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Le Catechesi di Regina Mundi
Continuando la lettura del Motu Proprio, offerto dal Santo Padre Benedetto XVI, per l'Anno della Fede, la riflessione ci porta a considerare "la forza e bellezza della fede" (4), che mira a condurre tutta la Chiesa ad avere "un'autentica e sincera professione della medesima fede" (ib). Questa è la costante preoccupazione dei nostri Pastori: offrire pascoli sicuri, liberati da ogni possibile sofisticazione e umana fantasia. Il numero del documento fa riferimento al Servo di Dio Paolo VI, ugualmente preoccupato perché la Chiesa intera potesse contare su "una esatta coscienza della sua fede, per ravvivarla, per purificarla, per confermarla, per confessarla". Effettivamente un grosso rischio è sempre esistito nella chiesa ed oggi è, probabilmente, ancor più presente. E' quello, cioè, di addomesticare la fede, di renderla, per così dire, a portata di mano, adattandola alle esigenze del momento e secondo la mentalità corrente. Questa, infatti, non è mai incline ad accettare dogmi rivelati, preconfezionati, preferendo fidarsi della propria intelligenza; nei riguardi della fede tende a fare, una sorta di "un fai da te". Da qui nasce la proliferazione delle sette, autentica piaga religiosa, presenti soprattutto in tanti luoghi dell'America latina, d'Africa e di altri continenti. Esse nascono sotto l'inconfessata pretesa di spiegarsi con ragionamenti umani la realtà che supera la nostra pur sempre limitata intelligenza. Questo è, in fondo, il motivo per cui sono nate nei secoli le varie eresie che hanno diviso la Chiesa e anche oggi continuano a "strappare la tunica di Gesù?" Interpretazioni arbitrarie e troppo umane hanno portato tante volte ad aggiungere, togliere, interpretare la Chiesa e la sua dottrina non alla luce della Parola autentica di Gesù e in continuità con essa ma apportandovi aspetti umani, meschini, frutto della laboriosità della testa. La nostra, però, non è una religione inventata, nata a tavolino, risultato di continue aggiunte e correzioni. La nostra è una religione rivelata. E' nata con Gesù, con il mistero della sua morte-resurrezione e ascensione al cielo, che ha lasciato alla sua chiesa un mandato ben preciso: "Andate in tutto il mondo, predicate il Vangelo ad ogni creatura". Questa stessa preoccupazone è stata del Beato Giovanni Paolo II che affermò riguardo ai testi dei Padri conciliari che "non perdono il loro valore né il il loro smalto". E Benedetto XVI, sempre riferendosi al Concilio Vaticano II, a pochi mesi dalla sua elezione a Successore di Pietro, affermò che "se lo leggiamo...guidati da una giusta ermeneutica, esso può essere e diventare sempre di più una grande forza per il sempre necessario rinnovamento della Chiesa". Al rinnovamento della Chiesa contribuisce in maniera determinante la testimonianza della vita dei credenti da Gesù stesso chiamati ad essere lievito che fa fermentare l'umanità. Ovviamente il lievito dev'essere esso stesso di buona qualità. Ed inoltre il lievito "non si deve vergognare di essere lievito". E' necessario essere consapevoli della propria funzione. Il mondo, secondo lo stesso Gesù, è il campo dove si costruisce il Regno di Dio. La molteplice attività del mondo offre una continua opportunità per approfondire, adattare e purificare tanto la dottrina quanto la stessa vita che si ispira al divino maestro. L'Anno della fede, perciò, ha una duplice funzione. I cristiani devono essere persone mature sotto ogni punto di vista per non incorrere nel rischio, come recita il proverbio, di "predicare bene e razzolare male". Per il mondo malato di protagonismo, di autosufficienza, di orgoglio che pretende non solo prescindere da Dio ma addirittura cancellarlo dalla propria vita e attività, lo ritiene quasi un residuato del medio evo e una invenzione della mente umana. La Chiesa rappresenta l'antidoto che toglie la febbre dell'orgoglio, purifica il sangue da ogni scoria egoistica e da forza per essere all'altezza della propria vocazione: realizzare il Regno di Dio, regno d'amore, di giustizia e di pace. Per conseguire questo obiettivo la chiesa non deve aver paura di compiere la sua missione anche in mezzo alle persecuzioni del mondo. E' talmente grande e solida la sua speranza nella venuta gloriosa del suo Signore che vive per questo incontro; tutto sopporta e tutto affronta. La sua continua invocazione è quella che, come sposa, Essa rivolge allo Sposo: "Vieni, Signore Gesù, Maranatà!" Sorretta dalla sicura speranza dell'incontro eterno con il Re dei re, essa vive con l'intima consapevolezza che oggi non è una povera illusa e domani non sperimenterà l'amarezza della delusione, perché fin da oggi vive la consolazione dello Spirito che la ripaga di ogni spina conficcata nella propria carne. Anzi, la chiesa riconosce che le pene che sperimenta sono gemme preziose, sono la sua intima partecipazione alla gloria del divino Maestro che ha affermato: "Confidate, Io ho vinto il mondo! Hanno perseguitato me, perseguiteranno anche voi. Beati voi che ora siete nel pianto, la vostra gioia sarà grande e nessuno ve la potrà togliere". del 17/10/2012 Ricerca catechesiRicerca fra tutte le catechesi il termine:
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