Il Santuario è costituito da un maestoso complesso di edifici, frutto dei disegni dei più grandi architetti sabaudi che hanno contribuito a progettare e a realizzare l’insieme degli edifici, tra la metà del XVII e del XVIII secolo.
Una imponente doppia fila di fabbricati ornati di archi e portici, sale lungo la china della montagna e racchiude quattro ampi piazzali a terrazza, che si susseguono. Oltre alla bellezza della costruzione, gli edifici sono stati concepiti con un forte senso pratico adeguato alle esigenze della montagna. Ampi portici, loggiati e gallerie consentono ai pellegrini, anche nei tempi invernali o nelle giornate di pioggia, di spostarsi, al riparo, in tutto il Santuario e accedere alla Basilica Antica, ai locali di ristoro, agli alloggi, ai negozi. Appena attraversata la maestosa cancellata dell’ingresso, a sinistra si trova subito l’ufficio Accoglienza. Sotto i portici s’affacciano, inoltre, negozi di alimentari, ristoranti, bar, oggetti religiosi e l’Ufficio Postale.
I primi due piazzali, sono collegati da una rampa. Un fabbricato trasversale separa questo ambiente dal terzo cortile al quale si accede attraverso un monumentale scalone in cima al quale troneggia la Porta Regia, voluta dal Cardinale Maurizio di Savoia. Così chiamata perché sul fastigio porta lo stemma del re Vittorio Amedeo II di Savoia. L’atrio della scalinata è rivestito da lapidi che celebrano le visite compiute da personaggi illustri come quella di Guglielmo Marconi del 1894, che concepì proprio ad Oropa l’invenzione del telegrafo senza fili. Scrisse Guglielmo Marconi:
"Nell'estate del 1894 dall'alta montagna d'Oropa contemplando il biellese pensai che l'uomo potesse trovare nello spazio nuove energie nuove risorse e nuovi mezzi di comunicazione".
Questo imponente piazzale costituisce il chiostro della Basilica Antica che conserva al suo interno il Sacello eusebiano decorato con preziosi e splendidi affreschi del trecento. All’interno del Sacello è custodita la statua della Madonna Nera
A sinistra si estendono le stanze che compongono il Padiglione Reale, edificato per servire da alloggio ai membri della Casa Savoia, che spesso amavano intrattenersi al Santuario di Oropa. I legami tra il Santuario d’Oropa e la Reale Casa di Savoia sono molto antichi. Appesi alle pareti dell’appartamento Reale vi sono i ritratti di tutti i re di Sardegna e d’Italia fino all’ultimo Re Umberto II.
Nel mezzo del terzo cortile, solenne chiostro intorno alla Basilica Antica è situata una caratteristica fontana detta “Burnell”
Nel lato a nord del sacro cortile si accede allo scalone che conduce al piazzale sovrastante e alla maestosa Basilica Superiore, consacrata nel 1960, che si erge sullo sfondo della montagna del Mucrone, con la sua magnifica cupola alta, da terra, 86 metri.
Tutto il complesso è coronato dalle cime del Mucrone, il Rosso, la Ceva, il Cammino e il Tovo. Dietro la Basilica, la funivia permette di raggiungere le montagne.
Secondo la tradizione l’origine del Santuario è da collocarsi nel IV secolo, ad opera di S. Eusebio, primo vescovo di Vercelli. I primi documenti scritti che parlano di Oropa, risalenti all’inizio del XIII secolo, riportano l’esistenza delle primitive Chiese di Santa Maria e di San Bartolomeo, di carattere eremitico, che costituivano un punto di riferimento fondamentale per i viaggiatori che transitavano da est verso la Valle d’Aosta.
Lo sviluppo del Santuario subì diverse trasformazioni nel tempo, fino a raggiungere le monumentali dimensioni odierne tramutandosi da luogo di passaggio a luogo di destinazione per i pellegrini animati da un forte spirito di devozione.
La chiesa della Madonna Nera Cuore spirituale del Santuario, la Basilica Antica è stata realizzata nel Seicento, in seguito al voto fatto dalla Città di Biella in occasione dell'epidemia di peste del 1599. Nel 1620, con il completamento della Chiesa, si tenne la prima delle solenni incoronazioni che ogni cento anni hanno scandito la storia del Santuario. La facciata, progettata dall'architetto Francesco Conti, semplice nell'eleganza delle venature verdastre della pietra d'Oropa, è nobilitata dal portale, più scuro, che riporta in alto lo stemma sabaudo del duca Carlo Emanuele II, sorretto da due angeli in pietra. La scritta impressa sulla facciata della Basilica antica: "O quam beatus, o Beata, quem viderint oculi tui": "Oh, davvero è beato, o Vergine Beata, colui sul quale si posano i tuoi occhi", dai primi decenni del sec. XVII è il saluto augurale che il pellegrino, raggiunta la meta, riceve varcando la soglia della Basilica.
Innalzata sul luogo dove sorgeva l'antica chiesa di Santa Maria, conserva al suo interno, come un prezioso scrigno, il sacello eusebiano. Nella calotta e nelle pareti interne del Sacello sono visibili preziosi affreschi risalenti al Trecento, opera di un ignoto pittore, detto il Maestro di Oropa.
Nel 1957 Pio XII la decorò del titolo di “Basilica Minore Pontificia”
All'interno del Sacello è custodita la statua della Madonna Nera, realizzata in legno di cirmolo dallo scalpello di uno scultore valdostano nel XIII secolo. Il manto blu, l'abito e i capelli color oro fanno da cornice al volto dipinto di nero, il cui sorriso dolce e austero ha accolto i pellegrini nei secoli. E’ stato constatato che sul viso della Madonna e del Bambino, non si posa mai la polvere. Il fatto è attestato pubblicamente dal can. Agostino Penna. La statua, nonostante i secoli, non presenta alcun segno di logoramento. Il suo piede, nonostante l’uso di essere toccato ripetutamente dai pellegrini, anche con oggetti ricordo, non presenta neppure un graffio. Nel 1621 furono fatti due tentativi, in tempi diversi, per trasportare la Sacra Statua in località più vicina a Biella; uno dalla parte di Cossila, l’altra verso Pralungo. Ma tutte e due i tentativi fallirono: a poca distanza dal Santuario la Statua diventò così pesante che i portatori non poterono continuare il trasporto. Perdette il peso straordinario solo quando si accinsero a riportarla al suo primitivo sacello.
Il simulacro rappresenta la Madonna nel mistero della presentazione del Bambino al Tempio e della sua Purificazione. Infatti il Bambino reca la colomba e la Vergine stende il braccio destro con la palma della mano a racchiudere le monete dell’offerta.
(Il prezioso pomo in oro, sormontato dalla croce tempestata di diamanti , che porta ora è un oggetto votivo posteriore). Fino a poco tempo fa, sul capo della Madonna vi erano posate tre corone, omaggio delle secolari incoronazioni e tanti preziosi gioielli ornavano il suo petto.
I suoi tratti e l’espressione del volto, come pure il drappeggio delle vesti richiamano caratteri arcaici ed orientali. Anche l’espressione del Bambino, che non ha tratti infantili ma di un piccolo uomo, richiama le antiche icone.
Secondo la tradizione, la statua venne portata da Sant'Eusebio dalla Palestina nel IV secolo d.C. mentre fuggiva dalla furia della persecuzione ariana; adoperandosi per la diffusione della devozione mariana, Sant'Eusebio avrebbe nascosto la statua tra le rocce dove ora sorge la Cappella del Roc, costruita nella prima metà del Settecento dagli abitanti di Fontainemore, località valdostana ancora oggi fortemente legata al Santuario dall'antica processione che si snoda ogni cinque anni tra i monti che separano le due vallate.
In seguito S.Eusebio trasferì il S.Simulacro più a sud presso un più grande masso che, successivamente venne quasi tutto demolito per la costruzione della Basilica. A lato nord se ne vedono ancora i resti. La primitiva chiesa di Oropa è il Saccello che ancora possiamo ammirare. Al lato sinistro si legge una lapide che porta questa scritta: “ Questo Saccello fondato dal Beato Eusebio è conservato intatto perché nulla perisse dell’antichissima devozione, offre alla venerazione dei fedeli la Sacra Immagine della Madre di Dio da circa milletrecento anni incorrotta. 1593”
Un’altra iscrizione, composta da due distici latini, sopra la porta di ingresso del Saccello, dice: “ O forestiero, ferma il passo! Abbi timore di entrare ne Saccello dove il pio Eusebio portò la statua veneranda. La portò e la venerò; lo attesta la cripta. Perché dubiti? Il simulacro della Vergine comincerà a dirti questo.”
Durante i lavori di restauro eseguiti nei primi mesi del 2005, sono emerse sulla volta decorazioni risalenti al XVII secolo, caratterizzati da motivi floreali giallo ocra su campo di colore azzurro, recente scoperta di un passato che ha ancora misteri da svelare.
Oltre l'imponente scalinata che si apre a monte del Piazzale Sacro, lo sguardo si apre verso la Basilica Superiore, costruzione dalle proporzioni monumentali che si trova allo stesso tempo in rapporto di armonia con le alte montagne circostanti e in lieve contrasto con la dimensione spirituale e raccolta dell'Antica Basilica. L'esigenza di costruire una nuova chiesa, considerato l'elevato numero di pellegrini che si recavano in preghiera al Santuario, venne avvertita sin dal XVII secolo, quando si iniziò a discutere del progetto di realizzazione. Sul finire dell'Ottocento, venne scelto il progetto dell'architetto Ignazio Amedeo Galletti (1726-1791), elaborato un secolo prima, e, proseguendo lo sviluppo del Santuario verso Nord, venne deviato il torrente Oropa per disporre dello spazio necessario. Posata la prima pietra nel 1885, i lavori proseguirono con molta difficoltà attraverso le due guerre mondiali, coinvolgendo numerosi e qualificati consulenti tecnici. La cupola, che si eleva per oltre 80 m dal pavimento, fa da corona all'imponente monumento, che venne consacrato nel 1960.
Tre grandi portali in bronzo, preceduti da un ampio pronao, descrivono la storia del Santuario, dalle origini eusebiane fino alla costruzione della Chiesa Nuova, sulla quale aprono l'accesso. Un ampio spazio ottagonale, sovrastato dalla cupola sorretta da alte colonne tra le quali si aprono sei cappelle dedicate alla storia della vita della Vergine, accoglie i visitatori all'interno dell'ampia e grandiosa sala. L'altare maggiore, posto al centro della sala minore, è sormontato dall'aereo ciborio, moderna opera dell'artista milanese Gio Ponti. La Basilica Superiore è un' opera grandiosa voluta dalle ultime generazioni di biellesi e da tanti devoti alla Vergine Bruna, la cui testimonianza è stata lasciata nella sottostante cripta del suffragio, che accoglie nei suoi rivestimenti marmorei i nomi scolpiti dei devoti; si può qui ammirare un'interessante e rara collezione di presepi provenienti da tutto il mondo, testimonianza di fede e di svariate culture che hanno attraversato i confini del tempo e dello spazio per giungere nelle braccia della Madonna Nera di Oropa.
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Esiste all'interno del Santuario di Oropa:
Testi di: Maria Caterina Muggianu
foto di: Salvo Ariano