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Le Catechesi di Regina Mundi
Il Santo Padre Benedetto XVI, nel n. 7 del Motu Proprio per l'Anno della fede, dopo aver ricordato che evangelizzare è parte della carità di Cristo, che continuamente ci spinge ad andare per le strade del mondo per proclamare il Vangelo a tutti i popoli della terra, richiama l'attenzione di tutti i battezzati perché riflettano sulla particolare situazione nella quale si trova l'umanità di oggi, bisognosa di una nuova evangelizzazione. La "novità" non può riguardare il contenuto della stessa ma piuttosto i metodi, gli strumenti, la strategia.
Nell'attuale società, infatti, in tanti luoghi sono scomparsi i segni dell'opera compiuta da Gesù o per lo meno non hanno la forza che avevano in un recente passato. Le radici cristiane della propria storia e cultura non rappresentano per molti un valore da coltivare e a cui rifarsi. E' mutata la sensibilità e la mentalità spirituale di molti cristiani. La società non è semplicemente scristianizzata ma laicizzata, secolarizzata, materializzata. Consapevoli della grande responsabilità che su di essi incombe in ragione della missione loro affidata, gli ultimi Papi hanno affermato che l'umanità vive come che Dio non esista. Questa è la ragione per la quale diventa "necessario un più convinto impegno ecclesiale per riscoprire la gioia nel credere e ritrovare l'entusiasmo nel comunicare la fede". La Sacra Scrittura ci dice che senza la fede è impossibile piacere a Dio (Eb 11, 6) e che a Dio è piaciuto salvare il mondo per mezzo della predicazione. Perciò la fede non può essere considerata un optional, qualcosa di facoltativo, né la predicazione un aspetto secondario o marginale. La vita cristiana, infatti, si alimenta e cresce in misura della fede e della predicazione. Per questo Gesù, per mezzo dello Spirito Santo, continuamente convoca la Chiesa consegnandole il mandato sempre nuovo del Vangelo, che viene trasmesso da una generazione all'altra. Fides ex auditu, fede dall'ascolto, la fede dipende dalla predicazione (Rm 10, 17). Da qui nasce il mandato evangelico, la necessità missionaria della Chiesa che non può né deve venire meno nonostante le difficoltà che essa può incontrare sul suo cammino. Ogni parola di Dio, come il chicco di grano, ha in sé la capacità di germogliare, di produrre frutti per la potenza dello Spirito Santo. Il campo dove la parola di Dio deve germogliare e portare frutti è il cuore dell'uomo e della donna di ogni generazione. In continuità con l'attività degli apostoli, la Chiesa offre, oggi, a chi lo desidera, la possibilità di incontrare Gesù attraverso lo strumento della vita della Chiesa che è il corpo di Gesù. Ripetendo sant'Agostino il Papa afferma, nel documento scritto per l'Anno della fede, che i credenti "si fortificano credendo". Sarebbe come dire che "val più la pratica che la grammatica", e che ognuno di noi diventa più esperto, in un determinato settore della vita, attraverso il relativo esercizio. Benedetto XVI esorta allora a guardare a questo Anno speciale, come a felice ricorrenza, tempo di grazia spirituale, per invitare i Confratelli Vescovi di tutto l'orbe...per fare memoria del dono prezioso della fede; e anche a esortare che in questo Anno si deve intensificare la riflessione sulla fede, allo scopo di rendere più consapevoli i credenti in Cristo, rinvigorire la loro adesione al Vangelo, in un momento di profondo cambiamento, qual'è quello che il nostro mondo sta vivendo. Il desiderio del Santo Padre nell'indire l'Anno della fede, è quello di "celebrare questo Anno in maniera degna e feconda". L' Anno della fede rappresenta una grande opportunità per "intensificare la riflessione sulla fede per aiutare tutti i credenti in Cristo a rendere più consapevole ed a rinvigorire la loro adesione al Vangelo, soprattutto in un momento di profondo cambiamento", com'è quello che l'umanità sta vivendo in questo momento. Per queste ragioni, in questo stesso numero (8) il Santo Padre chiama tutte le realtà ecclesiali a scendere in campo: Cattedrali, chiese di tutto il mondo, le nostre case e le nostre famiglie, le comunità religiose come quelle parrocchiali, e tutte le realtà ecclesiali antiche e nuove, tutto è chiamato a rendere pubblica professione del Credo. Insomma Benedetto XVI auspica che l'Anno della fede susciti in ogni credente l'aspirazione a confessare la fede in pienezza e con rinnovata convinzione. Una funzione del tutto speciale il Papa si attende poi, dalla Liturgia ed in particolare dall'Eucaristia, per superare il divario esistente tra fede e vita. Per tale ragione acquista un peso determinante la testimonianza di vita dei credenti. E' il caso di ripete un'affermazione di Paolo Vi che, a tale proposito affermava che il mondo ha bisogno più di testimoni che di maestri, almeno che, i maestri non siano al tempo stesso autentici testimoni. A raggiungere questo obiettivo mira l'Anno della fede, a fare in modo che i cristiani possano professare, celebrare, vivere, pregare e riflettere i contenuti della fede. Chiude questo numero (9) una citazione di sant'Agostino che esorta a ripetere la formula appresa a memoria, "nei letti, nelle piazze, nei pasti". Davvero si tratta di una grande opportunità che il Signore ci offre non solo per difenderci dal mondo nel quale ci tocca vivere ma per essere noi stessi segno e strumento per continuare ad annunciare la Buona novella che dobbiamo predicare sui tetti perché la Parola di Dio è più importante della stessa aria che respiriamo. del 17/10/2012 Ricerca catechesiRicerca fra tutte le catechesi il termine:
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