho combattuto la buona battaglia, ho terminato la mia corsa, ho conservato la fede.”nonostante i naufragi, le persecuzioni, la prigionia. A Timoteo dice: “Custodisci il buon deposito con l'aiuto dello Spirito santo che abita in noi.” (“ Tm 1,14) Non è affatto scontato custodire la fede, restare credenti fino alla fine, vincendo le tentazioni dell’incredulità e del cinismo che inquina la vita di ogni giorno. Anche chi ha a che fare quotidianamente con le cose di Dio, rischia maggiormente di sentirsene padrone e di non lasciarsi più stupire dall’opera di Dio. Quante volte siamo tentati di dare una spiegazione razionale a ogni cosa, di smarrire il senso del “mistero”, di non sentirci più interpellati. Si rischia di passare a una familiarità che diventa una abitudine. Allora vediamo come ci si mette pian piano sul piedestallo da cui esprimere giudizi e sentenze su chi è fuori dalla cerchia. Io, o noi …e gli altri. E questa sorta di autosufficienza ci impedisce di rincominciare ogni giorno la lotta per la propria fedeltà. E’ necessario combattere ogni giorno. Paolo è chiaro: “ ho combattuto” ossia, non è stata una vita tranquilla la mia vita di fede, infine può dire: “Ho conservato la fede” la cosa essenziale. Anche a noi è stata concessa la grazia di combattere per la fede e per amore di Cristo : “a voi è stata concessa la grazia non solo di credere in Cristo; ma anche di soffrire per lui, sostenendo la stessa lotta che mi avete veduto sostenere e che ora sentite dire che io sostengo.” (Fil 1, 29-30) Una fede chiara, secondo il Credo della Chiesa, che diventa cultura, che non è un fatto privato ma incide su tutti gli aspetti della vita S. Paolo era in tutto una persona simile a ciascuno di noi, con le sue fragilità e la sua umanità, ma ha saputo rispondere al “Dono” Paolo è soprattutto un innamorato del Crocifisso-Risorto. La passione per Cristo lo portò a predicare il Vangelo non solo con la parola, ma con la stessa vita, sempre più conformata al suo Signore. Questa passione e questo ardore per Cristo devono animare anche la nostra vita. 2 – Ravvivare la passione per il Signore Come ravvivare un fuoco che tende a spegnersi. La nostre vite non si reggono solo su cose da fare, su ruoli da vivere, Nella vita cristiana e, ancor più nella vita consacrata, è decisiva la passione per il Signore. L’amore per il Signore può essere espresso in modo diverso nelle varie fasi della vita di ciascuno, ma è sempre indispensabile e va sempre ravvivato. Ciò che suscita questo ardore è il Dono dello Spirito Santo, dono che abita in ogni battezzato. San Paolo dice ai Tessalonicesi: “ “Non spegnete lo Spirito” (1Ts 5,19) Per ravvivare il dono di Dio dobbiamo, innanzitutto, prendere coscienza e consapevolezza del dono che è in ciascuno di noi. Noi portiamo questo dono in “vasi di creta”(confr 2 Cor 4,7) direbbe anche a noi S. Paolo per questo dobbiamo vigilare su noi stessi e sul dono che con lo Spirito Santo ci è stato affidato: il dono della vocazione cristiana. Dobbiamo essere innamorati di Cristo, non come un uomo del passato ma una persona presente, di cui ci si può innamorare. Una Persona per la quale posso giocarmi la vita. Paolo sottolinea ancora, “ Dio non ci ha dato uno Spirito di timidezza ma di forza, di carità e di prudenza” (Tm 1,7) 3 - Crescere nella forza Lo Spirito Santo dona la “fortezza” una forza interiore che non significa arroganza ma coraggio. Non prepotenza ma mitezza. La mitezza ha la capacità di essere più forte della stessa propria forza, anzi, consiste nella capacità di mettere i giusti limiti alla propria forza, di addomesticarla, di frenarla per lasciare spazio agli altri. Questa “forza” si oppone alla “timidezza” che non è solo un tratto del carattere che tocca l’aspetto psicologico ma tocca la nostra volontà quando significa vigliaccheria, codardia. Ravvivare il dono di Dio significa quindi: Crescere in forza. Ma la virtù cristiana della fortezza, come potremmo pensare, non esclude la debolezza. Non solo non la esclude ma la integra. Dio infatti tiene sempre conto della nostra libertà. Agisce nella nostra debolezza quando lo invitiamo a soccorrerci. E’ una forza che più è radicata nella profondità interiore, maggiormente agisce nella debolezza esteriore. San Paolo ancora diceva ai Corinzi: “[16] Per questo non ci scoraggiamo, ma se anche il nostro uomo esteriore si va disfacendo, quello interiore si rinnova di giorno in giorno. [17] Infatti il momentaneo, leggero peso della nostra tribolazione, ci procura una quantità smisurata ed eterna di gloria, [18] perché noi non fissiamo lo sguardo sulle cose visibili, ma su quelle invisibili. Le cose visibili sono d'un momento, quelle invisibili sono eterne.”(2Cor 4 16-18) A volte noi ci lasciamo condizionare così tanto dalle debolezze esterne, sia morali che fisiche, e gli diamo un tale peso che rischiamo di soccombere sotto di esso. Qualche volta sentiamo così forte quel senso di sconfitta e di resa che ci dimentichiamo anche di avere questo prezioso dono. Lo Spirito infonde forza, ci incita a resistere, a combattere, a non scoraggiarci. Queste sono le occasioni di crescita nella forza interiore. E’ qui che si manifesta l’ intelligenza e la saldezza. Così si radicano le convinzioni di non essere più in balia delle proprie indecisioni e insicurezze. E’ qui che si supera il senso di inadeguatezza. Questa forza ci aiuta a far tesoro degli errori commessi e a sviluppare una “sapienza” capace di saper fare discernimento per sé e per gli altri. Sulla base della propria esperienza ben vissuta si può acquistare una paternità o maternità spirituale capace di misericordia, capace di capire e aiutare gli altri. 4 – Crescere in equilibrio Lo Spirito Santo è anche “ Spirito di prudenza” una prudenza derivante dalla sapienza che ci rende capaci di discernere la Volontà di Dio nelle varie situazioni.. Un equilibrio quindi, che ci fa essere saldi nella fede, aperti nella speranza e generosi nella carità.. L’equilibrio solitamente viene acquistato con la maturità della vita, attraverso un lungo percorso di fiducia nel Signore e di rinuncia all’amore di sé. Ha equilibrio chi ha una identità assodata, che non corre dietro ogni bandiera ma ha una certa consistenza interiore. Si tratta di essere saldi, di non farsi sballottare qua e la dalle ondate degli eventi, dalle tendenze, dai discorsi, dai giudizi, dalle mode. La capacità di non accordare alle persone, alle parole, cose ecc. tanta importanza da renderci succubi,. L’equilibrio è la capacità di vivere le realtà di Dio con costanza e coerenza. Questa capacità scaturisce dalla presenza di Dio in noi. perché Dio abita nel profondo di se stessi. “[Sono stato crocifisso con Cristo e non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me.” /Gal 2,20) Con questa forza che viene da Lui, si acquista la capacità di avere in se stessi il fondamento della propria vita, uscendo da ogni logica di dipendenza. L’equilibrio si manifesta anche nel saper abitare con se stessi, saper vivere la solitudine e il silenzio. Capace di avere per il prossimo un amore maturo e intelligente. 5 – Crescere nell’amore Questa sapienza si trasforma naturalmente in amore.. Centro di tutto è la carità. Questo è l’essenziale. Si tratta quindi di crescere nell’amore, quell’amore “agape” e di collocare in esso il criterio di riuscita di una vita personale e comunitaria. Viviamo momenti di crisi a tutti i livelli. Il mondo è molto lontano dall’analisi di questa crisi perché ne esamina solo l’aspetto finanziario ed economico. Ma anche questa crisi è radicata nella crisi della carità. C’è veramente crisi, secondo i parametri evangelici, quando non c’è amore, quando non ci si vuole più bene, quando si amano più le cose, il potere, il successo, il denaro piuttosto che “l’uomo” piuttosto che Dio. Ma quando c’è carità, benevolenza, solidarietà, amor di Dio, allora c’è anche riconoscimento dell’altro, servizio reciproco, perdono. E la comunità sociale, sia essa famiglia, gruppo o nazione, anche se povera, senza prospettiva di sviluppo futuro, riesce a trovare la serenità e a ricostruire le condizioni per una giusta sopravivenza e persino una crescita. Crescere nell’amore significa riflettere e concentrarsi sull’essenziale. Iniziare a guardare la nostra vita a partire dalla sua fine. Allora, domande come: “ Cosa è essenziale nella mia vita?” “ Cosa rimane veramente essenziale al di là dei vari desideri e delle piccole voglie che abitano il mio cuore? “ Chi mi fa vivere?” Queste domande diventano fondamentali. Bisogna porsele soprattutto davanti alla tentazione del: “ Chi me lo fa fare? “ La memoria dell’essenziale è fondamentale per la perseveranza. Tante cause di dolore, di demotivazione e di resa, derivano dalla perdita delle cose in cui ci identifichiamo: Dice Gesù a Santa Caterina da Siena nel “Dialogo della Divina Provvidenza” - “ Vuoi che ti dica in quali pene essi vivono? Tu sai bene che sempre l’amore fa soffrire se si viene a perdere quella cosa con la quale la creatura si è identificata. Orbene, costoro per amore disordinato, in diversi modi si sono identificati con la terra e perciò, terra son diventati. C’è chi si identifica con la ricchezza, chi con lo stato in cui si trova, chi con i figli. C’è chi perde me per farsi schiavo delle creature […] Proprio costoro sono quelli che vengono offesi dalle spine delle molte tribolazioni, poiché da se stessi si martirizzano con la propria volontà disordinata” E ancora: “ Non vedi che tutto muta?, tranne la mia grazia. Perché dunque non confidi in me che sono il tuo Creatore? Perché fidi in te stesso. Forse che io non ti sono fedele e leale? Per superare quindi questi tempi di difficoltà dobbiamo impegnarci a Ravvivare il dono dell’Amore di Dio, rifugiarci nel suo amore, sentirci amati, giungere “alla bocca di Cristo” e gustare la sua carità, dice ancora Santa Caterina da Siena. In questo stato si trova la pace in modo così saldo che nessuno la potrebbe turbare . “ non per questo le loro pene cessano di essere dolorose, ma non sono una afflizione per la volontà che è morta, in quanto, proprio perché è morta a se stessa, sopporta volontariamente di soffrire in nome mio.”. Tutte le difficoltà verranno attraversate con vera fortezza, pazienza e perseveranza. Questo difficile cammino possiamo percorrerlo con Maria. Gesù a S. Caterina rivela: “ chiunque, giusto o peccatore,abbia devozione riverente a Maria, non cadrà preda del demonio, né sarà da questi divorato. Maria è come un’esca posta dalla mia bontà per prendere le creature dotate di ragione. “ . Le nostre fatiche saranno premiate. “ Io sono infatti il vostro Dio che remunera ogni fatica e ascolta i santi desideri, solo che Io trovi chi in verità venga a bussare alla porta della mia misericordia con il lume della fede e così non sia costretto ad andare errando e non sia tentato di mancare di speranza nella mia provvidenza.” Preghiera Qualsiasi esperienza ci rechi il destino, dobbiamo con fede elevarla nel quadro della tua provvidenza, con fiducia superare la nostra ignoranza e con amore collaborare alla tua opera. Aiutaci, Signore, a illuminare la confusione delle cose con la chiarezza della fede e a trasformare nella forza della fiducia la difficoltà di tutto ciò che pesa su di noi. E il tuo Santo Spirito possa testimoniare nel mio cuore che io sono veramente tuo figlio e ho ragione quando accetto tutti gli avvenimenti dalla tua mano. Fa’ che nella certezza del tuo amore trovino risposta quelle domande a cui nessuna sapienza umana può rispondere. Che tu mi ami è risposta a ogni domanda. Fa’ che io lo senta quando giunge l’ora della prova. Amen. Romano Guardini del 27/06/2013 Ricerca catechesiRicerca fra tutte le catechesi il termine:
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