In questo spazio, che non viene aggiornato con cadenza regolare, troverete una ricca rassegna stampa cattolica con temi
relativi al mondo cattolico. Questa sezione è ispirata al magistero della Chiesa, di Giovanni Paolo II, Benedetto XVI. Particolare rilevanza viene data al
valore cristiano della famiglia, del dialogo ecumenico e dei temi di spiritualità.
“Il popolo che camminava nelle tenebre ha visto una grande luce; su coloro che abitavano in terra tenebrosa una luce rifulse” (Is. 9,1).
Stiamo vivendo un tempo arduo, il cui susseguirsi di tragedie e di violenze ci ha colmato di paure.
“Il popolo che camminava nelle tenebre ha visto una grande luce; su coloro che abitavano in terra tenebrosa una luce rifulse” (Is. 9,1).
Stiamo vivendo un tempo arduo, il cui susseguirsi di tragedie e di violenze ci ha colmato di paure.
Fino a qualche anno fa, si sentiva spesso dire: ‘Credevamo di essere ricchi, o meglio di stare bene’, poi è arrivata la crisi economica, che ha messo a dura prova la sicurezza materiale, - tranne per alcuni ‘privilegiati’, davvero ricchi – e ci ha fatto compiere un passo indietro nelle nostre certezze di benessere acquisito.
Dalle varie inchieste che si fanno a getto continuo sullo stato vero di salute della nazione viene fuori che esistono sacche, e numerose, di miseria vera e propria, oltre al dramma dei profughi, che tanti fa discutere, dimenticando la tragedia personale di tutti questi nostri fratelli, al punto da manifestare apertamente un senso di fastidio, se non di ripulsa, come quando in una riunione di gente vestita bene si affaccia uno vestito con semplicità o peggio con povertà.
Ricordo sempre un fatto che mi capitò tanti anni fa, visitando gli emigrati della mia parrocchia di S.
I cristiani in Medio Oriente stanno «male» o «meno male», dichiarava nei giorni scorsi il Patriarca latino Fouad Twal di Gerusalemme, aggiungendo però che la condizione dei palestinesi in Cisgiordania sia senza dubbio ancora migliore rispetto alle sfide affrontate dai cristiani in Siria e in Iraq, soprattutto quelli costretti ad abbandonare le loro case di fronte all’avanzata dei militanti dello Stato Islamico.
«Assisteremo alla fine del cristianesimo in Medio Oriente?» si chiede allora il New York Times nel suo speciale nel Magazine di domenica 26 luglio dal titolo «L’ombra della morte».
A partire dalla storia di Diyaa e Rana, due coniugi di Qaraqosh, la più grande cittadina cristiana nella piana di Ninive in Iraq - 1.
Caro Matteo, 1. quella che ti poni è una domanda semplice, la cui risposta non è altrettanto semplice.
Ti è più facile credere che domandarti perché credi.
10 cose sorprendenti che succedono quando fai Adorazione più spesso
L'Eucaristia è descritta nel Catechismo come fonte e culmine della nostra fede. Trovare il tempo per andare a fare Adorazione può essere difficile, ma se si riesce a farlo, impegnarsi in un'Adorazione regolare con cuore aperto può avere risultati sorprendenti.
“Mentre mangiavano prese il pane e, pronunziata la benedizione, lo spezzò e lo diede loro, dicendo: 'Prendete, questo è il mio corpo'.
Bisogna cambiare il sistema economico mondiale e sostituirlo con la globalizzazione della solidarietà. E’ uno dei passaggi chiave del lungo e appassionato discorso di Papa Francesco al secondo Incontro mondiale del Movimenti Popolari, ieri sera a Santa Cruz della Sierra, in Bolivia. Il Pontefice ha ribadito che bisogna ascoltare il grido degli esclusi, difendere la Madre Terra sempre più devastata, e ha assicurato la vicinanza sua personale e della Chiesa alle battaglie dei movimenti e delle forze sociali.
“Tutto ebbe inizio perché “non avevano più vino”, e tutto si è potuto compiere perché una donna – la Vergine – è stata attenta, ha saputo porre nelle mani di Dio le sue preoccupazioni, ed ha agito saggiamente e con coraggio“
Papa Francesco: il vino migliore? Sta per arrivare per quelli che oggi vedono crollare tutto in Sancta Sedes / on 6 luglio 2015 at 21:00 /
Papa Francesco: il vino migliore? Sta per arrivare per quelli che oggi vedono crollare tutto“Tutto ebbe inizio perché “non avevano più vino”, e tutto si è potuto compiere perché una donna – la Vergine – è stata attenta, ha saputo porre nelle mani di Dio le sue preoccupazioni, ed ha agito saggiamente e con coraggio“
Seconda giornata del viaggio del Papa in America Latina: Francesco si è trasferito in mattinata da Quito, la capitale dell’Ecuador, nel Nord del Paese, a Guayaquil, sull’Oceano Pacifico, 260 km più a Sud. Qui ha visitato il Santuario della Divina Misericordia, prima di celebrare la Messa nel Parco de Los Samanes. Un milione di fedeli hanno accolto con grande affetto il Pontefice argentino.
Il 4 luglio a Castel Gandolfo, il Papa Emerito Benedetto XVI, ha ricevuto il dottorato honoris causa da parte della Pontificia Università Giovanni Paolo II di Cracovia e dell’Accademia di Musica di Cracovia. Il Papa emerito ha profittato dell'occasione per impartire una grande lezione sulla funzione e la natura della musica, un tema di cui aveva parlato diverse volte nel corso del suo pontificato, ma forse mai in modo così completo e sistematico. Benedetto XVI ha rievocato anzitutto il suo legame con la Polonia e con San Giovanni Paolo II, affermando che «senza di lui il mio cammino spirituale e teologico non è neanche immaginabile.
Una volta Gesù rimproverò i suoi discepoli perché allontanavano i bambini che i genitori gli portavano, perché li benedicesse.
E’ bellissimo il racconto dell’evangelista Matteo : «Allora gli furono portati dei bambini perché imponesse loro le mani e pregasse; ma i discepoli li rimproverarono. Gesù però disse: “Lasciateli, non impedite che i bambini vengano a me; a chi è come loro, infatti, appartiene il regno dei cieli”.
La preghiera del Rosario è più forte della bomba atomica!
Padre Hubert Schiffer aveva 30 anni e lavorava nella parrocchia dell’Assunzione di Maria, a Hiroshima. Ha dato la sua testimonianza davanti a decine di migliaia di persone: “Attorno a me c’era soltanto una luce abbagliante. Tutto a un tratto, tutto si riempì istantaneamente da una esplosione terribile.
«In questi giorni quanti Stefani ci sono nel mondo!». La rassegna dei nuovi martiri non ha fine per papa Francesco. Anche ieri, ricordando a Santa Marta la lapidazione di Stefano, ha nuovamente messo all’ordine del giorno le schiere di quanti oggi vengono uccisi, calunniati, perseguitati dai moderni sinedri.
Papa Francesco, nell’udienza generale in Piazza San Pietro, ha proseguito la catechesi sulla famiglia sul tema “maschio e femmina li creò”, tratto dalla Genesi. “Oggi – ha detto - vorrei completare la riflessione con il secondo racconto, che troviamo nel secondo capitolo. Qui leggiamo che il Signore, dopo aver creato il cielo e la terra, «plasmò l’uomo con polvere del suolo e soffiò nelle sue narici un alito di vita e l’uomo divenne un essere vivente» (2,7).
"Temo soprattutto per incolumità di gente che viene a incontrarmi": così ha risposto papa Francesco su possibili attentati contro la sua persona e il Vaticano sollecitato dalle domande dei giornalisti presenti sul volo da Sri Lanka alle Filippine. Rispetto al pericolo per la sua incolumità personale il papa ha risposto con un sorriso di affrontare questo pericolo con "una buona dose di incoscienza" (Radio vaticana 15 gennaio). Il "miglior modo" per rispondere alla violenza, ha sottolineato Bergoglio, "è la mitezza".
Pensiamo in primo luogo all'essenza dell'Eucaristia. Nostro Signore Gesù Cristo ci ha lasciato il tesoro dell'Eucaristia nell'Ultima Cena, il Giovedì Santo. La Chiesa custodisce con somma cura questo tesoro, ma la Chiesa non è un'astrazione, un'idea; la Chiesa siamo tutti noi battezzati.
IL PAPA AUTORIZZA LA PUBBLICAZIONE DELLA RELATIO SYNODI
E il Papa ha autorizzato, stasera, la pubblicazione della Relatio Synodi, relazione conclusiva dei lavori episcopali. Lo ha reso noto il portavoce vaticano, padre Lombardi, in un briefing tenuto in Sala Stampa vaticana. Il documento è stato approvato in Aula con una votazione, numero per numero, dei 62 paragrafi, a maggioranza qualificata.
Eminenze, Beatitudini, Eccellenze, fratelli e sorelle,
Con un cuore pieno di riconoscenza e di gratitudine vorrei ringraziare, assieme a voi, il Signore che ci ha accompagnato e ci ha guidato nei giorni passati, con la luce dello Spirito Santo!
Ringrazio di cuore il signor cardinale Lorenzo Baldisseri, Segretario Generale del Sinodo, S.E . Mons.
Nel corso della 14ª Congregazione Generale di questa mattina, i Padri sinodali hanno approvato il Messaggio della III Assemblea generale straordinaria del Sinodo dei Vescovi, sul tema: Le sfide pastorali sulla famiglia nel contesto dell’evangelizzazione (5-19 ottobre 2014).
Ne pubblichiamo di seguito il testo in lingua italiana, mentre le traduzioni in lingua inglese, spagnola e francese sono disponibili online nel Bollettino della Sala Stampa ai rispettivi indirizzi linguistici:
Messaggio
Noi Padri Sinodali riuniti a Roma intorno a Papa Francesco nell’Assemblea Generale Straordinaria del Sinodo dei Vescovi, ci rivolgiamo a tutte le famiglie dei diversi continenti e in particolare a quelle che seguono Cristo Via, Verità e Vita. Manifestiamo la nostra ammirazione e gratitudine per la testimonianza quotidiana che offrite a noi e al mondo con la vostra fedeltà, la vostra fede, speranza, e amore.
In occasione della Giornata Mondiale dell’alimentazione Papa Francesco ha inviato un messaggio al direttore generale della Fao, il prof. José Graziano da Silva. Di seguito il testo intergale del messaggio: 1.
Dopo l’intervento di Papa Francesco, i lavori del Sinodo sono proseguiti con la “Relazione prima della discussione”, presentata dal card. Peter Erdö, relatore generale dell’Assise. “La famiglia non è un modello fuori corso”, ha detto il porporato, e ad essa la Chiesa guarda con speranza e misericordia.
Presentato l’Instrumentum laboris Il Vangelo della famiglia, le situazioni coniugali difficili, l’educazione alla vita e alla fede: sono i tre ambiti in cui si sviluppa l’Instrumentum Laboris che servirà a preparare i lavori del prossimo Sinodo straordinario dei Vescovi, in programma in Vaticano dal 5 al 19 ottobre 2014. Il testo, che racchiude e sintetizza le risposte al questionario sui temi del matrimonio e della famiglia, è stato presentato il 26 giugno dai cardinali Baldisseri ed Erdõ e dal vescovo Bruno Forte.
La prima parte del documento innanzitutto ribadisce il “dato biblico” della famiglia, basata sul matrimonio tra uomo e donna, creati ad immagine e somiglianza di Dio e collaboratori del Signore nell’accogliere e trasmettere la vita.
"Riuniti attorno al Successore dell'Apostolo Pietro, noi Padri sinodali della III Assemblea Generale Straordinaria del Sinodo dei Vescovi, insieme a tutti i partecipanti, condividiamo la paterna sollecitudine del Santo Padre, esprimendo profonda vicinanza a tutte le famiglie che soffrono a causa dei numerosi conflitti in corso". È il testo approvato oggi dal sinodo. In particolare, "eleviamo al Signore la nostra supplica per le famiglie irachene e siriane, costrette, a causa della fede cristiana che professano o dell'appartenenza ad altre comunità etniche o religiose, ad abbandonare tutto e a fuggire verso un futuro privo di ogni certezza.
Oggi il profeta Isaia e il Vangelo utilizzano l’immagine della vigna del Signore. La vigna del Signore è il suo “sogno”, il progetto che Egli coltiva con tutto il suo amore, come un contadino si prende cura del suo vigneto. La vite è una pianta che richiede molta cura!
Il “sogno” di Dio è il suo popolo: Egli lo ha piantato e lo coltiva con amore paziente e fedele, perché diventi un popolo santo, un popolo che porti tanti buoni frutti di giustizia.
Si è aperto il secondo giorno di lavori sinodali alla presenza di Papa Francesco. Il tema di oggi, 7 ottobre, è: Il Vangelo della famiglia e la legge naturale (I parte, cap. 3) e La famiglia e la vocazione della persona in Cristo (I parte, cap.
Tante volte, ed è naturale, vorremmo ‘sentire’ Dio vicino, quasi vederlo. Quando, soprattutto nelle difficoltà, Lo vorremmo vicino e ci pare di non sentirLo, è facile abbandonarsi al senso pericoloso dell’abbandono o della solitudine.
Ci viene incontro, ad aiutare la nostra fede e, quindi, incoraggiarci, quanto oggi racconta la Bibbia, nel I Libro dei Re 19, 11-13: il profeta Elìa, che fuggiva, per non soccombere all’ira di Gezabele, moglie del re Acab, - ‘sono rimasto solo, cercano di togliermi la vita’ – ma incontra Dio nel ‘mormorìo di un vento leggero’ e così riprende la sua missione, forte della Presenza del Signore.
BUONI CONSIGLI - Esiste la ricetta della felicità? Forse no, ma Papa Francesco prova a sintetizzare in un decalogo alcuni principi che di sicuro possono aiutare le persone a vivere meglio. Ecco i dieci punti elencati nella prima intervista a un giornale argentino, il supplemento “Viva” di Clarín, che è stato pubblicato in Argentina nelle scorse ore.
1) Vivi e lascia vivere “A Roma c’è un detto e potremmo prenderlo come principio guida per spiegare tale formula.
Anch'io ho un bel ricordo indimenticabile del Santo Padre Giovanni Paolo II . Ebbi l'occasione di stargli molto vicina durante la sua visita in Sardegna nel 1985. Allora ero scout e con il mio gruppo fummo chiamati a prestare servizio d'ordine per l'evento.
Passata la gioia del Natale, la Chiesa si prepara alla celebrazione dell'evento più straordinario nella storia dell'universo, anche al di sopra del “big bang” che secondo gli scienziati ha dato origine a tutto ciò che esiste: la Resurrezione di Nostro Signore Gesù Cristo. Questa celebrazione è preceduta da un periodo prezioso che, se se ne approfitta bene, trae immensi benefici spirituali a quanti lo prendono in modo serio e disciplinato; mi riferisco al tempo della Quaresima. Quando ne sentiamo parlare, ci vengono alla mente idee non sempre chiare circa il suo significato spirituale reale.
“Solo a partire dal suo rapporto con Dio” si può capire Karol Wojtyla. E’ uno dei passaggi dell’intervista a Benedetto XVI realizzata da Wlodzimierz Redzioch e contenuta nel libro “Accanto a Giovanni Paolo II” delle Edizioni Ares, pubblicato in occasione della canonizzazione di Papa Wojtyla il prossimo 27 aprile. Nella lunga intervista, la prima dopo la rinuncia al ministero petrino, il Papa emerito riflette sulla personalità e la spiritualità del suo Predecessore e racconta il suo rapporto straordinario con il Papa polacco quando era prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede.
La Santa Sede ha accolto con rincrescimento e sorpresa le osservazioni conclusive del Comitato Onu per i diritti del fanciullo presentate questo mercoledì a Ginevra, che lanciano dure accuse al Vaticano sulla questione degli abusi su minori commessi da esponenti del clero. L'organismo delle Nazioni Unite afferma che la Santa Sede continuerebbe a violare la Convenzione sui diritti dell’infanzia. Il Comitato critica il Vaticano anche per le sue posizioni sull'omosessualità, la contraccezione e l'aborto.
“Credo, Domine! Credo, Domine!”. Sono queste le ultime parole di Maria Cristina di Savoia, pronunciate sul letto di morte il 31 gennaio 1836, ad appena ventitré anni d’età. Principessa del Regno di Sardegna per nascita e regina delle Due Sicilie per matrimonio, Maria Cristina condusse una vita di profonda fede cristiana: umile e sobria, non mancò mai di attenzioni ai poveri e agli emarginati, vivendo la sua posizione di privilegio come uno strumento “per diffondere più efficacemente il bene”.
Quest’anno, la Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani (18-25 gennaio) è sotto una stella ecumenica particolarmente buona. Il tema della Settimana è tratto dal primo capitolo della prima lettera ai Corinzi, in cui Paolo lancia un veemente appello all’unità e pone una domanda che interpella la nostra coscienza: «Cristo è stato forse diviso?» (1 Corinzi, 1, 13).
Di fronte a questa domanda, viene subito da pensare alla tragica situazione della cristianità divisa, poiché la frattura della Chiesa tuttora esistente va intesa come divisione di ciò che per sua natura è indivisibile, ovvero l’unità del Corpo di Cristo.
Angelo Giuseppe Roncalli (1881-1958) il papa "buono , ma per nulla sprovveduto
«Che sarei io se un giorno il Signore non mi avesse chiamato in un altro campo? Sarei un lavoratore, come lo sono molti miei nipoti, i quali pur accettando il dono dell’istruzione e della cultura, hanno voluto rimanere alcuni nei campi a lavorare, ed altri, perché anche per loro, come per tutti gli italiani, ad un dato momento la terra non è stata più sufficiente per le accresciute braccia, si sono recati negli stabilimenti e nelle officine». Angelo Giuseppe Roncalli, il «Papa buono» Giovanni XXIII (1881-1958), se non fosse stato avvinto dalla Provvidenza e non avesse scalato tutti i gradini della gerarchia ecclesiastica, sarebbe forse rimasto a legar fascine sui campi, come hanno fatto molti dei suoi parenti e come ha simbolicamente continuato a fare lui nella sua particolare calligrafia. «Papa buono» ma per nulla sprovveduto, Roncalli saprà far tesoro, durante la sua lunga e impegnativa carriera diplomatica, di quella sana furbizia contadina assimilata dal suo ambiente familiare.
Città del Vaticano Com'è noto, domenica scorsa, nella festa del Battesimo di Gesù, ha celebrato i battesimi di 32 bambini nella Cappella Sistina. Fra questi c'era Giulia, figlia di una coppia sposata solo civilmente.
Due delle reazioni alla notizia che si sono registrate appaiono incongrue: quella di chi sottolinea soltanto l'assoluta eccezionalità di un gesto di rottura e quella di chi invece minimizza affermando che si tratta della prassi normale.
Il percorso della Chiesa dal Concilio Ecumenico Vaticano II Svariati documenti ufficiali esprimono l’impegno della Chiesa per l'unità dei cristiani, in particolare: Costituzione Dogmatica Lumen Gentium, (1964). Il decreto Unitatis Redintegratio (1964) Il Catechismo della Chiesa cattolica (1992); Il Direttorio per l'applicazione dei principî e delle norme sull'ecumenismo (1993); La Lettera Apostolica Tertio millennio adveniente (1994); La Lettera Enciclica Ut unum sint (1995); La Lettera Apostolica Orientale lumen (1995). L’Esortazione Apostolica Ecclesia in Medio Oriente (2012) II Papa Giovanni XXIII intendeva chiaramente che il Concilio non fosse solamente uno strumento per l'aggiornamento della Chiesa Cattolica, ma anche un contributo per la cicatrizzazione delle ferite che dividono le comunità Cristiane.
Se manca l'amore di Dio la famiglia perde l'armonia» Oltre centomila persone alla Messa in Piazza San Pietro presieduta dal Papa nella Giornata della Famiglia in occasione dell’Anno della Fede. Papa Francesco nell’omelia ha sottolineato che le Letture di questa 30.m a domenica del tempo ordinario “ci invitano a meditare su alcune caratteristiche fondamentali della famiglia cristiana”.
Il 12 luglio del 1897, minata dalla tisi e prossima alla morte, suor Teresa di Gesù Bambino confidava alla priora, madre Agnese di Gesù, sua sorella carnale: «Non mi resta nulla nelle mani. Tutto quello che ho, tutto quello che guadagno, è per la Chiesa e per le anime. Bisognerà che il Salvatore faccia tutte le volontà mie in Cielo, perché io non ho fatto mai la volontà mia sulla terra».
«La Chiesa di Siria è fragile, è diventata un muro del pianto», è l’allarme dell’Arcivescovo maronita di Damasco, mons. Samir Nassar, in una lettera al Pontificio Consiglio per la Famiglia. La situazione in Siria è sempre più drammatica.
Un giovane americano – adesso ha diciannove anni, e sta frequentando il secondo anno di università - sarebbe stato guarito da un tumore al torace grazie a Benedetto XVI, che durante un'udienza a Roma, l'anno scorso, l'ha incontrato, ascoltato la sua storia e gli ha imposto la mano proprio sul torace, dove si annidava il linfoma. Questa è la convinzione di Peter Srisch e della sua famiglia, che l'hanno dichiarato alla televisione statunitense KUSA, di Denver.
Peter aveva 17 anni quando i medici gli diagnosticarono, dopo un esame ai raggi X, un tumore al torace.
Il prossimo 13 ottobre, nel giorno dell'ultima apparizione della Madonna di Fatima, Papa Francesco vuole compiere un atto di affidamento a Maria. Un atto inserito nelle celebrazioni per l'Anno della Fede, che riprende quelli analoghi già compiuti dai suoi predecessori, a partire da Pio XII fino ad arrivare a Giovanni Paolo II, e che attesta la particolare devozione mariana del Pontefice argentino.
La statua originale della Madonna di Fatima, che porta incastonata sulla corona uno dei proiettili sparati contro Giovanni Paolo II nell'attentato del 13 maggio 1981, arriverà in piazza San Pietro il pomeriggio di sabato 12 ottobre, e Francesco sarà lì ad accoglierla.
Sono contento di unirmi a voi che partecipate, nelle principali Piazze d'Italia, a questa rilettura dei Dieci Comandamenti. Un progetto denominato “Quando l'Amore dà senso alla Tua vita.. .
È festa per i frati Cappuccini, che da sempre vegliano su di lui e diffondono le sue parole, ed è festa soprattutto tra i fedeli, sabato giunti in tanti a San Giovanni Rotondo per la Messa solenne che ha avviato la venerazione permanente delle spoglie mortali di San Pio di Pietrelcina, il frate delle stimmate. Un giorno molto importante e atteso, l'ennesimo per San Giovanni Rotondo, dove oggi le scuole sono state chiuse per un'ordinanza del sindaco, da palazzo di città sventolavano le bandiere, e, in strada, tanti pellegrini che hanno atteso l'apertura delle porte della chiesa inferiore per poter pregare davanti alle spoglie del Santo.
La Messa solenne è stata celebrata, nella chiesa progettata da Renzo Piano, dal cardinale Angelo Amato, prefetto della Congregazione delle cause dei Santi.
Il culto del Sacro Cuore di Gesù non è affatto secondario nella fede cristiana, né tanto meno una forma di superstizione, come i suoi avversari, specie i giansenisti, sostenevano. Al contrario, esso è stato voluto e stabilito da Cristo stesso, che ha ad esso legato dodici promesse e un valore di portata non solo teologica ma anche sociale.
Il Cristianesimo afferma che la salvezza è nell’adesione del cuore.
Lo «scandalo» di un Dio che si è fatto uomo ed è morto sulla croce è stato al centro dell’omelia tenuta da Papa Francesco questa mattina, sabato 1° giugno, durante la messa che ha concelebrato nella cappella della Domus Sanctae Marthae, fra gli altri, con il cardinale cubano Jaime Lucas Ortega y Alamino, arcivescovo di San Cristóbal de La Habana. Tra i presenti, un gruppo di gentiluomini di Sua Santità.
Il ricordo del martire Giustino, di cui si celebrava la memoria liturgica, ha offerto al Pontefice l’occasione per riflettere sulla coerenza di vita e sul nucleo fondamentale della fede di ogni cristiano: la croce.
ANNO DELLA FEDE Il 2 giugno le diocesi di tutto il mondo in adorazione con il Papa Per un'ora, il 2 giugno prossimo, il mondo cattolico si collegherà con Roma e con papa Francesco per una "adorazione Eucaristica" planetaria. Un evento unico nella storia della Chiesa che, ora della Città Eterna, si svolgerà dalle 17 alle 18 e troverà luogo fisico di unità nella Basilica di San Pietro dove il Pontefice si raccoglierà in una preghiera silenziosa con lo sguardo sul mondo.
"Abbiamo scelto come espressione per dare significato a questo evento: 'Un solo Signore, una sola fede', - ha spigato in una conferenza stampa in Vaticano monsignor Rino Fisichella, Presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione - per testimoniare il senso di profonda unità che caratterizza questo momento.
Papa Francesco e il giallo dell'esorcismo: ecco la sua lotta contro il Demonio in Piazza San Pietro
Piazza San Pietro è gremita, Papa Francesco prende in braccio una bimba di colore: “Oh che bella!”, ripete due volte. La bacia, saluta: “Buona giornata!”, benedice un uomo con un bambino in braccio e un parente sulla sedia a rotelle, poi si avvicina ad una sedia a rotelle, l'uomo sulla sedia gli bacia devotamente la mano e lo guarda, ma il sacerdote alle sue spalle gli dice qualcosa aprendo la mano destra quasi a indicare il numero cinque. L'audio è scarso, ma si sente chiaramente l'ultima parola pronunciata dal prete: “Esorcismo”.
Il Papa alla Via Crucis: "I cristiani rispondano al male con il bene"
Migliaia di persone da tutto il mondo per Bergoglio. Il simbolo di Cristo passa di mano in mano tra i fedeli Stefano Filippi - Sab, 30/03/2013 - 07:54 commenta
Papa Francesco prostrato a terra su una croce di legno nel silenzio solenne della basilica di San Pietro. È il giorno della morte di Gesù e Jorge Mario Bergoglio prega stringendo la croce prima del rito che fa rivivere la passione di Cristo.
“Francesco va, ripara la mia casa” Ricordo ai tempi in cui ero uno scout e il capo dei “lupetti” ci raccontava la storia di San Francesco, mi affascinava tanto il termine di “Madonna Povertà”, nella mente di un bambino di 10 anni la cui famiglia cattolica non praticante il termine “madonna” era semplicemente la madonnina che vedeva appesa in qualche muro, e la parola “Povertà” non le si addiceva proprio.
Mi parlavano della “Perfetta letizia” e di un uomo che riusciva a parlare anche con i “lupi” del suo tempo ottenendo degli ottimi risultati.
Sono molto legato alla figura di San Francesco sia per i ricordi di infanzia, sia perché mi piace il suo stile che da ragazzo “scapestrato” è diventato un gigante di santità (come dire se c’è l’ha fatta lui potremmo farcela tutti) e sia perché ogni allontanamento che ho avuto col Signore (o chiamatela aridità se volete) il mio ritorno è stato sempre legato a una persona con una profonda devozione Francescana (“tradizione” ancora una volta confermata con l’incontro di Leandra in un periodo in cui ero lontanissimo da DIO… ).
Nelle considerazioni precedenti è già implicita la risposta all'interrogativo che ci siamo posto all'inizio: io sono nella chiesa perché credo che, oggi come prima ed indipendentemente da noi, dietro alla «nostra chiesa» vive la «sua chiesa». Io sono ancora nella chiesa perché, nonostante tutto, credo che essa non è assolutamente nostra, ma 'sua'.
In termini molto concreti: è la chiesa che, nonostante tutte le debolezze umane in essa esistenti, ci dà Gesù Cristo; soltanto per mezzo suo io posso ora riceverlo come una realtà viva e potente, che mi arricchisce e insieme mi impone dei doveri.
ROMA – Non è per via del Papa che ti lava i piedi. I ragazzi di Casal del Marmo aspettano Francesco per avere baci, abbracci, carezze, le cose che non hanno mai. Lo aspettano per dirgli le preghiere che stanno preparando.
(Buenos Aires) – L’elezione di Papa Francesco è una benedizione per il mondo, per la Chiesa, per l’Ordine francescano e, in modo speciale, per la Custodia di Terra Santa e ancor più per il Commissariato di Terra Santa a Buenos Aires, in Argentina.
Il mondo, che ora si sorprende e magari in qualche caso dubita della sua umiltà, deve sapere che questo Papa è essenzialmente e autenticamente umile. Per molti argentini è anche il protagonista di una smisurata sorpresa.
Cari amici, scusate per il silenzio di questi giorni, ma sto lavorando molto intensamente. Volevo raccontarvi quello che mi è capitato ieri mattina: sono stato invitato alla messa di Papa Francesco nella parrocchia di Sant’Anna, e alla fine ho potuto salutarlo, come ha fatto ciascuno dei presenti. Vedendomi, mi ha chiesto notizie di mia mamma, che sapeva gravemente ammalata.
Oltre al vicepresidente americano, il cattolico Joe Biden, saranno in molto capi di stato e di governo a presenziare alla messa d’insediamento, ma è tra i leader religiosi che si registrano già delle novità importanti e questa volta non è un caso definirle “storiche”.
Dallo scisma del 1054, che ha separato cattolici e ortodossi, non era mai accaduto che un patriarca fosse presente alla messa d’insediamento di un romano pontefice. Ma con papa Francesco arriverà a Roma il patriarca ecumenico di Costantinopoli, Bartolomeo I, definito “verde” per la sua azione decisa volta alla responsabilità per il creato.
Siamo ancora emozionati per l’elezione del nuovo Papa Francesco, nella persona dell’arcivescovo di Buenos Aires il card. Giorgio Mario Bergoglio. Emozionati per tanti motivi.
Il vero elettore nel Conclave e il compito degli uomini di Dio Il soffio dello Spirito e la tentazione del «mio» Fate largo allo Spirito Santo. Il primo, unico, autentico grande elettore è Lui, al Conclave che si apre, con la chiusura del portone della Sistina, martedì prossimo. Stampa, tv e web possono esercitarsi quanto vogliono in elucubrazioni, deduzioni, manovre e pronostici, sulla cui eleganza è meglio sorvolare.
vi ho convocati a questo Concistoro non solo per le tre canonizzazioni, ma anche per comunicarvi una decisione di grande importanza per la vita della Chiesa. Dopo aver ripetutamente esaminato la mia coscienza davanti a Dio, sono pervenuto alla certezza che le mie forze, per l’età avanzata, non sono più adatte per esercitare in modo adeguato il ministero petrino. Sono ben consapevole che questo ministero, per la sua essenza spirituale, deve essere compiuto non solo con le opere e con le parole, ma non meno soffrendo e pregando.
la celebrazione della Quaresima, nel contesto dell’Anno della fede, ci offre una preziosa occasione per meditare sul rapporto tra fede e carità: tra il credere in Dio, nel Dio di Gesù Cristo, e l’amore, che è frutto dell’azione dello Spirito Santo e ci guida in un cammino di dedizione verso Dio e verso gli altri.
Le dimissioni di Benedetto XVI non sono soltanto una notizia esplosiva, ma un evento epocale, senza precedenti moderni (si può citare il caso di Celestino V, settecento anni fa, ma fu una vicenda diversissima in tutt’altro contesto). Quello che accade davanti ai nostri occhi è un avvenimento che, per la sua stessa natura planetaria e spirituale, fa impallidire tutte le altre notizie di cronaca di questi giorni e certamente non ha alcun legame con esse (a cominciare dalle elezioni italiane).
Ieri Ezio Mauro, nella riunione di redazione di “Repubblica” trasmessa sul sito e che ovviamente è stata dedicata al pontefice, ha rivelato che Benedetto XVI è arrivato a questa decisione “dopo una lunga riflessione.
Le tante croci della nostra vita "Se qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi sé stesso, prenda la sua croce ogni giorno e mi segua." (Luca 8,1-2) Qualche lettore si chiederà: dov’è mai la difficoltà in questa frase che abbiamo sentito tante volte nelle prediche senza imbarazzarci, anche perché di croci da portare ne abbiamo non poche nella nostra vita quotidiana? Abbiamo voluto proporre questo lóghion – come lo chiamano gli studiosi – ossia questo “detto” lapidario diGesù, per mostrare in verità quanto minuziosa debba essere la nostra lettura dei testi biblici, così da non perdere la ricchezza delle loro iridescenze tematiche e delle loro sfumature. Partiamo innanzitutto dal tema della frase pronunziata da Cristo.
“Reti Sociali: porte di verità e di fede; nuovi spazi di evangelizzazione.”
12 Maggio 2013
Messaggio del Santo Padre
Cari fratelli e sorelle,
in prossimità della Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali del 2013, desidero proporvi alcune riflessioni su una realtà sempre più importante che riguarda il modo in cui le persone oggi comunicano tra di loro. Vorrei soffermarmi a considerare lo sviluppo delle reti sociali digitali che stanno contribuendo a far emergere una nuova «agorà», una piazza pubblica e aperta in cui le persone condividono idee, informazioni, opinioni, e dove, inoltre, possono prendere vita nuove relazioni e forme di comunità.
IL SINODO DEI VESCOVI E LE RELAZIONI ECUMENICHE AVVENUTE A ROMA E IN PROGRAMMA A MILANO PER L’ANNO COSTANTINIANO
1. Ecumenismo e missione
La XIII Assemblea Ordinaria del Sinodo dei Vescovi sulla nuova evangelizzazione per la trasmissione della fede, il cinquantesimo anniversario dell’apertura del Concilio Vaticano II, l’inizio dell’Anno della Fede, sono stati tre eventi concomitanti nella vita della Chiesa Cattolica che hanno richiamato in armonia una delle caratteristiche essenziali della Chiesa di Cristo nel suo pellegrinare storico: la missione. Infatti, come insegna il decreto sull’attività missionaria della Chiesa Ad Gentes del Concilio Vaticano II, «la Chiesa durante il suo pellegrinaggio sulla terra è per sua natura missionaria, in quanto è dalla missione del Figlio e dalla missione dello Spirito Santo che essa, secondo il piano di Dio Padre, deriva la propria origine» (AG 2).
Prega e offre la propria agonia al Signore per salvare una persona posseduta da una «malattia spirituale». E ci riesce. La protagonista di questa storia è suor M.
L’ecumenismo della vita ci sta conducendo verso la comunione: ne è convinto il cardinale Kurt Koch, presidente del Pontificio Consiglio per la promozione dell’unità dei cristiani, che interviene alla Radio Vaticana in occasione della Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani che si svolge da oggi al 25 gennaio sul tema “Quel che il Signore esige da noi“, frase tratta dal libro del profeta Michea. Ascoltiamo il porporato al microfono di Mario Galgano:
R. – Ich denke, dass in den letzten 50 Jahren sehr, sehr viel geschehen ist.
Il processo doveva essere aperto, ma la sala era piena quasi solo di poliziotti. Gli accusati, insieme a tre protestanti, sono accusati di “sovversione” solo per aver denunciato le malefatte dei membri del Partito. Giustizia e pace condanna il processo-farsa.
Città del Vaticano (L'Osservatore Romano) - «Quando ci affidiamo totalmente al Signore, tutto cambia. Noi siamo figli di un Padre che ci ama e non ci abbandona mai». È questo il tweet lanciato da Benedetto XVI mercoledì 2 gennaio.
Cari amici, intanto buon anno a tutti. Ho intervistato in diretta insieme al collega Federico Novella per Check Point su Tgcom24 l’arcivescovo Claudio Maria Celli, presidente del Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali. Il monsignore riminese ha parlato a tutto campo della comunicazione nella chiesa con un’attenzione speciale al nuovo account Twitter del Papa.
Oggi tutti più o meno si parla di famiglia, di questo valore primario in via di felice recupero dopo anni di quasi abbandono. Non sempre però se ne parla a proposito, nel debito modo, con senso di realismo. Spesso il discorso resta nozionistico, astratto, senza aggancio alla vita.
Il bue, l'asino e la grotta di Betlemme "Diede alla luce il suo figlio primogenito, lo avvolse in fasce e lo pose in una mangiatoia, perché non c’era posto per loro nell’alloggio." (Luca 1,34)
La grotta, il bue e l’asino, mezzanotte: guai se nel nostro presepe mancassero questi elementi che recano con sé tutta l’atmosfera natalizia e le emozioni bellissime di un’infanzia innocente, forse perduta. Ma se scorriamo le righe del racconto evangelico di Luca, di questo apparato non c’è menzione perché esso è sbocciato liberamente come un fiore della tradizione su un testo che è, invece, molto più sobrio.
Il tema della fede si può ignorare ma non evitare. Spesso, infatti, incrocia la strada persino di quelli che stanno andando altrove. San Paolo, che pure di questo era ben consapevole, si stupiva ancora leggendo e citando Isaia mentre scriveva ai Romani: «Isaia arriva fino a dire: Sono stato trovato anche da quelli che non mi cercavano, mi sono manifestato anche a quelli che non mi invocavano» (10, 20).
Sull'eredità che lascia il Sinodo appena concluso, Paolo Ondarza ha chiesto una riflessione a mons. Nikola Eterović, segretario generale dell’Assise:RealAudioMP3
R. - È troppo presto per fare un bilancio esaustivo.
Intervento conclusivo del Papa, stamani, al Sinodo dei vescovi sulla nuova evangelizzazione. Benedetto XVI ha ringraziato tutti coloro che hanno lavorato allo svolgimento dell’Assemblea ed ha annunciato cambiamenti nella competenza, per i dicasteri vaticani, sui seminari e sulla catechesi. Il Sinodo ha proceduto poi alla votazione delle 58 proposizioni finali, documento conclusivo dei lavori di norma riservato al Pontefice.
«Dato che non sono stati proposti appelli contro la sentenza del 6 ottobre scorso nei confronti del Sig. Paolo Gabriele, essa è divenuta definitiva. Perciò, per mandato del Presidente del Tribunale, il Promotore di Giustizia ha disposto questa mattina la reclusione in esecuzione della sentenza.
Nella sua Lettera apostolica Porta fidei, con la quale ha indetto l’Anno della Fede, nel cinquantesimo anniversario dell’inaugurazione del concilio Vaticano II, Benedetto XVI pone particolarmente l’enfasi sulla “novità” radicale della risurrezione di Cristo, cuore della fede cristiana. Viene in mente la straordinaria sintesi di sant’Ireneo: «Omnem novitatem attulit, semetipsum afferens», ossia «Cristo, nella sua venuta, ha portato con sé tutta la novità».
La novità della risurrezione di Cristo ha come frutto immediato la trasformazione dei discepoli timorosi nella nuova comunità che è la Chiesa, il corpo del Risorto.
Il Sinodo lancia un progetto concreto per la nuova evangelizzazione. Con un punto fermo: «la fede si decide nel rapporto che instauriamo con la persona di Gesù» e per testimoniarlo bisogna accostarsi alla vita degli uomini di oggi, senza «inventare chissà quali nuove strategie» perché il Vangelo non è «un prodotto da collocare sul mercato delle religioni».P roprio per «sostenere e orientare» tutte le comunità cristiane nell’urgenza della missione, i padri sinodali hanno approvato, nella mattina di venerdì 26 ottobre il messaggio pastorale, il nuntius, a conclusione dei lavori.
Era iniziato bene e si è concluso meglio. Il Sinodo apre il tempo della nuova evangelizzazione chiamando tutte le componenti della Chiesa, ecclesiastici e laici, ai blocchi di partenza per la missione, indicata come un compito di tutti i battezzati. Il messaggio al popolo di Dio ribadisce che la Chiesa invita alla missione non perché incalzata dal pessimismo, quanto piuttosto sollecitata dalla speranza, in spirito di vera amicizia con l'umanità attuale.
Tempo di missione Nikola Eterović, Segretario generale del Sinodo dei vescovi del 09/10/2012
«Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo ad ogni creatura». Il tempo della missione della Chiesa comincia con queste parole del Risorto, riportate nella parte conclusiva del Vangelo di Marco (16, 15). La Chiesa infatti esiste per evangelizzare, per annunciare sempre e dappertutto la “buona notizia” a tutti gli uomini.
Per quasi 2000 anni i dottori della Chiesa sono stati esclusivamente uomini. Fino al 1970, questo titolo è stato conferito a trenta teologi. Soltanto nel novecento sono stati proclamati ben sette nuovi dottori della Chiesa.
Con una meditazione pronunciata durante la preghiera dell’Ora terza Benedetto XVI ha aperto i lavori della tredicesima assemblea generale del Sinodo dei vescovi Per trasmettere la fede E prima della messa di domenica ha proclamato dottori della Chiesa san Giovanni d’Ávila e santa Ildegarda di Bingen
Confessio e caritas sono i pilastri dell’evangelizzazione. Dunque è su queste direttrici che deve essere incanalato anche il cammino della nuova evangelizzazione. Con queste sollecitazioni di Benedetto XVI — offerte nella riflessione pronunciata a braccio durante la recita dell’Ora Terza con i padri riuniti in Vaticano lunedì mattina, 8 ottobre — sono iniziati i lavori della XIII assemblea generale ordinaria del Sinodo dei vescovi, convocata per riflettere sul tema «La nuova evangelizzazione per la trasmissione della fede».
Città del Vaticano, 5 ottobre 2012 (VIS). Il Santo Padre Benedetto XVI concederà ai fedeli l'indulgenza plenaria nell'Anno della Fede che sarà valida dalla data di apertura (11 ottobre 2012 fino alla data di chiusura, il 24 novembre 2013), come si legge in un decreto reso pubblico oggi, a firma del Cardinale Manuel Monteiro de Castro, Penitenziere Maggiore e del Vescovo Krzysztof Nykiel, Reggente della Penitenziera Apostolica.
"Nel giorno del cinquantesimo anniversario dalla solenne apertura del Concilio Ecumenico Vaticano II - si legge nel Decreto - il Sommo Pontefice Benedetto XVI ha stabilito l’inizio di un Anno particolarmente dedicato alla professione della vera fede e alla sua retta interpretazione, con la lettura, o meglio, la pia meditazione degli Atti del Concilio e degli Articoli del Catechismo della Chiesa Cattolica".
La diocesi di Torino lancia il «Sinodo dei Giovani 2012-2014». Venerdì, durante la serata di avvio («Start up») della pastorale giovanile 2012/2013, verrà ufficialmente presentato questo percorso biennale, che sarà poi aperto dall’Arcivescovo mons. Cesare Nosiglia il 18 novembre in Duomo.
Ogni uomo, nascendo, ha una sua vocazione, ossia una strada da percorrere, per realizzare pienamente se stesso, costruendo ogni giorno la sua santità. E questo sentiero, il più delle volte, è il Matrimonio e quindi la famiglia.
Conosciamo tutti come questo grande sacramento venga oggi bistrattato, come pure non ci si riesce a darsi una ragione del fatto di così tante separazioni, che avvengono spesso anche dopo un brevissimo lasso di tempo vissuto insieme.
In questi anni ho avuto modo di viaggiare moltissimo, dall’Europa all’Africa, dalle Americhe all’Asia, incontrando missionari e missionarie di tutti i generi. Sebbene ogni realtà continentale abbia le proprie connotazioni sociali, politiche, economiche, culturali e religiose, una delle parole ricorrenti nel vocabolario dei ministri di Dio è stata «debolezza», nell’accezione paolina del termine. La missione è talmente impegnativa per cui si sperimenta una sorta d’inadeguatezza rispetto al carico di responsabilità che il ministero riserva.
“L’Italia reagisca alla tentazione dello scoraggiamento, diceva con accoratezza il Papa in visita ad Arezzo (Saluto al Regina Caeli, 13 maggio 2012). Noi, per quel che possiamo, siamo qui per questo. Vogliamo essere gli araldi del Vangelo, e dunque della speranza”.
Il padre Ignace de la Potterie, gesuita, ebbe a lungo la cattedra di Nuovo Testamento giudicata (a ragione) la più importante nell’Istituto, a sua volta conisiderato (anche qui, a ragione) come il più autorevole della Chiesa per gli studi sulla Scrittura.
Parliamo del Pontificio Istituto Biblico, emanazione di quella Università Gregoriana il cui Rettore – a conferma della sua importanza- è nominato dal Papa stesso. Il “Biblico“, come viene abitualmente chiamato, fu fondato nel 1909 da san Pio X per rispondere, con le stesse armi di rigore scientifico, all’attacco alle basi stesse della fede portato dal cosiddetta “critica indipendente“.
«Questi ultimi hanno lavorato una sola ora, eppure li hai trattati come noi, che abbiamo sopportato il peso della giornata e il caldo!».
(Matteo 20,12)
La parabola evoca, come accade spesso alla predicazione di Gesù, la concretezza di una situazione sociale amaramente costante nella storia dell’umanità. La parola di Cristo non è né eterea né aerea, bensì è piantata saldamente nel terreno delle vicende umane.
All’inizio del Terzo Millennio, mentre si parla tanto della costruzione della nuova Europa, dell’allargamento dell'Unione Europea, vale la pena ritornare alle origini della nostra storia, commemorando la figura e l'opera di san Benedetto. La commemorazione è un atto personale che coinvolge ("com-muove") la memoria, e consiste nel riesaminare i suoi contenuti. I.
«La grandezza è il segno che si addice a Wojtyła» affermava l'amico vaticanista e scrittore Domenico del Rio nel suo Wojtyla, il nuovo Mosè, mentre, con intuito profetico, nel Karol il Grande, pubblicato postumo, il giornalista sottolineava di Giovanni Paolo II «la passione di rivelare al mondo ciò che di più grandioso può esserci sulla terra: l'amore di Dio».
Possiamo dire che tutta la vita di papa Wojtyła sia stata un canto d’amore: per la Chiesa, per l'umanità intera, per la sua amata nazione polacca, ma anche per la creazione e l'universo. Dicendo «universo» penso a Teilhard de Chardin che Giovanni Paolo II cita in parecchi suoi scritti.
Lo scorso 9 novembre 2009 il mondo ha ricordato il ventesimo anniversario della caduta del Muro di Berlino che per ben 28 anni ha spaccato la capitale tedesca. Il Muro divideva la città di Berlino Est, capitale del regime comunista della Repubblica Democratica Tedesca, e Berlino Ovest che faceva invece parte della Repubblica Federale Tedesca. La barriera che tagliava in due la città era stata costruita nel 1961 ed era severamente sorvegliata da torrette militari di osservazione.
«La grandezza è il segno che si addice a Wojtyła» affermava l'amico vaticanista e scrittore Domenico del Rio nel suo Wojtyla, il nuovo Mosè, mentre, con intuito profetico, nel Karol il Grande, pubblicato postumo, il giornalista sottolineava di Giovanni Paolo II «la passione di rivelare al mondo ciò che di più grandioso può esserci sulla terra: l'amore di Dio».
Possiamo dire che tutta la vita di papa Wojtyła sia stata un canto d’amore: per la Chiesa, per l'umanità intera, per la sua amata nazione polacca, ma anche per la creazione e l'universo. Dicendo «universo» penso a Teilhard de Chardin che Giovanni Paolo II cita in parecchi suoi scritti.
Il plastico del futuro Centro di Nazaret per la famiglia esposto al Family Day di Milano.
(Milano) - Il settimo Incontro mondiale delle famiglie di Milano (Family Day 2012) lascia un'eredità importante alla Terra Santa. Infatti, gli organizzatori dell'evento hanno annunciato che presto si inizierà la costruzione del Centro internazionale per la famiglia a Nazaret, una struttura che darà compimento a un desiderio già manifestato da papa Giovanni Paolo II nel 1997 all'incontro mondiale delle famiglie di Rio de Janeiro, in Brasile.
E’ una grande gioia per me potervi incontrare durante la mia visita alla vostra Città. In questo famoso stadio di calcio, oggi i protagonisti siete voi! Saluto il vostro Arcivescovo, il Cardinale Angelo Scola, e lo ringrazio per le parole che mi ha rivolto. Grazie anche a Don Samuele Marelli.
«L'uomo, apice del creato, viene creato nel sesto giorno, il numero dell'imperfezione, che significa il limite, la caducità e la mortalità. Il settimo giorno l'uomo esce dalla ferialità ed entra nella dimensione del canto, del riposo, del culto, della pienezza della festa. Solo così, cioè entrando e vivendo la festa, l'uomo diventa veramente uomo, segno visibile di pienezza.
“Ogni stagione del mondo, attraversa una notte, e l’uomo sempre si sente, smarrito e bambino, sente bisogno di stelle, segni d’amore nel cielo, e il Signore le accende, nel cielo lassù”.
L’uomo quando arriva il buio della “notte” e con essa lo smarrimento, la paura e l’angoscia del pericolo della propria vita si sente insicuro e vulnerabile. La sua insicurezza e fragilità vengono a galla e spesso prendono il sopravvento su di lui.
«È un fantasma!» "Sul finire della notte egli andò verso di loro camminando sul mare… I discepoli, sconvolti, urlarono: «È un fantasma!»". (Matteo 14,25-26)
La celebre scena di Gesù che avanza sulle acque agitate del lago di Tiberiade (detto “mare” secondo il linguaggio biblico) crea un certo imbarazzo nel lettore moderno, anche credente. Sappiamo, infatti, che Cristo evita intenzionalmente i prodigi taumaturgici, rifugge dalle magie spettacolari, teme che lo si scambi per una “star” degli eventi miracolosi, tant’è vero che spesso egli compie le guarigioni in disparte dalla folla, imponendo il silenzio ai beneficiari.
Parte IV LA FORZA DEI FRATELLI: GETTARE LE NUOVE RETI
1. Rete confronto e scambio tra diocesi, parrocchie, chiese, religioni Da circa dieci anni la nostra vita quotidiana ha visto insediarsi qualcosa che mai nella storia vi era stato. Internet.
Parte III PLASMARE LA STRUTTURA NEL MONDO E NEL TEMPO
1. Come guardare al mondo e al tempo di oggi L’atteggiamento più efficace che noi oggi possiamo assumere a livello di Assemblea è proprio quello di metterci continuamente nei panni di chi è “fuori” da noi. E’ necessario, dopo secoli, millenni di continua immersione nel modello dominante “cristiano-occidentale”, dopo esser nati, cresciuti ed educati in un clima “cristianeggiante” (più a livello culturale e dogmatico che spirituale).
1. Partire dalla base: il Vangelo Vissuto Ognuno di noi può sentire in sé quella propensione al mistero, all’affidarsi, al credere in qualcosa di ultraterreno. E’ un bisogno umano.
"Quando lo spirito impuro esce dall’uomo, si aggira per luoghi deserti cercando sollievo, ma non ne trova. Allora dice: «Ritornerò nella mia casa, da cui sono uscito»". (Matteo 12,43-44)
Gesù con queste parole sembra “sceneggiare” una storia diabolica, introducendo elementi dal sapore mitico.
LE PIETRE D'INCIAMPO DEL VANGELO Bestemmiare lo Spirito "Qualunque peccato o bestemmia verrà perdonata agli uomini, ma la bestemmia contro lo Spirito non verrà perdonata" (Matteo 12,31)
Questa frase di Gesù, già di sua natura sorprendente, si fa quasi sconcertante nel suo prosieguo che suona così: «A chi parlerà contro il Figlio dell’uomo, sarà perdonato; ma a chi parlerà contro lo Spirito Santo, non sarà perdonato, né in questo mondo né in quello futuro» (12,32). Per sciogliere l’imbarazzo di queste dichiarazioni partiamo innanzitutto dalla realtà della “bestemmia” che, nel linguaggio biblico, ha un’accezione differente da quella comune per noi. Il famoso comandamento: «Non nominare il nome di Dio invano », certo, indirettamente può essere applicato alla bestemmia come imprecazione infamante contro la divinità, ma il suo valore primario va in ben altra direzione, marcata da quell’ “invano”.
Signori Cardinali, Cari Fratelli nell’Episcopato e nel Sacerdozio, Cari Fratelli e Sorelle!
Nel giorno del mio compleanno e del mio Battesimo, il 16 aprile, la liturgia della Chiesa ha posto tre segnavia che mi indicano dove porta la strada e che mi aiutano a trovarla. In primo luogo, c’è la memoria di santa Bernadette Soubirous, la veggente di Lourdes; poi, c’è uno dei Santi più particolari della storia della Chiesa, Benedetto Giuseppe Labre; e poi, soprattutto, c’è il fatto che questo giorno è sempre immerso nel Mistero Pasquale, nel Mistero della Croce e della Risurrezione, e nell’anno della mia nascita è stato espresso in modo particolare: era il Sabato Santo, il giorno del silenzio di Dio, dell’apparente assenza, della morte di Dio, ma anche il giorno nel quale si annunciava la Risurrezione.
Bernadette Soubirous, la ragazza semplice del Sud, dei Pirenei – tutti la conosciamo e la amiamo.
ROMA, domenica, 25 marzo 2012 (ZENIT) - L'Annunciazione a Maria è uno dei temi più raffigurati dell'arte cristiana. L'evento, raccontato dall'evangelista san Luca (1,26-38), descrive l'inizio della storia della salvezza, ovvero l'Incarnazione del Figlio di Dio, il che spiega perché la scena occupa sin dall'inizio un posto di grande rilievo nell'iconografia cristiana.
Così si legge nel Vangelo di Luca: “La vergine si chiamava Maria.
Movimento per recuperare la domenica come giorno di riposo
I Vescovi lodano l'iniziativa di cinque membri dell'Europarlamento
BRUXELLES, giovedì, 26 febbraio 2009 (ZENIT.o rg).- Il Segretariato della Commissione delle Conferenze Episcopali dell'Unione Europea (COMECE), le Chiese protestanti e la Chiesa anglicana hanno lodato la decisione di cinque membri del Parlamento Europeo di sostenere l'iniziativa lanciata da numerosi episcopati per chiedere al Parlamento di pronunciarsi sulla dichiarazione scritta relativa alla “protezione della domenica come pilastro essenziale dell'eredità e del modello sociale europeo”.
LE PIETRE D'INCIAMPO DEL VANGELO di Gianfranco Ravasi Non desiderare! "Io vi dico: chiunque guarda una donna per desiderarla, ha già commesso adulterio con lei nel suo cuore." (Matteo 5,28)
Si è spesso ironizzato su questa frase del Discorso della Montagna, mostrandone l’eccesso. D’altronde, non è forse vero che «il desiderio è la liana dell’esistenza», come dice un testo sacro indù, il Dhammapada? La risposta a questo interrogativo e ai relativi corollari sarcastici è duplice.
Il santo del sorriso, il santo dei miracoli (per gli innumerevoli prodigi a lui attribuiti a partire dal 1892 e fino ai giorni nostri), ma soprattutto il santo dei giovani e in particolare degli studenti che, nella seconda settimana di marzo, giungono in migliaia all'omonimo santuario per la "festa dei cento giorni agli esami di maturità". San Gabriele dell'Addolorata - del quale il 27 febbraio si celebra il centocinquantesimo anniversario della morte - ebbe nella "gioia cristiana" la sua nota caratteristica, come sottolineò anche Giovanni Paolo II il 30 giugno 1985 visitando il santuario di Isola del Gran Sasso (Teramo), luogo dove san Gabriele morì nel 1862, a soli 24 anni d'età, stroncato dalla tubercolosi. Gabriele come modello da seguire per le nuove generazioni: ai rappresentanti dei movimenti ecclesiali giovanili venuti da Abruzzo e Molise, Papa Wojty?a chiese di "riscoprire le radici profonde della gioia, cioè della buona novella recata sulla terra dalla venuta di Gesù", e di diffonderla, con coerenza, dappertutto.
Fu poco prima delle undici di quel giovedì di nebbia e di brina, quell’11 febbraio di 154 anni fa, ricorrenza liturgica di santa Genoveffa, protettrice di Parigi e della Francia intera: Bernadette (niente scuola perché niente soldi per pagare la tassa e per comprare l’abbecedario) in un canto della stanzaccia buia e maleodorante fila della stoppa. A un certo punto alza gli occhi ed esclama, rivolta alla mamma, Louise: «Mio Dio, non c’è più legna!».
La prima tentazione di Gesù "Gesù fu condotto nel deserto dallo Spirito per essere tentato dal diavolo". (Matteo 4,1)
L’ultima tentazione di Cristo è il titolo di un romanzo che lo scrittore greco Nikos Kazantzakis pubblicò nel 1955 e che è divenuto famoso per la libera e provocatoria resa cinematografica eseguita nel 1988 dal regista americano Martin Scorsese. In realtà, la vera prima tentazione di Cristo è narrata dai Vangeli Sinottici agli esordi della sua missione pubblica: Marco (1,12-13) si affida a sole quattro frasi essenziali, mentre Matteo (4,1-11) e Luca (4,1-13) “sceneggiano” l’evento in un trittico di quadri che hanno come fondali il deserto, il punto più alto del tempio di Gerusalemme e un monte molto elevato.
In una società che si va sempre più secolarizzando, dedicare una giornata mondiale alla vita consacrata può apparire un anacronismo; ma proprio per questo si rivela tanto più necessario. Anzitutto per richiamare l’attenzione dei cristiani e degli stessi consacrati sul valore, il significato e il fine della loro esclusiva consacrazione a Dio. In concomitanza con il decennio che la Chiesa propone per educare alla vita buona del Vangelo, questa giornata assume un’importanza capitale.
Sarà Benedetto XVI ad aprire l'Anno della fede il prossimo 11 ottobre, cinquantesimo anniversario dell'inizio del concilio Vaticano II, con una celebrazione alla presenza dei padri sinodali impegnati nella XIII assemblea generale - in programma dal 7 al 28 ottobre - sul tema "La nuova evangelizzazione per la trasmissione della fede cristiana". Lo riferisce l'arcivescovo Rino Fisichella, presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione, in questa intervista al nostro giornale. Il presule anticipa anche che la "missione metropoli" sarà estesa da dodici a ben settantadue città europee.
"Andò ad abitare in una città chiamata Nazaret, perchè si adempisse il detto dei profeti: «Sarà chiamato Nazareno»". (Matteo 2,23) A chi non ha una grande assuefazione con i testi biblici questo versetto non crea nessuna difficoltà: il nome Nazareno è diventato talmente popolare da essere accolto senza esitazione come la denominazione topografica di Gesù, che era vissuto a lungo appunto a Nazaret. Eppure la connessione – almeno come ce la presenta Matteo – non è così scontata.
Un mese fa in un monastero benedettino, nel gran silenzio della clausura, avevamo chiesto alla madre badessa cosa arriva, lì dentro, delle voci e delle paure di noi che stiamo fuori. Ho l’impressione, aveva risposto la monaca, che arrivi tutto, perfino ciò che non viene detto: «In questo silenzio si sente anche ciò che non è pronunciato».
Viene in mente questa risposta nel leggere Benedetto XVI nel Messaggio per la Giornata delle comunicazioni sociali.
Ciò che primariamente colpisce nel magistero di Gesù è la straordinaria chiarezza di idee. Tutto è lucidamente enunciato senza ambiguità o tentennamenti. Le esitazioni, il rifugio nel soggettivismo, le formule dubitative («forse», «secondo me», «mi parrebbe»), così frequenti nel nostro dire, non si incontrano mai nei suoi discorsi, dai quali sono lontanissimi i vezzi, le civetterie,l’apparente arrendevolezza del “pensiero debole”.
Gesù è venuto al mondo nella notte, ma ha dato subito luce e gioia agli uomini, la sua presenza è fonte di speranza in ogni epoca, compresa la nostra, segnata da profondo malessere in campo economico e sociale. Tra realismo dell’analisi, fiducia nella parola di Dio, speranza nel futuro, si è sviluppato il discorso di Benedetto XVI al Corpo diplomatico. La preoccupazione del Papa è la stessa di tutti noi che viviamo una fase storica di incertezza per il futuro, di preoccupazione per un mondo pieno di conflitti e ingiustizie, con l’aggiunta di una caduta dell’economia che non risparmia nessuno.
Gesù ha parlato a lungo nello spa¬zio pubblico della sinagoga di Ca¬farnao, la città che allora domina¬va il lago di Tiberiade dalla sua costa settentrionale. Ancor oggi i pellegrini sostano nella stessa area che reca i se¬gni solenni di un'antica sinagoga del IV secolo, eretta sulle basi di quella in cui Cristo aveva tenuto un discorso scon¬certante che aveva generato una rea¬zione ostile da parte non solo della fol¬la che l'ascoltava, ma anche degli stes¬si discepoli. Tant'è vero che l'evangeli¬sta Giovanni annotava malinconica¬mente: «Da quel momento molti dei suoi discepoli tornarono indietro e non andavano più con lui» (6,66).
CROCE E CAMICE PER MILLE SACERDOTI IN 800 STRUTTURE La loro opera è fondamentale per chi soffre, ma anche per il personale sanitario, di frequente sotto pressione dal punto di vista umano Di Mimmo Muolo
Sacerdoti con il camice bianco. O se si vuole sacerdoti di corsia. Dove le corsie sono naturalmente quelle degli ospedali.
L’invito ai sacerdoti «all’accoglienza generosa e amorevole di ogni vita umana, soprattutto di quella debole e malata» e l’accento posto sul valore dei «sacramenti di guarigione» quali la penitenza, la riconciliazione e l’unzione degli infermi: sono i contenuti principali del messaggio di Benedetto XVI in occasione della ventesima Giornata mondiale del malato, che si celebra l’11 febbraio prossimo.
«Alzati e va’; la tua fede ti ha salvato!» (Lc 17, 19) Cari fratelli e sorelle! In occasione della Giornata Mondiale del Malato, che celebreremo il prossimo 11 febbraio 2012, memoria della Beata Vergine di Lourdes, desidero rinnovare la mia spirituale vicinanza a tutti i malati che si trovano nei luoghi di cura o sono accuditi nelle famiglie, esprimendo a ciascuno la sollecitudine e l’affetto di tutta la Chiesa. Nell’accoglienza generosa e amorevole di ogni vita umana, soprattutto di quella debole e malata, il cristiano esprime un aspetto importante della propria testimonianza evangelica, sull’esempio di Cristo, che si è chinato sulle sofferenze materiali e spirituali dell’uomo per guarirle.
MESSAGGIO DEL SANTO PADRE BENEDETTO XVI PER LA CELEBRAZIONE DELLA XLV GIORNATA MONDIALE DELLA PACE
1° GENNAIO 2012
EDUCARE I GIOVANI ALLA GIUSTIZIA E ALLA PACE
1. L'inizio di un nuovo anno, dono di Dio all’umanità, mi invita a rivolgere a tutti, con grande fiducia e affetto, uno speciale augurio per questo tempo che ci sta dinanzi, perché sia concretamente segnato dalla giustizia e dalla pace.
Con quale atteggiamento guardare al nuovo anno? Nel Salmo 130 troviamo una bellissima immagine.
Il mio primo presepe l'ho messo assieme con le mie fatiche mattutine, andando ancora bambino a servire messa, talvolta prestissimo, quando al mio signor curato toccava la settimana della messa prima. Mentre il prevosto dava la "mancetta", il mio curato preferiva fare dei presenti a Natale. Suo primo regalo sono state le statuine dei tre Re Magi, con i loro curiosi cammelli assai ammirati, che obbligarono mamma e papà a completare il dono, acquistando la capanna e i cinque inseparabili inquilini: il bue e l'asinello, Maria, Giuseppe e il Bambino, che mi sembrava troppo piccolo e freddoloso, così poco vestito, in mezzo a quella nebbia fitta del mio paese.
L’incontro di stamani a Rebibbia è una delle pagine più belle del pontificato di Benedetto XVI. Il Papa ha risposto a braccio alle domande dei carcerati. Grazie a Radio Vaticana per questa «trascrizione di lavoro non ufficiale».
• Mariette Beco, la bambina cui a Banneux, in Belgio, apparve la Madonna aveva 90 anni. Diceva di sé: sono stata solo il postino incaricato di portare un messaggio. Nel 1985 il viaggio di Giovanni Paolo II.
Il Papa e i segni nel cielo Il Vaticano è perplesso, e anche certamente imbarazzato; perché nei viaggio in Africa che si è appena concluso, secondo molti fedeli, non in contatto fra di loro, ci sarebbero stati in cielo fenomeni analoghi a quelli che si sono verificati nel corso delle apparizioni più famose del secolo scorso, come Fatima e le Tre Fontane. Una parente di un vescovo avrebbe scattato una documentazione fotografica o video dell'accaduto, che sarebbe stata consegnata al Segretario di Stato, il cardinale Tarcisio Bertone.
Il Vaticano è perplesso, e anche certamente imbarazzato; perché nei viaggio in Africa che si è appena concluso, secondo molti fedeli, non in contatto fra di loro, ci sarebbero stati in cielo fenomeni analoghi a quelli che si sono verificati nel corso delle apparizioni più famose del secolo scorso, come Fatima e le Tre Fontane.
Pensavo oggi: le apparizioni della Madonna a Medjugorje sarebbero più credibili se Ella fosse apparsa sempre nello stesso luogo, cioè sulla collina delle apparizioni o nella chiesa parrocchiale del villaggio bosniaco, e se avesse quindi costretto i sei veggenti a recarsi sempre in quel luogo. Il fatto che appaia nelle loro case private, in qualsiasi raduno in giro per il mondo, persino su aerei e autobus, sconcerta molti e fa pensare loro che si tratti di una sceneggiata ridicola.
Pensiamo a Marjia: da trent’anni tutti i giorni, ovunque, alla stessa ora … Lei, madre di quattro figli, in un condominio di Monza, tra un giro scala e l’altro … ma non è una follia, fuori da ogni logica teologica e umana?
In realtà, dopo aver chiesto a Dio di aiutarmi a capire qualcosa di questo ‘strano’ o ‘imbarazzante’ modo di fare della Madonna – stiamo parlando della Madre di Dio, della Regina degli Angeli e dei Santi! -, mi sono reso conto del bellissimo e veramente rivoluzionario messaggio che questi fatti trasmettono.
“L'amore vive di gratuità, di sacrificio di sé, di perdono e di rispetto dell'altro” “Non pensate che la convivenza sia garanzia per il futuro: bruciare le tappe finisce per bruciare l'amore, che invece ha bisogno di rispettare i tempi; ha bisogno di dare spazio a Cristo, che rende un amore umano fedele,felice e indissolubile” Oltre ad essere un dono per i fidanzati, queste parole del Papa sono di conforto anche per gli sposi.
Cari fidanzati! Sono lieto di concludere questa intensa giornata, culmine del Congresso Eucaristico Nazionale, incontrando voi, quasi a voler affidare l'eredità di questo evento di grazia alle vostre giovani vite. Del resto, l'Eucaristia, dono di Cristo per la salvezza del mondo, indica e contiene l'orizzonte più vero dell'esperienza che state vivendo: l'amore di Cristo quale pienezza dell'amore umano.
ROMA, domenica, 15 maggio 2011 (ZENIT.o rg).- La prima volta da giovani professori che condividevano le cuccette di uno scompartimento sul treno da Lublino a Cracovia; l’ultima a cena nell’appartamento del Papa, il 21 gennaio del 2005, il giorno prima che fosse ricoverato per l’ultima volta al “Vaticano III” come lui chiamava il Policlinico Gemelli.
CITTA' DEL VATICANO, mercoledì, 13 luglio 2011 (ZENIT.o rg).- L'ambasciatrice della Polonia presso la Santa Sede, Hanna Suchocka, ha espresso il desiderio che il beato Giovanni Paolo II diventi il patrono di un'Europa finalmente unita.
6 ottobre 2001 (ZENIT.o rg).- Gli imprenditori alle prime armi spesso emulano quelli più famosi come Bill Gates, Steve Jobs, o “l’Oracolo di Omaha” Warren Buffett, nella ricerca del loro successo commerciale.
Negli ultimi giorni sono successe molte cose, infatti, ho tanto da raccontare.
Sono partito da Nelson con una famiglia veneziana per andare a Dunedin passando per Christchurch, dove c’è stato il terremoto. Il viaggio è stato bello perché i panorami neozelandesi sono incantevoli, ci siamo fermati più volte per scattare le foto.
Durante la sessione di allenamenti della nazionale sul campo del Saxton Cricket Oval di Nelson, mi accorgo, distogliendo per un attimo l'occhio dal mirino della macchina fotografica che a bordo campo, alle mie spalle, l'inviato della Gazzatta dello Sport sta scambiando lanci con un signore in gonna lunga color celeste chiarissimo e sono più le volte che l'inviato perde la palla che non il signore in abito chiaro. Metto a fuoco … ma è… un frate?? Si Si, è proprio un frate! Con tanto di rosario che gli dondola dalla cintola e sandali calzati a piede nudo! James è il suo nome "d'arte". Il papà, irlandese cattolico, emigrato in Nuova Zelanda lo battezzò Gregory.
Benedetto XVI istituisce un nuovo dicastero vaticano, nella forma del "Pontificio Consiglio", con il compito di "promuovere una rinnovata evangelizzazione" nei Paesi dell'Occidente "che stanno vivendo una progressiva secolarizzazione della societa' e una sorta di 'eclissi del senso di Dio"'.
Il Papa ne ha dato l'annuncio durante la celebrazione, nella basilica romana di San Paolo fuori le Mura, dei primi vespri della solennita' dei santi Pietro e Paolo. "Anche l'uomo del terzo millennio - ha detto il Papa nella sua omelia, incentrata sulla 'vocazione missionaria della Chiesa' - desidera una vita autentica e piena, ha bisogno di verita', di liberta' profonda, di amore gratuito.
Ultimamente stanno tornando di moda i Dieci Comandamenti. Articoli sulla stampa, libri, riflessioni e quant’altro, danno spazio a questa tematica. Questo è un fenomeno sorprendente se si pensa a quanto forte sia stato l’impulso, nella storia del pensiero occidentale recente, a liberarsi di ogni imposizione, di ogni legge.
Sono veramente lieto questa sera di poter offrire a tutti voi qui presenti una mia personale testimonianza sulla figura del grande Beato Giovanni Paolo II. Tra i tanti ricordi dei dodici anni passati accanto a lui, nel mio servizio di cerimoniere pontificio, ho scelto alcuni aspetti caratteristici di Karol Wojtyła, che mi piace evidenziare. Molte altre cose appartengono a quell’interiorità, a quella personale esperienza, che non è sempre immediatamente comunicabile agli altri.
Quando si parla di pace sociale si intende quella pace che deriva da una civile convenzione a mantenere la sicurezza di una nazione, l’ordine pubblico, rispettando le regole, le leggi, gli usi che regolamentano il vivere comune e la disponibilità e il dovere di evitare ogni tipo di azione violenta o delittuosa, singola o organizzata che mini questa pace.
È strana la nostra epoca. La cultura della pace è sempre più diffusa e ritenuta politicamente corretta.
Pisapia e il cardinal Tettamanzi vogliono edificare il luogo di culto islamico più grande d’Europa.
Ma nessuno si scandalizza per la Chiesa copta, costretta in uno seminterrato e contestata dai vigili
Aiuto! Salviamo i cristiani in Italia! In Italia? Sì in Italia! Proprio nella nostra terra cristianissima, culla del cattolicesimo, sede della Chiesa il cui Papa è il vicario di Gesù Cristo e successore di San Pietro, i cristiani sono discriminati e subiscono vessazioni da parte delle autorità pubbliche che tuttavia sono del tutto accomodanti e remissive nei confronti degli islamici.
Chissà perché quando in Italia si parla di libertà religiosa, automaticamente tutti si preoccupano soltanto dei musulmani, quasi fosse un riflesso condizionato, un atteggiamento pressoché naturale come il rapporto tra l'istinto della fame e la garanzia del cibo.
la mia testimonianza sulla medaglia miracolosa.
Tutto è cominciato quando ero atea e mia madra perse la sua medaglia miracolosa in oro.. Era tanto dispiaciuta e io ho cominciato a cercare su internet.
la mia testimonianza sulla medaglia miracolosa.
Tutto è cominciato quando ero atea e mia madra perse la sua medaglia miracolosa in oro.. Era tanto dispiaciuta e io ho cominciato a cercare su internet.
AFRICA/LIBIA - “La guerra non può risolvere una crisi sociale, ma solo aggravarla” dice Mons. Martinelli Tripoli (Agenzia Fides) - “Questa mattina facciamo la Consacrazione degli Oli, invece di farla domattina, quando invece celebreremo la Messa in Coena Domini. La nostra comunità sacerdotale è quindi riunita per l’inizio delle celebrazione Pasquali.
Il cardinale Camillo Ruini, intervenuto al convegno di Rete Italia, ha parlato del ruolo dei cristiani in politica approfondendo una frase di Benedetto XVI, che afferma: «Bisogna rinvigorire un’autentica sapienza politica, senza mai dimenticare che il contributo dei cristiani è decisivo solo se l’intelligenza della fede diventa intelligenza della realtà»
Pubblichiamo il testo integrale del discorso che il cardinale Camillo Ruini ha tenuto alla “Duegiorni” di Rete Italia, dal titolo “Viva la politica”.
1. Il discorso di Benedetto XVI al Pontificio Consiglio per i Laici del 21 maggio 2010, dal quale è ricavato il tema di questa “Duegiorni”, è molto importante per comprendere correttamente il significato e le condizioni dell’appello a una nuova generazione di cattolici impegnati in politica, fatto ripetutamente dallo stesso Benedetto XVI e dalla CEI.
Stavamo in ginocchio attorno al letto di Giovanni Paolo II. Il Papa giaceva in penombra. La luce discreta della lampada illuminava la parete, ma lui era ben visibile.
ASIA/CINA - La comunità cattolica festeggia San Giuseppe, Patrono della missione in Cina, sforzandosi di imitare la sua generosità e la dedizione incondizionata al disegno di Dio Pechino (Agenzia Fides) – In vista della solennità liturgica di San Giuseppe, il 19 marzo, la comunità cattolica cinese continentale, che nutre da sempre una grande devozione nei suoi confronti, si prepara a grandi festeggiamenti. Non solo nel giorno della sua festa, ma lungo il cammino di fede di tutto l’anno, i cattolici cinesi comunque hanno sempre preso San Giuseppe come modello, per imitare il suo spirito di generosità, di servizio e di dedizione incondizionata al disegno di Dio. Il 16 agosto 1678 inoltre Papa Innocenzo XI assegnò a San Giuseppe il titolo di “Patrono della Missione in Cina”.
La Quaresima è il tempo speciale che ci conduce al cuore della Fede Cristiana, al momento della nostra salvezza: il Triduo Pasquale della morte e Risurrezione di Gesù. La Quaresima è anche l’immersione in quel dolore universale che ha vissuto Gesù, un dolore che Lui ha accolto amando e ha così reso strumento di salvezza per tutta l’umanità. È come se il dolore che anche voi avete vissuto, la vostra tristezza, la vostra angoscia… tutto si sia accumulato sulla vita di Gesù.
"Voglio vivere per Cristo e per Lui voglio morire" Sabato 05 Marzo 2011 22:03 Il testamento spirituale di Shahbaz Bhatti, il ministro pachistano per le Minoranze religiose ucciso il 2 marzo da un commando di fondamentalisti islamici perché cercava di modificare la Legge sulla blasfemia. Una splendida testimonianza di fede cristiana che interroga le nostre coscienze.
"Il mio nome è Shahbaz Bhatti.
Partecipando, pochi giorni, alla vita della Chiesa e incontrando parecchi cattolici, due fatti mi hanno subito colpito: l’unità ecumenica di tutti i cristiani e il ritorno alla fede di non pochi occidentali. Ho capito meglio il valore di una minoranza cristiana in un mondo totalmente islamico. Un ingegnere e sua moglie, incontrati a una festa italiana, mi confidavano: «In Italia a Messa andavamo qualche volta; qui invece, immersi in una società islamica, ci andiamo sempre: abbiamo ritrovato il senso di appartenere ad una comunità di fede che ti sostiene e la gioia dei canti e delle devozioni di un tempo, che avvicinano a Dio».
Per la terza volta negli ultimi vent'anni ho visitato la realtà mercedaria operante nell'India. C'è da ringraziare il Signore: la crescita è evidente.
L'ultima visita è di questi giorni.
Illustre Signor Questore, illustri Dirigenti e Funzionari, cari Agenti e Personale civile della Polizia di Stato!
Sono veramente lieto di questo incontro con voi e vi do il benvenuto nella Casa di Pietro, questa volta non per servizio, ma per vederci, parlarci e salutarci in modo più familiare! Saluto in particolare il Signor Questore, ringraziandolo per le sue cortesi parole, come pure gli altri Dirigenti e il Cappellano. Un saluto cordiale ai vostri familiari, specialmente ai bambini!
Desidero anzitutto ringraziarvi per tutto il lavoro che svolgete a favore della città di Roma, di cui sono il Vescovo, perché la sua vita si svolga nell’ordine e nella sicurezza. Esprimo la mia riconoscenza anche per quell’impegno in più che spesso la mia attività richiede da voi! L’epoca in cui viviamo è percorsa da profondi cambiamenti.
“Uniti nell'insegnamento degli apostoli, nella comunione, nello spezzare il pane e nella preghiera” (cfr. Atti 2, 42)
La "Chiesa Madre" di Gerusalemme, con la sua grande diversità, offre alla nostra riflessione il tema tratto dagli Atti degli Apostoli: "Essi ascoltavano con assiduità l'insegnamento degli apostoli, vivevano insieme fraternamente, partecipavano alla Cena del Signore e pregavano insieme" (At 2, 42).
I testi del materiale per la Settimana di preghiera per l'unità dei cristiani, che sono stati preparati dal gruppo locale, enfatizzano l'urgenza della preghiera di Gesù per l'unità: "che tutti siano una cosa sola [.
Tra XII e XIII secolo, l’Europa rischiò di mutar profondamente la propria anima cristiana. Avrebbe forse continuato, se le cose fossero andate altrimenti da come andarono – e sarebbe potuto accadere – a ispirarsi al Cristo: ma si sarebbe trattato in realtà di qualcosa di molto diverso dal Gesù di Nazareth che conosciamo attraverso il Vangelo. Per comprendere la portata di quegli avvenimenti bisognerebbe forse risalire al III secolo e al profeta mesopotamico-persiano Mani, che ispirandosi a un cristianesimo profondamente permeato della cultura religiosa mazdea – che era allora la religione ufficiale dell’Impero persiano – elaborò un sistema che si sarebbe incontrato più tardi con il neoplatonismo e che consisteva nel ritenere l’universo percorso incessantemente dalla forza di due principii, quello della Verità, della Luce e del Bene e quello della Menzogna, dell’Oscurità e del Male: l’uno signore dello Spirito, l’altro padrone della Materia.
E' il continente dove hanno perso la vita la maggior parte dei religiosi La regione del mondo più pericolosa per gli operatori pastorali? Nonostante le notizie drammatiche di queste settimane non è il Medio Oriente o l'Asia, ma la cattolicissima America Latina. A confermarlo è il bilancio del 2010 diffuso qualche giorno fa dall'Agenzia Fides, della Congregazione per l'evangelizzazione dei popoli: ben 13 dei 23 esponenti del clero e laici assassinati nel 2010 esercitavano il loro ministero in questa parte del globo. Per gli addetti ai lavori non si tratta di una sorpresa: l'America Latina, coi suoi enormi problemi di criminalità, è sempre stata una zona altamente rischiosa per sacerdoti e laici, soprattutto per coloro che vivono e operano nelle periferie delle grandi città o in zone particolarmente isolate.
"Non abbiamo paura Dio ci protegge": un sentimento di forte speranza ha animato i fedeli copti che hanno affollato le chiese in Egitto, in occasione delle messe per la celebrazione del Natale. Tra i timori - resi ancora più evidenti dalle imponenti misure di sicurezza messe in atto dopo la strage della notte di Capodanno ad Alessandria - per le nuove minacce giunte su internet contro la comunità cristiana e il desiderio di reagire, con la fiducia, al clima d'intolleranza innescato nel Paese, la comunità copta ha dedicato le celebrazioni al ricordo delle vittime. Il patriarca copto ortodosso Shenouda iii, presiedendo la messa di mezzanotte nella cattedrale di San Marco, a Il Cairo, ha commemorato i morti della notte dello scorso 31 dicembre e quelli della strage del Natale 2009, a Nag Hammadi, nell'alto Egitto, ma anche "tutte le vittime cristiane senza colpa" nel mondo, facendo particolare cenno ai bambini.
Cari fratelli e sorelle, nella solennità dell'Epifania la Chiesa continua a contemplare e a celebrare il mistero della nascita di Gesù salvatore. In particolare, la ricorrenza odierna sottolinea la destinazione e il significato universali di questa nascita. Facendosi uomo nel grembo di Maria, il Figlio di Dio è venuto non solo per il popolo d'Israele, rappresentato dai pastori di Betlemme, ma anche per l'intera umanità, rappresentata dai Magi.
La strage di Alessandria - che nella metropoli egiziana ha colpito i fedeli copti ortodossi all'uscita da una celebrazione liturgica - ha trovato spazio nei media in tutto il mondo, al termine di un anno punteggiato da violenze e attentati contro i cristiani. E ancora una volta si è levata la voce di Benedetto XVI che ha condannato "questo vile gesto di morte, come quello di mettere bombe ora anche vicino alle case dei cristiani in Iraq per costringerli ad andarsene". Con la denuncia senza mezzi termini di una "strategia di violenze che ha di mira i cristiani, e ha conseguenze su tutta la popolazione".
Almeno sei morti e più di trenta feriti, secondo fonti governative irachene, ci sono stati in una serie di attacchi contemporanei sferrati oggi a Baghdad contro abitazioni di cristiani, dopo che analoghi attacchi avevano provocato tre feriti, tra i quali un bimbo di quattro mesi.
La ferocia omicida di matrice terroristica si è dunque abbattuta di nuovo sulla comunità cristiana della capitale irachena, già duramente colpita da sistematiche violenze culminate dieci giorni fa nel massacro nella chiesa siro-cattolica di Nostra Signora del Perpetuo Soccorso costato la vita a 44 fedeli, due sacerdoti e sette agenti delle forze di sicurezza, oltre che ad alcuni terroristi. La strage era stata rivendicata dal gruppo Stato islamico in Iraq, considerato espressione dell'organizzazione terroristica Al Qaeda, che aveva minacciato di colpire ancora i cristiani.
La democrazia si invera solo nell’oggettività del bene perseguito Nel suo discorso di giovedì scorso ad alcuni vescovi brasiliani, il Papa ha toccato il tema del rapporto tra democrazia, aborto ed eutanasia: «Quando i progetti politici contemplano […] la decriminalizzazione dell’aborto o dell’eutanasia, l’ideale democratico – che è solo veramente tale quando riconosce e tutela la dignità di ogni persona umana – è tradito nei suoi fondamenti». Il Papa ha cioè criticato la riduzione della democrazia a mero meccanismo di regolazione degli interessi che delibera solo secondo il rispetto di alcune procedure, specialmente quella del rispetto della volontà della maggioranza.
Così, senza farvi riferimento esplicito, Benedetto XVI ha richiamato la necessità di ancorare la legge civile alla legge naturale (ovviamente pensata in modo corretto e non in certe sue indifendibili teorizzazioni), cioè quell’insieme di principi etici immutabili che non dipendono da alcuna dottrina religiosa (anche se vi possono trovare sintonia), perché sono accessibili con la ragione.
primo fattore di sviluppo» «Non solo le singole persone, ma i popoli e la grande famiglia umana attendono - a fronte di ingiustizie e forti diseguaglianze - parole di speranza, pienezza di vita, l'indicazione di Colui che può salvare l'umanità dai suoi mali radicali»: lo scrive il Papa in un messaggio, diffuso oggi dalla Sala stampa vaticana, in occasione dell’assemblea plenaria del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace, e rivolto al suo presidente, il cardinale Peter Kodwo Appiah Turkson. In apertura del testo, Benedetto XVI ribadisce uno dei concetti centrali dell'enciclica Caritas in veritate, cioé che «l’annuncio di Gesù Cristo è il primo e principale fattore di sviluppo. Grazie ad esso, infatti, si può camminare sulla strada della crescita umana integrale».
Attraverso l'opera del nunzio Andrea Cassulo Il 7 aprile 1944 Alexandru Safran gran rabbino di Romania scriveva una lettera ad Andrea Cassulo nunzio apostolico nel Paese danubiano dal 1936 al 1947, esprimendogli la sua "gratitudine rispettosa" per quanto era stato fatto da Papa Pio XII, e per il suo personale impegno di incaricato diplomatico "in favore degli ebrei di Romania e di Transnistria" durante la persecuzione nazista. Una frase alludeva esplicitamente all'azione esercitata dal nunzio apostolico nell'autunno del 1942: "Nelle ore più difficili che noi, ebrei di Romania abbiamo passato - diceva Safran - l'appoggio generoso della Santa Sede tramite la vostra alta personalità è stato decisivo e salutare". Il concetto sarebbe stato ribadito con forza da Safran in un'intervista rilasciata al giornale "Mântuirea" il 27 settembre 1944: "I passi di sua Eccellenza sono stati decisivi nei frangenti più pericolosi della nostra vita.
"Educare alla pienezza della vita" è il titolo del messaggio che il Consiglio permanente della Conferenza episcopale italiana ha reso noto oggi, giovedì 4, in vista della 33 Giornata nazionale per la vita che si terrà il 6 febbraio 2011. Pubblichiamo il testo integrale del messaggio.
L'educazione è la sfida e il compito urgente a cui tutti siamo chiamati, ciascuno secondo il ruolo proprio e la specifica vocazione.
Se c’è una spiegazione (non l’unica ma neppure l’ultima) che sta alla base dei continui fallimenti della diplomazia occidentale in Medio Oriente, questa è indubbiamente la pretesa di risolvere l’intricata questione in un’ottica esclusivamente politica. C’è il rischio che anche un evento straordinario come il Sinodo dei vescovi, che si conclude oggi in Vaticano, finisca con l’essere fagocitato dalla stessa logica, sbrigativamente ridotto a interpretazioni di parte, tanto malevole quanto interessate. Ben diverso il giudizio dei protagonisti dell’assemblea sinodale, definita «una novella Pentecoste» delle Chiese mediorientali, i cui pastori si sono riuniti per riflettere e condividere i problemi, le angosce, le attese e le speranze dei loro fedeli.
Pubblichiamo il testo italiano del messaggio del Sinodo dei vescovi per il Medio Oriente, approvato durante la tredicesima congregazione generale di venerdì pomeriggio, 22 ottobre. "La moltitudine di coloro che erano diventati credenti aveva un cuor solo e un'anima sola" (At 4, 32) Ai nostri fratelli presbiteri, diaconi, religiosi, religiose, alle persone consacrate e a tutti i nostri amatissimi fedeli laici e a ogni persona di buona volontà. Introduzione 1.
La polifonia dell'unica fede. È ricorso a una metafora musicale Benedetto XVI per descrivere le due settimane di lavori sinodali vissuti con i vescovi del Medio Oriente durante l'ormai tradizionale pranzo al termine dei lavori sinodali, svoltosi sabato 23 ottobre, nell'atrio dell'Aula Paolo vi. Domani, domenica 24, con la messa conclusiva presieduta dal Papa nella basilica Vaticana, si chiuderà quest'assemblea speciale dedicata a quella terra benedetta da Dio - ha detto il Pontefice - che è culla del cristianesimo, una fede non rinchiusa in se stessa, ma aperta al dialogo ecumenico e a quello con i fratelli musulmani ed ebrei.
“La costruzione della comunione ecclesiale è la chiave della missione”. Titola così il Messaggio di Benedetto XVI per la Giornata missionaria mondiale di quest’anno, che viene celebrata questa domenica in tutto il mondo. La riflessione del Papa sollecita i cristiani a “far vedere Gesù” in una società sempre più multietnica e multireligiosa, in una rete di relazioni che riaffermino la forza del Vangelo come “fermento” di libertà e di pace.
(Città del Vaticano) - Il Sinodo dei vescovi per il Medio Oriente si chiude con un forte appello all'Onu perché si giunga a porre fine all'occupazione dei Territori palestinesi e a lavorare concretamente per la soluzione dei due Stati. Nel Messaggio finale presentato stamane in Vaticano e nelle Proposizioni consegnate al Papa in vista dell'Esortazione apostolica post-sinodale, i vescovi chiedono anche la fine delle violenze in Iraq, il rispetto della sovranità del Libano, la presa di coscienza da parte dei connazionali musulmani che i cristiani sono «parte integrante» delle società del Medio Oriente e reclamano piena cittadinanza.
Per la fine del conflitto israelo-palestinese i presuli chiedono l'applicazione delle risoluzioni del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite (che prevedevano il ritiro dalle terre invase nel 1967).
«Ripensare e rivedere gli strumenti anche giuridici per garantire la cura delle anime dei fedeli della diaspora. Il territorio non è più, oggi, a fronte della sfida crescente delle migrazioni, un concetto geografico, ma antropologico. Il territorio di tutte le Chiese sui iuris è costituito dalle persone dei fedeli laddove per varie necessità, hanno deciso di vivere».
Paura, disperazione, solitudine, timidezza sono parole cancellate dal vocabolario delle Chiese cattoliche in Medio Oriente. Coraggio, speranza, comunione, testimonianza sono invece parole riscritte in grassetto al loro posto. Sarà rispettata questa volontà espressa all'unanimità dai padri sinodali nello stilare l'elenco definitivo delle proposizioni da presentare al Papa al termine dei lavori.
Dopo due settimane di riflessione e di discussione il Sinodo dei vescovi per il Medio Oriente si prepara a chiudere i battenti. Tra questo pomeriggio, venerdì 22, e domani mattina, sabato 23 - con le votazioni del messaggio finale e dell'elenco unico delle "proposizioni" da consegnare al Papa - i padri sinodali concluderanno i lavori dell'assemblea speciale. La pubblicazione dei due documenti consentirà così di valutare ancor più compiutamente il senso e le prospettive di questi quindici giorni di confronto.
Non un'utopia, ma una concreta possibilità. La pacifica convivenza tra cristiani e musulmani in Medio Oriente è da tempo una realtà in Giordania, proprio ai confini di una delle aree più conflittuali del pianeta. Tanto che ormai si parla di "modello Giordania", per indicare un esempio di dialogo e di convivenza tra religioni.
Declinare oggi, in Italia, il concetto di bene comune. In questo obiettivo è contenuto il cuore del lavoro che animerà la 46ª Settimana sociale dei cattolici italiani di Reggio Calabria. A dare le coordinate per questa «opera di discernimento» è il Documento preparatorio redatto dal Comitato scientifico e organizzatore, costruito secondo un itinerario che indica mete, metodo, soggetti coinvolti e che ruota attorno ad alcune parole chiave.
I missionari «lasciano il proprio Paese d’origine, si separano dagli amici, ripudiano i propri parenti e viaggiano per luoghi remoti, constatando di persona che il mondo e i suoi abitanti sono un’unica grande famiglia», dove «possono esistere meraviglie e stranezze oltre ogni immaginazione, poiché il Creatore è onnipotente».
Se abbandonano la patria affrontando pericoli mortali è «solo allo scopo di diffondere in tutto il mondo la conoscenza del vero Signore e salvare le anime affinché salgano al Cielo». Avere, «per grazia della sorte», «il tempo di risalire la corrente del tempo», permette al vero sapiente di «investigare l’inizio e la fine delle cose, celebrando così la gloria dell’Onnipotente».
I «capitali anonimi» che «schiavizzano» gli uomini ad un modo di vivere immorale. La ferocia della violenza terroristica perpetrata in nome di Dio. E poi la forza annientatrice della droga, e la mentalità dominante che tende a screditare valori come il matrimonio o la castità.
«Il Rosario, scrigno che ci apre a Cristo» Cita il gesuita francese Pierre Teilhard de Chardin che in una sua lettera scriveva: «Nel Rosario tutta la nostra vita si cristianizza attraverso lo sviluppo dell’<+corsivo>Ave Maria<+tondo>». «Ecco, proprio questa forma di preghiera che definirei unica ci dà modo di assimilare ciò che Cristo ha vissuto e quanto la Chiesa proclama e celebra», spiega il monfortano padre Stefano De Fiores, docente alla Pontificia Facoltà Teologica «Marianum» e presidente dell’Associazione mariologica interdisciplinare italiana.
Da secoli il mese di ottobre ha al centro il Rosario.
Pubblichiamo la sintesi di una delle relazioni tenute a San Marino in occasione del convegno "Pensiero classico e cristianesimo antico. A cinquant'anni dalla pubblicazione del volume di Werner Jaeger Cristianesimo primitivo e paideia greca (1961)" organizzato dalla Fondazione internazionale Giovanni Paolo II per il magistero sociale della Chiesa.
Il grande merito di un libro come Cristianesimo primitivo e paideia greca (1961) è quello di individuare nella paidèia il terreno di incontro e, più ancora, l'elemento fondamentale del rapporto tra cristianesimo ed ellenismo.
Oggi si apre l’Assemblea speciale per il Medio Oriente del Sinodo dei vescovi che durerà fino al 24 ottobre. Avvenire ha intervistato il patriarca di Alessandria dei Copti Antonios Naguib, nominato relatore generale del Sinodo che si tiene sul tema La Chiesa cattolica nel Medio Oriente: comunione e testimonianza.
Beatitudine, perché un Sinodo speciale per il Medio Oriente? I vescovi del Medio Oriente hanno espresso, in diverse occasioni, alla Santa Sede il desiderio di riunirsi insieme per elaborare una visione comune.
Si sono tenute a Varsavia, dal 30 settembre all'8 ottobre, le sessioni sulla Dimensione Umana della Conferenza di Riesame/2010 dell'Osce (Conferenza per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa), in preparazione del Vertice alla fine dell'anno. Il Reverendo Florian Kolfhaus, Delegato della Santa Sede, ha pronunciato, il 6 ottobre, l'intervento che pubblichiamo in una nostra traduzione italiana.
Presidente, la Delegazione della Santa Sede apprezza questa opportunità di ripetere l'esortazione della Dichiarazione di Astana "ad affrontare la negazione dei diritti, l'esclusione e l'emarginazione dei cristiani e dei membri di altre religioni nelle nostre società" (cfr.
Gesù ha mai riso? Cristo piange davanti alla tomba dell’amico Lazzaro, di fronte alla città santa, freme e soffre quando s’avvicina la sua ora finale. Conosciamo i suoi sentimenti. I Vangeli ci informano sul suo sdegno, che s’accende fino al punto di fargli impugnare una frusta.
Venerati Fratelli nell'Episcopato, cari fratelli e sorelle! In questa mia visita pastorale nella vostra terra non poteva mancare l'incontro con voi. Grazie per la vostra accoglienza! Mi è piaciuto il parallelismo, nelle parole dell'Arcivescovo, tra la bellezza della Cattedrale e quella dell'edificio di "pietre vive" che siete voi. Sì, in questo breve ma intenso momento con voi io posso ammirare il volto della Chiesa, nella varietà dei suoi doni.
Cari fratelli e sorelle! È grande la mia gioia nel poter spezzare con voi il pane della Parola di Dio e dell'Eucaristia. Vi saluto tutti con affetto e vi ringrazio per la vostra calorosa accoglienza! Saluto in particolare il vostro Pastore, l'Arcivescovo Mons. Paolo Romeo; lo ringrazio per le espressioni di benvenuto che ha voluto rivolgermi a nome di tutti, e anche per il significativo dono che mi ha offerto.
C i si arriva dopo l’ennesimo posto di blocco dell’esercito iracheno che controlla l’ingresso di una strada dominata dalla croce in cima alla cupola di una chiesa. Di fronte c’è la residenza dell’arcivescovo caldeo, monsignor Emil Shimoun Nona, che ci accoglie con grande cordialità. «È la prima volta che vengono dei giornalisti fin qui, a casa mia», dice sorridendo.
Le mura con le pietre a sbalzo ed i fregi in stile assiro-babilonese, annerite e danneggiate dagli incendi provocati dalle bombe, conferiscono un’aria spettrale alla chiesa dello Spirito Santo, chiusa dopo i ripetuti attacchi di questi ultimi anni. La grande e moderna costruzione caldea che sorge in quel che un tempo era un quartiere misto di arabi sunniti e di cristiani è diventata il Colosseo del XXI secolo in terra irachena. Qui è caduto il giovane padre Ragheed Ganni, ucciso insieme a tre suddiaconi in pieno giorno da terroristi a viso scoperto.
Una lettera scritta due mesi prima di morire. E che alla luce di quanto poi è successo sembra quasi un testamento spirituale. «La fecondità del perdono di fronte alla sterile alternativa dell’odio e della vendetta».
Cari fratelli e sorelle! Oggi vorrei soffermarmi a parlare del viaggio apostolico nel Regno Unito, che Dio mi ha concesso di compiere nei giorni scorsi. È stata una visita ufficiale e, in pari tempo, un pellegrinaggio nel cuore della storia e dell'oggi di un popolo ricco di cultura e di fede, qual è quello britannico. Si è trattato di un evento storico, che ha segnato una nuova importante fase nella lunga e complessa vicenda delle relazioni tra quelle popolazioni e la Santa Sede.
Pubblichiamo la trascrizione integrale della conferenza stampa tenuta dal Papa giovedì mattina, 16 settembre, a bordo dell'aereo in volo verso Edimburgo. Le domande gli sono state rivolte, a nome dei 70 giornalisti presenti, dal gesuita Federico Lombardi, direttore della Sala Stampa della Santa Sede.
Durante la preparazione di questo viaggio vi sono state discussioni e posizioni contrarie.
Distinti ospiti, cari amici, sono lieto di avere l'odierna opportunità di incontrarvi, voi che rappresentate le varie comunità religiose in Gran Bretagna. Saluto sia i ministri religiosi presenti, sia quanti di voi svolgono attività nella politica, negli affari e nell'industria. Sono grato al Dott.
Cari Fratelli e Sorelle in Cristo, Cari giovani amici, desidero anzitutto dirvi quanto sia lieto di essere oggi qui in mezzo a voi. Estendo il più cordiale saluto a tutti voi, convenuti alla "Saint Mary's University" dalle scuole e dai collegi cattolici del Regno Unito, e a tutti coloro che ci stanno seguendo alla televisione o via internet. Ringrazio il vescovo McMahon per il suo cortese benvenuto e il coro e la banda per la bella musica eseguita poco fa, che ha dato inizio alla nostra celebrazione.
Eccellentissimo Segretario di Stato per l'Educazione, Venerato Fratello Mons. Stack, Dr Naylor, Reverendi Padri, Fratelli e Sorelle in Cristo, sono lieto di avere questa opportunità di rendere onore al notevole contributo che Religiosi e Religiose hanno dato in questa terra al nobile compito dell'educazione. Ringrazio i giovani per i loro bei canti e ringrazio Suor Teresa per le sue parole.
Cari fratelli e sorelle in Cristo, "È vicino a voi il regno di Dio" (Lc 10, 9). Con queste parole del Vangelo che abbiamo appena ascoltato, saluto tutti voi con grande affetto nel Signore. Davvero il Regno di Dio è già in mezzo a noi! In questa celebrazione Eucaristica, nella quale la Chiesa che è in Scozia si raduna attorno all'altare, in unione con il Successore di Pietro, riaffermiamo la nostra fede nella parola di Cristo e la nostra speranza - una speranza che mai delude - nelle sue promesse! Saluto cordialmente il Card.
Con buona pace degli immancabili profeti di sventura, la visita di Benedetto XVI nel Regno Unito non poteva iniziare meglio, come mostrano le cronache e i commenti in prevalenza positivi dei media britannici. Confermando in questo modo la fiducia che il Papa ha manifestato ai giornalisti già mentre volava verso Edimburgo e, soprattutto, mostrando il suo volto gentile e persuasivo ai cittadini di questo grande Paese moderno e multiculturale.
La voce rispettosa, amichevole e chiara del Pontefice è stata ascoltata con attenzione e uguale rispetto in Scozia - nell'incontro con Elisabetta II e durante la messa a Glasgow - e nei primi impegni londinesi, non a caso riservati a due ambiti che Joseph Ratzinger considera di fondamentale importanza.
Buoni credenti ma anche buoni cittadini e buone persone. Da Londra, dove ha trascorso la seconda giornata del viaggio in Gran Bretagna, il Pontefice ripropone l'importanza della fede nella formazione di "cittadini maturi e responsabili nel mondo odierno". E chiama soprattutto gli uomini di religione a collaborare "fianco a fianco" - oltre che a dialogare "faccia a faccia" - per "promuovere lo sviluppo umano integrale, lavorando per la pace, la giustizia e la salvaguardia del creato".
Ogni viaggio del Papa è una storia a sé. Nel senso che ogni pretesa "graduatoria" – in complessità, problematicità, difficoltà – finisce sempre col perdere di significato di fronte all’unicità di ciascun appuntamento. Altrettanto certamente, tuttavia, quello che Benedetto XVI inizia oggi nel Regno Unito condensa, come pochi altri, una serie di motivi di interesse tale da meritargli un’attenzione del tutto particolare.
La prima visita ufficiale la farà al Patriarca Bartolomeo a Istanbul il 30 novembre per la festa di sant'Andrea. Ma già dal 16 al 19 settembre accompagnerà il Papa nel Regno Unito in un viaggio delicato per i rapporti con gli anglicani, mentre dal 20 al 27 settembre sarà a Vienna per l'attesa sessione della commissione mista per il dialogo teologico con gli ortodossi.
Non ha avuto tempo per il rodaggio l'arcivescovo svizzero Kurt Koch, sessant'anni, dal 1° luglio presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione dell'Unità dei Cristiani.
Il 14 settembre, come tutte le altre tradizioni liturgiche di oriente e di occidente, anche quella siro-occidentale celebra la festa dell'Esaltazione della santa Croce. La festa ha un'origine gerosolimitana collegata alla dedicazione della basilica della Risurrezione, che venne edificata sulla tomba del Signore nel 335, e con la celebrazione del ritrovamento della reliquia della Croce da parte dell'imperatrice Elena, madre dell'imperatore Costantino.
I testi dell'ufficiatura sottolineano chiaramente in primo luogo il tema della croce come arma di vittoria per i cristiani: "Segnato il nostro volto con l'immagine preziosa della croce, tu ci fai la grazia, o Dio, di essere preservati dal nemico e di vincere le sue suggestioni.
Le nuove ragioni teologiche dei congressi eucaristici emerse a Monaco di Baviera nel 1960, affondano le loro radici nel complesso intreccio tra movimento eucaristico e movimento liturgico che ha influenzato significativamente la Chiesa e le sue espressioni a partire dall'ultimo scorcio del xix secolo. Per ritrovarne i fili bisogna risalire al movimento spirituale francese post-rivoluzionario d'inizio Ottocento in cui, oltre al contrasto verso il rigorismo giansenista della pastorale e della teologia, s'impone una spiritualità cristologica sviluppata sotto la duplice forma della devozione all'Eucaristia e al Sacro Cuore.
La sapienza evangelica di tanti santi e, non ultimo, la progressiva adozione della teologia morale di san'Alfonso Maria de' Liguori contribuirono, non solo in Italia ma anche in Francia nei decenni centrali dell'Ottocento, a facilitare una spiritualità più fiduciosa nutrita di pratica eucaristica e di devozione mariana.
Si era lui stesso addirittura tradotto in «Giovanni Enrico Neandri». Tanto grande sentiva il suo debito ammaliante con l’Italia e i suoi abitanti, prima e dopo la conversione al cattolicesimo. Il teologo John Henry Newman vanta un fecondissimo rapporto con il Belpaese e alcuni dei suoi esponenti, illustri e meno celebri, determinati nel cammino che rese il pensatore di Oxford uno dei più grandi apologeti della Chiesa contemporanea.
"Tutti gli atti d'intolleranza verso una comunità religiosa non dovrebbero trovare spazio nel nostro mondo, per non parlare della nostra nazione che è fondata sul principio della libertà religiosa". Con queste parole la Conferenza episcopale degli Stati Uniti interviene a proposito dell'annunciata iniziativa del pastore evangelico Terry Jones di voler bruciare copie del Corano in occasione dell'anniversario dell'11 settembre. Jones, giovedì, dopo la ferma condanna ricevuta da molti esponenti religiosi e dal presidente Barack Obama, aveva annunciato il ritiro della sua iniziativa.
C ari fratelli e sorelle! Prima di tutto, permettetemi di esprimere la gioia di trovarmi in mezzo a voi a Carpineto Romano, sulle orme dei miei amati predecessori Paolo VI e Giovanni Paolo II! E lieta è anche la circostanza che mi ha chiamato qui: il bicentenario della nascita del Papa Leone XIII, Vincenzo Gioacchino Pecci, avvenuta il 2 marzo 1810 in questo bel paese. Vi ringrazio tutti per la vostra A accoglienza! In particolare, saluto con riconoscenza il vescovo di Anagni-Alatri, monsignor Lorenzo Loppa, e il sindaco di Carpineto, che mi hanno dato il benvenuto all’inizio della celebrazione, come pure le altre autorità presenti. Un pensiero speciale rivolgo ai giovani, in particolare a quanti hanno compiuto il pellegrinaggio diocesano.
Povertà, immigrazione, violenza, narcotraffico. L'8 settembre, festa della Natività di Maria, è l'occasione per porre ai piedi della Vergine di Guadalupe, patrona del continente americano, i gravi problemi che pesantemente angosciano la società messicana. Una supplica che trova nella contestuale celebrazione del bicentenario dell'indipendenza nazionale un motivo in più per riproporre all'attenzione dei fedeli il senso dell'impegno per una società più giusta e lontana da quella violenza legata al traffico della droga che solo negli ultimi quattro anni ha mietuto la vita di ben venticinquemila persone.
Sarà pure una singolare coincidenza, ma l'Anno sacerdotale indetto da Papa Benedetto XVI si è concluso a un secolo dalla nascita del più celebre tra i "preti di carta". Sì, perché padre Brown, il parroco detective uscito dalla penna di Gilbert K. Chesterton, fece la sua prima comparsa sul numero di "Storyteller" del settembre 1910.
La tradizione liturgica siro-occidentale celebra, con le altre liturgie di oriente e occidente, la natività della Madre di Dio l'8 settembre. Di origine gerosolimitana, la festa - legata alla dedicazione di una chiesa nel luogo ritenuto casa di Gioacchino e Anna, genitori di Maria - venne introdotta a Costantinopoli nel VI secolo e a Roma da Papa Sergio I (687-701). Personaggi e temi sono presi dal Protovangelo di Giacomo, con la narrazione della storia di Gioacchino e Anna, anziani ambedue e sterile lei, che accolgono nello stupore e nella gioia la benedizione di Dio con la nascita della loro figlia.
Secondo i calcoli dell’americana Mary Lee Nolan, nella sola Europa occidentale sarebbero 6000 le chiese che entrano nella categoria di "santuario", cioè di quel luogo sacro verso il quale converge, quasi a raggiera, un itinerario di fede per celebrare una memoria e una presenza sacra cristiana. Proprio questo movimento centripeto, dall’esterno verso il centro, costituisce l’evento "pellegrinaggio". A noi ora interessa evocare il profilo del pellegrinaggio al santuario come itinerario verso quel centro ove si ha l’incontro con Dio, con Cristo, con la storia della salvezza, con Maria, coi martiri, coi santi.
Dal suo Leone vigile, generoso e arguto, il gregge perugino non s'è, in fondo, mai separato; né lui da loro. Lo si constata risalendo, non solo nella storia e nella tradizione, ma anche lungo il corso del Tevere: da più d'un campanile della diocesi, si sente ancora la Leona o la Leonia diffondere il caratteristico rintocco limpido e solenne, riservato alle grandi occasioni. Era di solito la campana maggiore: la intitolavano dal nome del "loro Papa" le singole parrocchie, per gratitudine e fierezza, quando veniva installata o fusa, perché si trattava, quasi sempre, di un dono suo.
"Un cristiano in mezzo ai musulmani cambia molte cose. Dà l'esempio di qualcosa di diverso. La nostra amicizia, il nostro spirito di servizio, fanno sorgere delle domande nei nostri compatrioti musulmani, del tipo: "Perché i cristiani si comportano così? Perché vivono in mezzo a noi nonostante siano minacciati?"".
I soldati francesi l’hanno ribattezzato ponte «Austerlitz». Non senza ironia sottintesa verso Slobodan Milosevic, paragonato a Napoleone: un omaggio alla sua disfatta. Qui, nel cuore del Kosovo autoproclamatosi indipendente il 17 febbraio 2008 e riconosciuto come tale dalla Corte di Giustizia dell’Aja il 22 luglio scorso, il ponte sul fiume Ibar fa da spartiacque alla paura di nuovi pogrom e alle due anime della città.
Ascoltando l'arcivescovo Loris Francesco Capovilla, già prelato di Loreto, parlare di Angelo Giuseppe Roncalli - del quale è stato segretario per lunghi anni - si ha l'impressione che Giovanni XXIII sia ancora accanto a noi. Ne parla come di una persona ancora viva, presente non solo nella sua vita, ma anche in quella della Chiesa. Racconta il Papa del concilio Vaticano II, il grande seminatore di pace, del dialogo con l'Oriente, l'abile diplomatico e il pastore pronto a donare se stesso per il gregge, nei suoi momenti più intimi.
Semplificazioni e luoghi comuni creano miti duri a morire, anche nella storia della Chiesa. È il caso di certi cliché applicati alla figura di Pio IX, il Pontefice del Sillabo e della questione romana, del dogma dell'Immacolata e del concilio Vaticano I, pastore di solida spiritualità ma anche uomo di governo, considerato ora liberale e riformatore, ora intransigente e antimoderno. Ma chi fu davvero Papa Mastai Ferretti? Monsignor Walter Brandmüller non ha dubbi: "Il suo - afferma - è stato un pontificato essenzialmente religioso e come tale va giudicato".
Sono lieto di presentare il primo volume di un'opera che offre solide basi documentali agli storici che vorranno avvicinarsi a due personalità di prima grandezza quali furono Pio XI e il suo segretario di Stato, il cardinale Eugenio Pacelli. Lo studio critico, ben documentato e minuzioso, frutto di una collaborazione vaticana fra diverse persone e istituzioni archivistiche, mostra il passo in avanti compiuto, sul piano storiografico, con questa edizione di fonti. La maggior parte di esse proviene dall'ampio fondo archivistico della Segreteria di Stato presso l'Archivio Segreto Vaticano e dalle preziose carte appartenenti all'Archivio Storico della Seconda Sezione della Segreteria di Stato, già Congregazione per gli Affari Ecclesiastici Straordinari.
Con la sua missione in Corea del Nord, questa settimana l’ex presidente Usa Jimmy Carter è riuscito a ottenere il rilascio di Aijalon Gomes, un attivista cristiano statunitense imprigionato da sette mesi a Pyongyang per una condanna a otto anni di lavori forzati. Lo scorso anno Bill Clinton era riuscito nell’intento di riportare a casa due giornaliste, Euna Lee e Laura Ling, catturate al confine settentrionale e condannate a pesanti pene detentive. Interventi che confermano lo stato di repressione nel Paese ancor più acuto verso la variegata presenza cristiana, perlopiù costretta nella clandestinità perché vista come una concreta minaccia verso il regime.
Tornavano alla loro base dopo un’estenuante giornata di lavoro. Dall’alba, avevano distribuito cibo, medicinali, coperte nella zona di Mingora. Tutto quel che avevano per aiutare gli sfollati della valle di Swat, nel Pakistan Nord Occidentale, colpiti dalle peggiori alluvioni degli ultimi 80 anni.
Arrivando da Nord percorri strade di montagna tortuose lungo crinali di boschi. Ulivi, castagni, gole; colline che si susseguono, senza tracce di uomini, all’infinito. Guadalupe appare all’improvviso, in un avvallamento.
Nel mondo si registra un crescente interesse per la beata Vergine Maria "e questo si deve a una maggiore comprensione della sua mirabile presenza nel mistero di Cristo". Lo ha fatto notare il cardinale Giovanni Battista Re nell'omelia pronunciata domenica 29 agosto, nel santuario della Mentorella dove, come inviato speciale del Papa, ha presieduto la messa per celebrare i millecinquecento anni di fondazione di questo tempio dedicato a Santa Maria delle Grazie.
Il santuario, situato in uno scenario incantevole sulla cima del monte Guadagnolo, appena fuori Roma, secondo la tradizione fu fatto erigere nel quarto secolo dopo Cristo dall'imperatore Costantino, di comune accordo con Papa Silvestro, nel luogo in cui avvenne la conversione di sant'Eustachio.
Tre monti nominati nella Bibbia hanno un rilievo, un'incidenza tutta particolare. Cominciamo col "monte Sion". Cominciamo di qui, anche se non è il primo dal punto di vista logico, non soltanto perché il monte Sion riassume in sé tutta la tensione verso l'alto delle pagine bibliche - come abbiamo potuto vedere anche attraverso lo sguardo che si leva verso l'alto e verso il monte, l'unico che può dare la salvezza - ma anche perché col monte Sion è stato identificato da parte della tradizione ebraica e cristiana prima e poi anche da parte di quella musulmana, un altro monte, che è radicale per tutte e tre le religioni monoteiste, ovvero il monte di Abramo, il monte Moria, monte che non è rintracciabile in nessun atlante.
"Dopo la caduta del muro, che divideva i Paesi dell'Oriente e dell'Occidente in Europa, è più facile l'incontro tra i popoli; ci sono più opportunità per accrescere la conoscenza e la stima reciproca, con un arricchente mutuo scambio di doni; si avverte il bisogno di affrontare uniti le grandi sfide del momento, a iniziare da quella della modernità e della secolarizzazione. L'esperienza dimostra ampiamente che il dialogo sincero e fraterno genera fiducia, elimina le paure e i preconcetti, scioglie le difficoltà e apre al confronto sereno e costruttivo": con queste parole, il 26 gennaio 2006, Benedetto XVI si rivolgeva ai delegati delle Chiese delle Conferenze episcopali delle comunità e degli organismi ecumenici d'Europa, che erano giunti a Roma come seconda tappa di un percorso ecumenico in preparazione dell'Assemblea ecumenica europea di Sibiu. I promotori avevano pensato a un "pellegrinaggio ecumenico" alle fonti della pluralità delle tradizioni cristiane in Europa, prima Roma, poi a Wittenberg e infine a Sibiu, proprio per manifestare la centralità di una conoscenza diretta dei luoghi dove il cristianesimo era nato, si era sviluppato, si era diviso e cercava di comprendere il mistero dell'unità della Chiesa.
Agnesë Gonxhe Bojaxhiu in albanese significa "bocciolo di rosa". Nata il 26 agosto 1910 a Üsküb (all'epoca nell'impero ottomano, oggi Skopje, capitale della Macedonia), era la più giovane di tre figli. Agnesë considerava "suo vero compleanno" il 27 agosto, data del suo battesimo.
Bandiere rosse con l’aquila bicefala albanese lungo tutto il boulevard di Deshmerot e Kombit. Gigantografie di Madre Teresa ovunque, sui palazzi. Tirana è pronta a celebrare i cento anni della sua nascita, ma verso la città vecchia, dietro la scenografia di specchi e lo sfarfallio di neon della nuova capitale, tutto più o meno, è come prima.
Quindici anni in un gulag sovietico, in totale 23 anni «detenuto» dal potere comunista di Mosca con l’accusa (falsa) di essere «una spia del Vaticano». Quasi rievocando un fatto di cronaca recente – lo scambio, avvenuto a luglio scorso – tra 10 spie russi negli Usa e alcuni agenti yankee di stanza in Russia – fu anche lui oggetto di permuta con due membri del controspionaggio dell’Urss.
Ma in questa sua dolorosa vicenda, padre Walter J.
È successo una notte di Pasqua in una delle mille chiese del monte Athos. Un coreografo inglese, in vacanza nella terra dei suoi avi, ha sentito l'impulso irrefrenabile di cambiare la sua vita: diventare sacerdote secondo il credo nel quale il padre, originario dalla Grecia, l'aveva fatto battezzare. Così non è tornato più a Brighton, ai suoi spettacoli e alle molte star che aveva conosciuto in giro per il mondo.
La storia di Tommaso Sgovio si apre come molte altre: agli inizi del Novecento una famiglia italiana di origini pugliesi viene costretta dalla povertà a cercare fortuna negli Stati Uniti; la situazione pesante in cui si trova il capofamiglia, un semplice operaio, immigrato in un Paese che conosce una profonda crisi economica, porta ben presto quest'ultimo alla militanza politica con la sinistra comunista; l'esito di questo impegno e lo scontro con le autorità americane e la conseguente espulsione dagli Stati Uniti. Siamo all'inizio degli anni Trenta. A quel punto il padre di Tommaso decide di non tornare nell'Italia fascista e di tentare invece la carta che allora affascinava moltissimi attivisti del movimento comunista internazionale: l'Unione Sovietica.
L'Italia cattolica come "eccezione" nel panorama secolarizzato dell'Europa occidentale e come modello per la altre Chiese del continente è un punto di riferimento capitale degli ultimi due papi. Giovanni Paolo II lo disse e scrisse più volte. Ad esempio nella "Grande preghiera per l'Italia" del 1994: "L’Italia come nazione ha moltissimo da offrire a tutta l’Europa.
Pascoli, pecore, scrosci di pioggia, rari squarci di sole in un cielo di nuvole che subito si richiudono, severe, sopra a quel raggio sfuggito. La strada verso Lough Derg, nella parte settentrionale dell’Irlanda, in prossimità dell’Atlantico, sembra lasciarsi alle spalle il mondo. Avanzi in un orizzonte infinito e agli incroci, nei rari borghi, nessuno.
Un popolo che non fa notizia. «Perché i fatti dello spirito non salgono alla ribalta della cronaca », spiega il rettore del santuario di Caravaggio, don Gino Assensi. Eppure «qui si fa la storia, quella che si tesse nel silenzio e che costituisce la vera ossatura dell’umanità », aggiunge il rettore del santuario di Loreto, padre Marzio Calletti.
Ci voleva l’allarme bomba al santuario di Lourdes, rivelatosi poi inconsistente, perché il circo mediatico si accorgesse di un fenomeno che ordinariamente non assume dignità di notizia. Il "fenomeno" in questione sono i fiumi di pellegrini che in occasione della festa dell’Assunta affollano i santuari mariani. Trentamila solo nella località francese, migliaia nei luoghi-simbolo del nostro Paese.
Di fronte alla macelleria “Youssef” – solo carne halal e dolci arabi – i ragazzi bevono birra ai tavolinetti della taverna “La Mancha”. Una signora di mezza età sorseggia un thè al bar Beirut, a pochi metri dai polli arrosto di Anacapri. Ad ogni angolo, un bugigattolo promette chiamate telefoniche, collegamenti Internet e invio di denaro in Marocco a prezzi moderati.
"Preghiamo perché la Madonna di Sümela diventi garante della pacifica coesistenza dei due popoli, cristiani e musulmani i quali oggi si incontrano su questo luogo sacro. Un luogo meta di pellegrinaggio di cristiani e turchi. E questo nostro pellegrinaggio diventi un ponte tra i due popoli.
Il pensiero di John Henry Newman era ben conosciuto a padri e periti conciliari: e tra questi anche al già ben noto teologo tedesco Joseph Ratzinger. Durante il concilio vaticano II, ci si riferì a Newman - come a un altro originale filosofo e teologo, Antonio Rosmini - come a un ispiratore e "padre assente" del concilio. Dire esaustivamente quanto le decisioni conciliari debbano ai suoi insegnamenti esigerebbe un oratore molto, ma molto più ferrato di me, che non ho coltivato né la filosofia né la teologia, ma ho soltanto "razzolato" in esse! In un articolo scritto su "L'Osservatore Romano" nel 1964, il filosofo cattolico Jean Guitton scriveva: "I grandi geni sono dei profeti sempre pronti a rischiarare i grandi avvenimenti, i quali, a loro volta, gettano sui grandi geni una luce retrospettiva che dona loro un carattere profetico.
«Il santuario di Arenzano ha scritto, nel corso della sua storia centenaria, importanti pagine di fede e di vita ecclesiale che bene si collocano nella tradizione della devozione al Bambino Gesù» ed è diventato nel tempo «il segno di una viva presenza di Cristo». Così disse il segretario di Stato vaticano, cardinale Tarcisio Bertone, nell’omelia della Messa celebrata, all’inizio dell’anno passato, in occasione della chiusura dei festeggiamenti per il primo centenario del Santuario. Intitolato a Gesù Bambino di Praga, il Santuario di Arenzano è l’unico in Italia con questo nome.
"Non bisogna perdere di vista il fatto che noi siamo la Chiesa dei martiri e della risurrezione. Tutti gli apostoli sono stati martiri. Gesù ce lo ripete con insistenza: "Non abbiate paura".
"Vi sono intenzioni particolari per più insistente preghiera? (.. .) Anzitutto la Chiesa: la grande famiglia dei cristiani, il Corpo mistico di Cristo, la famiglia stessa di Maria".
C'è bisogno di tanto ottimismo per alimentare di nuova linfa le Chiese del medio oriente. Tuttavia "nonostante le apparenze lascino pensare ad un futuro fosco - dice in questa intervista al nostro giornale sua beatitudine Antonios Naguib, Patriarca di Alessandria dei Copti cattolici, uno dei patriarchi che ricevette a Nicosia, nel giugno scorso dalle mani del Papa, l'Instrumentum laboris della prossima assemblea speciale per il Medio Oriente del sinodo dei Vescovi - le nostre Chiese hanno la possibilità di cambiare le cose. A patto che riscoprano la necessità di restare unite tra di loro".
Ti muovi per Siena e, fra le contrade che si sfidano nel Palio, c’è quella del Nicchio: come emblema ha una conchiglia che è un retaggio della Via Francigena. Giri per Roma e sui palazzi della Santa Sede compare lo stemma di Benedetto XVI: al centro spicca una conchiglia che accompagna il ministero di Joseph Ratzinger fin dalla sua ordinazione episcopale. E ancora: sei al volante, hai bisogno di fare rifornimento e ti fermi alla pompa di benzina di una delle quattro maggiori multinazionali petrolifere, la Shell: il logo è una conchiglia simile a quelle che commerciava Marcus Samuel, padre del fondatore, ed eredità dello stemma della famiglia Graham, sottoscrittrice di parte del capitale della società.
Il 20 luglio Karen Woo si stava «affannosamente preparando per il viaggio in Nuristan», ma sembrava più preoccupata per la sorte dei cinque gatti e «numerosi» conigli che avevano preso residenza nel suo giardino di Kabul che della sua incolumità. «Posso pensare alla fatica e alla sofferenza del viaggio – scrisse allora nel suo blog – e so che la missione non sarà senza rischi, ma non riesco a immaginarmelo adesso».
La 36enne Woo è fra le dieci vittime freddate in un agguato taleban che ha sterminato un’intera squadra di medici dell’organizzazione non governativa cristiana Iam.
Sarà un Black Day, il Giorno Nero, quello che milioni di dalit (fuori casta) cristiani e musulmani celebreranno il 10 agosto in India, per sottolineare il perdurante stato di discriminazione in cui sono costretti a vivere. Il 10 agosto, infatti, sarà ricordata la promulgazione della Constitution (Scheduled Castes) Order del 1950 che preclude ai dalit non indù il godimento di una serie di diritti sociali, tra cui, in particolare, l'accesso lavorativo nelle amministrazioni pubbliche. Originariamente la normativa contemplava soltanto i dalit indù tra i beneficiari del provvedimento, ma in seguito venne estesa anche a sikh e buddisti.
Non si comprende il pontificato di Pio X (1903-1914) se non si tiene presente che al centro del suo universo mentale c'era il problema dell'atto di fede. Se la Chiesa è lo strumento della salvezza, l'istituzione ecclesiastica deve servire a conservare e a rinforzare la fede dei cristiani, a salvaguardarne i contenuti, a chiarirne il significato, a tutelarne l'integrità, a garantire la vita sacramentale e di grazia. Durante tutta la sua vita sacerdotale, infatti, trascorsa tra canoniche di paese e curie di provincia, Giuseppe Sarto aveva considerato l'insegnamento del catechismo come il primo e il principale dei suoi doveri.
"Di caverna in caverna/Quasi di sfera in sfera/Quasi di cielo in cielo/Entra qui il pellegrin pieno d'alto zelo". Questo componimento poetico del sacerdote Francesco Maria Torrigio arricchiva la prima edizione del 1618 della guida Le Sacre Grotte Vaticane. Con linguaggio allegorico il presbitero introduceva i fedeli alla scoperta del luogo legato per antonomasia alla memoria di san Pietro.
La cultura moderna è stata profondamente segnata dal progetto di liberare l'uomo occidentale attraverso la negazione e il superamento dei dogmi cristiani: l'ateismo come principio di liberazione umana. La filosofia idealistica tedesca ha elaborato il concetto di alienazione. Per riportare l'uomo a se stesso, bisogna sottrarlo a ciò che lo aliena, a ciò che lo porta fuori dal mondo, ossia innanzitutto alla superstizione religiosa.
"Una delle gioie che proviamo è ammirare gli occhi di coloro che ci chiedono perché siamo venuti in Thailandia, ai quali spieghiamo la nostra scelta": sono le gioie semplici, essenziali, a dar forza a chi annuncia il Vangelo, come nel caso dei coniugi Irene Baldan e Simone Ventola. La decisione di partire, come coppia e famiglia, viene da lontano, sostenuta dall'esperienza di amici e conoscenti, religiosi e laici, che hanno fatto lo stesso passo prima di loro.
La coppia, con due figli, più uno "in arrivo", è infatti in Thailandia dal 14 aprile e conta di rimanerci cinque anni, tempo dedicato a un progetto al quale hanno aderito presso il Pontificio istituto missioni estere (Pime).
Nel mese di giugno del 1859 il territorio lombardo divenne teatro di alcune tra le più sanguinose battaglie della Seconda guerra d'indipendenza italiana. L'esercito sabaudo, con l'indispensabile alleanza dei soldati francesi e l'ingente apporto delle truppe garibaldine, dopo i sanguinosi scontri con gli austriaci avvenuti a Palestro e Magenta, entrò trionfalmente a Milano l'8 giugno, capeggiato dal sovrano piemontese Vittorio Emanuele di Savoia e dall'imperatore di Francia, Napoleone iii. Le vittorie riportate il 24 giugno, nelle battaglie di Solferino e San Martino, a prezzo di sanguinosi combattimenti e migliaia di caduti, completarono la liberazione della Lombardia aprendo la strada verso il Veneto che invece, a seguito dell'armistizio stipulato in luglio dai francesi a Villafranca, fu lasciato sotto il dominio austriaco.
"Sono venuto alla luce in questo mondo di calamità alle tre dopo la mezzanotte del 2 maggio 1602, proprio nel giorno dedicato a sant'Atanasio, nella città di Geisa, situata a tre ore di viaggio da Fulda". Così comincia l'autobiografia di Athanasius Kircher finalmente ripubblicata in Italia (Roma, La Lepre Edizioni, Vita del reverendo padre Athanasius Kircher. Autobiografia, 2010, pagine 124, euro 14) e l'incipit già contiene una parola-chiave, "calamità", che accompagnerà come un leit-motiv il seguito del racconto.
Da Monistrol la strada sale in stretti tornanti. È un’apparizione improvvisa, a una curva, il massiccio di Montserrat: splendido, tanto che accosti, ti fermi, per restare a guardare. Una schiera di guglie color oro, una accanto all’altra come sorelle; le forme più bizzarre – bambole, frati, teschi.
Non di rado si sente da parte di teologi o di pensatori "spirituali" esaltare il "Dio di Abramo, di Isacco e di Giacobbe" (Esodo, 4, 5; Matteo, 22, 32), conosciuto nel suo rivelarsi mediante la storia della salvezza, e invece considerare con sospetto e indifferenza il "Dio dei filosofi", conosciuto attraverso l'esercizio della ragione.
Spesso, anzi, si dubita che il riconoscimento dell'esistenza di Dio possa essere un traguardo della ragione; e, in ogni caso, il Dio così raggiunto per tale via, sarebbe un Dio freddo e anonimo, imprigionato nei concetti; insomma, un "Motore immobile", senza affetto e cura per l'uomo, che, a sua volta, non potrebbe realmente amarlo ed entrare in una viva relazione con lui.
Si tratta di solito dei medesimi teologi che, convinti e almeno in certa misura conniventi dell'attuale crisi della metafisica, com'è chiamata, sono scettici o indifferenti rispetto all'affermazione del Vaticano i, là dove si dichiara che "Dio, principio e fine di tutte le cose, può essere conosciuto con certezza dalla luce della ragione umana, a partire dalle realtà create" (Costituzione Dei Filius, 2).
Cari fratelli e sorelle, in questi giorni ricorre la memoria liturgica di alcuni Santi. Ieri abbiamo ricordato sant'Ignazio di Loyola, fondatore della Compagnia di Gesù. Vissuto nel XVI secolo, si convertì leggendo la vita di Gesù e di Santi durante una lunga degenza causata da una ferita subita in battaglia.
Condanna di ogni forma di fondamentalismo religioso e dell'uso strumentale della fede; apprezzamento per tutti gli sforzi tesi all'affermazione del dialogo e della pacifica convivenza. Incontrando, ieri, una delegazione dell'associazione studentesca Rondine-Cittadella della Pace - giunta a Istanbul a conclusione del "viaggio di amicizia" nel Caucaso del sud e in Turchia - il Patriarca ecumenico di Costantinopoli, Bartolomeo, ha sottolineato come occorra "eliminare il fanatismo religioso, che purtroppo esiste ancora oggi, così come bisogna eliminare le guerre nel nome delle religioni". Per questo ha incoraggiato l'esperienza di convivenza e di dialogo che Rondine vive ogni giorno grazie allo Studentato internazionale, accogliendo giovani provenienti da diverse aree di conflitto.
Una minoranza vivace, molto sfaccettata e poco nota ai fedeli di rito latino. In vista del Sinodo delle Chiese orientali, in programma dal 10 al 24 ottobre a Roma, il segretario della Congregazione vaticana che si occupa dell'«altro polmone» della Chiesa cattolica cerca di descrivere il complesso mosaico delle comunità di rito orientale, sparse ormai in tutto il mondo attraverso l'emigrazione: le Chiese siriache e siro-malankaresi, caldee e armene, copte e maronite, etiopi, siro-malabaresi, ecc. Monsignor Cyril Vasil', gesuita originario di Kosice (Slovacchia), è convinto che i cattolici non abbiano ancora una conoscenza adeguata della propria tradizione.
Se alla genesi della teologia sta il mistero cristiano, ed essa si può definire come "intelletto della fede", non è pensabile che in una determinata epoca la si possa completamente rifare. Nella diversità dei tempi essa viene alimentata da una tradizione ininterrotta di contenuti e anche di linguaggio, che non ammette discontinuità drastiche e rivoluzionarie, pena la perdita dell'identità. È lecito almeno nutrire qualche perplessità di fronte a un teologo che sia persuaso di proporre dottrine teologiche inusitate e singolari, non mai insegnate prima di lui.
E ora anche noi ci mettiamo alla scuola di questo grande maestro e proviamo a seguire questo luminoso itinerario che lui ha seguito e tracciato anche per noi.
Dall’essere a Dio Il primo impegno di padre Garrigou-Lagrange – si veda l’opera Il senso comune e la filosofia dell’essere (1909) – scardina e confuta l’agnosticismo per cui non si potrebbe conoscere più nulla di vero e di certo, e riafferma il valore oggettivo e trascendente dei principi razionali, attraverso cui l’uomo conosce la prima verità accessibile riguardo al reale. Ecco la prima lezione di san Tommaso, o meglio della “filosofia dell’essere”: senza la certezza che con la nostra ragione raggiungiamo, anche se in modo limitato, la realtà, non potremo mai dire nulla di sicuro su Dio, neppure sul Dio che Gesù Cristo ci ha rivelato.
Inizia parlando di sé, così semplicemente, l’arcivescovo cattolico di Minsk-Mohilev, Tadeusz Kondrusiewicz: «Sono nato e vissuto in Bielorussia, vi ho servito come sacerdote, e poi come vescovo dal 1989 al 1991, i primi due anni dopo la mia ordinazione episcopale. A Mosca poi ho trascorso più di sedici anni, e ora eccomi ancora a Minsk. Ci sono un milione e mezzo di cattolici di rito latino in Bielorussia: il numero più grande, dopo la Lituania, nell’area dell’ex Unione Sovietica».
La Chiesa di Milano è sempre stata aperta all'Oriente. Questo rapporto è attestato da moltissime testimonianze, a partire dalla tradizione - sebbene leggendaria - secondo la quale l'origine della Chiesa milanese risalirebbe a san Barnaba, il levita di Cipro protagonista con san Paolo della prima evangelizzazione in Asia minore. Ancor oggi la Chiesa ambrosiana ricorda il 25 settembre tutti i santi vescovi milanesi dei primi secoli, tra i quali spiccano molti nomi chiaramente greci o orientali: così Anàtalo, Calimero, Mona, Eustorgio, Dionigi, Màrolo originario della provincia del Tigri, Lazzaro ed Eusebio.
Il caso Lautsi ha suscitato scalpore in Europa dopo la condanna dell'Italia da parte della Corte europea dei diritti dell'uomo per la presenza dei crocifissi nelle scuole pubbliche, presenza che violerebbe i diritti dell'uomo. Per dare una base legale alla sua decisione, la Corte ha creato un obbligo nuovo, per il quale lo Stato sarebbe "tenuto alla neutralità confessionale nel campo dell'educazione pubblica". La Corte ha aggiunto di non vedere "come l'esposizione, nelle classi delle scuole pubbliche, di un simbolo che è ragionevole associare al cattolicesimo (religione maggioritaria in Italia) potrebbe servire il pluralismo educativo, che è essenziale per preservare una "società democratica" così come la concepisce la Convenzione".
Non è difficile pregare, né occorrono conoscenze specialistiche. Rivolgersi a Dio - per confessare i propri limiti, per chiedere aiuto, per ringraziare e lodare - è cosa naturale per l'essere umano, un impulso spontaneo in ogni donna e uomo, in ogni cultura e civiltà, in ogni periodo storico. Anche là dove circostanze avverse - l'ignoranza, il peccato, il rifiuto di un determinato concetto religioso o di ogni forma di religione - inibiscono di pregare, la preghiera c'è comunque.
Lo sviluppo di Compostela come centro urbano e culturale dal X secolo è intimamente legato al ritrovamento dei resti del corpo dell'apostolo Giacomo il maggiore attorno al 820-830. A questo sviluppo collaborò in modo decisivo l'insediamento nella città dei vescovi d'Iria nella seconda metà del secolo, anche se dagli inizi dello stesso secolo Sisnando i fece costruire un ospedale per accogliere i pellegrini, le cui offerte arricchivano il "luogo santo". Il santuario attraeva allora sia i pellegrini della penisola sia quelli stranieri, come il franco Bretenaldo, che si stabilì nella città nel primo terzo del secolo, l'ignoto chierico tedesco che raccontava di essere stato guarito dalla cecità a Santiago nel 930, il vescovo di Le Puy, Godescalco, il cui pellegrinaggio venne fatto durante l'inverno del 950-951 con una grande comitiva, il vescovo di Reims, Hugues di Vermandois, trovatosi a Compostela dieci anni dopo, oppure il monaco armeno Simeone, che arrivò alla "chiesa dell'apostolo Giacomo Maggiore" nel 983-984.
Non è Ratzinger l’obiettivo. Non è insofferenza per il Pontefice tedesco, non è una questione di interpretazioni del Concilio Vaticano II e nemmeno una faccenda di pedofili e palazzinari. La vera causa delle continue discussioni sulla Chiesa è la Chiesa stessa.
Su via al-Karamah il traffico è intenso. I taxi si fermano per fare scendere donne avvolte in sari indiani e famiglie di filippini, mentre gruppi di giovani africani si uniscono al flusso inarrestabile di centinaia di persone dirette verso la cattedrale di San Giuseppe. Il cortile della parrocchia è invaso da migliaia di bimbi appena usciti dal catechismo settimanale.
Rashid Emmanuel e Sajid Masih Emmanuel, due fratelli cristiani a processo con l’accusa di blasfemia, sono stati uccisi oggi a colpi di arma da fuoco all’uscita del tribunale. Un commando di sconosciuti ha colpito all’esterno del tribunale di Faisalabad, nel Punjab. I due uomini, ammanettati, dovevano rientrare in carcere al termine dell’udienza.
Siamo ormai nel cuore dell’estate, almeno nell’emisfero boreale. E’ questo il tempo in cui sono chiuse le scuole e si concentra la maggior parte delle ferie. Anche le attività pastorali delle parrocchie sono ridotte, e io stesso ho sospeso per un periodo le udienze.
24 giugno 2010, una data destinata a lasciare il segno nei travagliati rapporti tra la Santa Sede ed il Regno del Belgio. Quel giorno, mentre è in corso una riunione della locale Conferenza Episcopale, una trentina di poliziotti fanno irruzione nell’Arcivescovado di Malines-Bruxelles in pieno stile sovietico. I Vescovi presenti vengono trattenuti per nove ore in stato di fermo, previa perquisizione e sequestro dei rispettivi telefoni cellulari.
Da qualche giorno è nelle librerie italiane un nuovo volume di Romano Amerio, il terzo dell'"opera omnia" di questo autore, che le edizioni Lindau stanno pubblicando. Amerio, morto nel 1997 a Lugano all'età di 92 anni, è stato uno dei più grandi intellettuali cristiani del Novecento. Filologo e filosofo di prima grandezza, Amerio è divenuto noto in tutto il mondo per il suo saggio uscito per la prima volta nel 1985 e tradotto in più lingue dal titolo: "Iota unum.
"Questa non segna certamente la fine del nostro cammino per l'unità", ha affermato l'arcivescovo di Canterbury Rowan Williams riferendosi alla decisione presa ieri sera dalla maggioranza dei membri del Sinodo generale della Chiesa d'Inghilterra, convocato a York, di procedere comunque nella riforma delle norme per consentire, nel prossimo futuro, la consacrazione di donne vescovo.
Durante i lavori di ieri, il primate della Comunione anglicana è apparso molto contrariato dopo la notizia della mancata approvazione delle norme da lui proposte, insieme al vescovo di York, John Sentamu, per introdurre nell'attuale regolamentazione alcuni vescovi ausiliari, esclusivamente uomini, ai quali sarebbe spettata la cura pastorale delle parrocchie di fedeli che, per motivi di rispetto alla tradizione religiosa, non sono disponibili a riconoscere, neppure in futuro, l'autorità di donne vescovo.
Dopo avere appreso che le norme da lui proposte, per evitare alla Chiesa d'Inghilterra la possibilità di uno scisma tra fedeli progressisti e conservatori, erano state bocciate dalla maggioranza dei rappresentanti della Camera del clero, per uno scarto di soli cinque voti, Williams, sopraffatto dallo scoraggiamento, ha esclamato: "In un periodo di grande difficoltà e preoccupazione come quello che abbiamo vissuto nei giorni scorsi, viene veramente la tentazione di gettare questo progetto nel cestino delle cose troppo difficili da realizzare!".
A Natale del 2009, in un discorso alla Curia romana, Benedetto XVI aveva auspicato l’apertura di uno spazio per il dialogo con «coloro per i quali la religione è una cosa estranea, ai quali Dio è sconosciuto e che tuttavia non vorrebbero rimanere semplicemente senza Dio, ma avvicinarlo almeno come sconosciuto». Un luogo di riflessione e incontro, quindi, come lo era il “cortile dei gentili” nel Tempio di Gerusalemme. In brevissimo tempo, in risposta all’appello del pontefice, il progetto di una nuova fondazione chiamata proprio “Il cortile dei gentili”, è stato annunciato dal Pontificio Consiglio della Cultura.
Dove non sono arrivati i bersaglieri della breccia di Porta Pia ci arriveranno avvocati e giudici a stelle e strisce; a mettere fine al potere temporale della Chiesa non saranno i cosacchi che abbeverano i loro cavalli alle fontane di Piazza San Pietro, ma gli ufficiali giudiziari che sventolano ingiunzioni di pagamento sotto le finestre del Papa. A rendere non del tutto remoto questo fosco scenario è la decisione con cui settimana scorsa la Corte suprema americana ha deciso di non prendere in esame un ricorso della Santa Sede, chiamata in causa in un processo per abusi sessuali a Portland nell’Oregon. L’appello chiedeva che fosse riconosciuta l’immunità giudiziaria della Santa Sede di fronte alle Corti Usa in quanto stato sovrano, in base a un principio di diritto internazionale recepito anche dalla legge americana.
Don Giorgio e il Drago. Don Giorgio Pontiggia, prete in Milano, che se ne va a neanche settant’anni. E il Nemico dell’uomo di nuovo atterrato dalla lancia di un cristiano.
Sabato 15 marzo, vigilia della Domenica delle Palme. Un uomo prega inginocchiato tra gli altri fedeli nella basilica di Assisi. Prega intensamente, con gli occhi chiusi, per oltre mezz’ora.
Mancano quasi quattro mesi all'arrivo di Benedetto XVI a Santiago de Compostela. Nella città galiziana, meta del più famoso "cammino" d'Europa - l'Unesco ha dichiarato le strade e i luoghi che ne fanno parte "patrimonio dell'umanità" - già si avverte il fervore dell'attesa.
Tanto più in questi giorni di avvicinamento alla data celebrativa della festa di san Giacomo, poiché quest'anno essa coincide con un evento importante nella vita della comunità di Santiago.
Il tripudio del Giubileo del 2000 fa da crudele contrasto, solo dieci anni dopo, con la via dolorosa della Chiesa di oggi. Eppure, se appena si scava in cosa fu davvero quell'anno di grazia, si scopre che la Chiesa di papa Benedetto semplicemente ne realizza gli annunci.
Il Giubileo fu anno di pentimento e perdono.
"Il contributo delle Chiese alla lotta contro la povertà e l'esclusione sociale". Questo il titolo del convegno svoltosi venerdì a Bruxelles promosso dalla Commissione degli episcopati della Comunità europea (Comece) nell'ambito dell'Anno europeo.
All'incontro hanno preso parte numerosi rappresentanti dell'Ufficio dei consiglieri politici della Commissione europea, i membri della commissione "Chiesa e società" della Conferenza delle Chiese europee (Kek), il segretario della Comece.
"Lascerò la mia casa e la terra che amo per l'umido Bengala, per una riva distante. In cambio, Ti chiedo solo, o Padre dolce come nessun altro: concedimi di salvare almeno un'anima, un'anima che già conosci". Così, madre Teresa, prima di partire per l'India, il 1° dicembre 1928.
Non ogni filosofia conviene alla teologia. Ma la conseguenza di questo non è che il teologo per dedicarsi alla sacra doctrina debba prima scegliere una determinata filosofia, da applicare poi all'intelligenza della fede, anche se, avviando questa intelligenza, già dispone normalmente di una filosofia. Se ci si propone la professione teologica, l'officium sapientis, come lo chiama Tommaso d'Aquino, si parte anzitutto e da subito con l'ascolto della Parola di Dio, accolta nella fede, ed esattamente non al fine di averne una comprensione "razionale".
Il ricorso presentato dal Governo italiano contro la sentenza della Corte di Strasburgo del 3 novembre 2009 critica la decisione della Corte, la quale ha affermato che la presenza del Crocifisso nelle aule scolastiche contrasta con la necessaria neutralità che uno Stato dovrebbe avere nell'esercizio delle proprie funzioni pubbliche. Anzi, ha ritenuto che questo simbolo possa essere una fonte di turbamento emotivo per gli alunni che credono in un'altra religione o che non credono affatto. Insomma, per i giudici di Strasburgo l'esposizione del Crocifisso contrasterebbe con le necessarie garanzie di pluralismo educativo di una società democratica.
Il cortese invito ad aprire i lavori di questa Settimana sociale mi offre la gradita occasione di incontrarmi con voi, autorità della Repubblica di Cuba, ambasciatori accreditati all'Avana, autorità della Chiesa cattolica in Cuba e fedeli laici che partecipano ai lavori. A tutti e a ciascuno vada il mio cordiale saluto. Penso poi specialmente a voi fedeli laici qui presenti, che rappresentate le diverse e più qualificate componenti della Chiesa sull'isola.
"Ti consiglio di leggere i cartelli" dice un volontario dell'ufficio stampa a un giornalista appena arrivato nello stadio Helvia Recina, spiegandogli da dove si comincia a descrivere un evento come il pellegrinaggio Macerata-Loreto, "questa notte così strana in cui si cammina verso il luogo in cui Dio si è fatto carne" come la definisce il vescovo di Fabriano, monsignor Giancarlo Vecerrica, promotore di un gesto che si ripete ogni anno dal 1978.
Guardare i cartelli, scritti all'ultimo minuto con un pennarello e illuminati da una torcia elettrica fissata con il nastro adesivo, o preparati con cura da casa, decorati da led luminosi o incorniciati da complesse architetture di neon, è un modo per capire cosa muove le novantamila persone che si sono messe in cammino per raggiungere la loro meta; i cartelli non indicano solo la provenienza dei singoli gruppi, ma anche la gioia di appartenere a un popolo, a un'"etnia sui generis" come la definiva Paolo vi.
Dal modellino a intaglio del santuario alle strutture gonfiabili - per ridurre al massimo il peso senza rinunciare alla creatività - con le scritte "Noto", "Lugano", "Buccinasco", incastrati alla bell'e meglio dentro uno zaino o portati in processione - perché di questo si tratta, di una processione lunga una notte - con solennità e compostezza, i cartelli sono il simbolo visibile della decisione di condividere la fatica ma anche la gioia di consegnare tutta la propria storia e le intenzioni proprie e degli amici alla Madonna; nei foglietti piegati in tasca ci sono volti amati, ferite che non si rimarginano, la gioia di un sogno realizzato, insieme all'amarezza per il proprio male e al dolore di non essere neppure capaci di pregare.
Il tema del martirio non è fra quelli più insistentemente ricorrenti nei Sermoni di Antonio di Padova e questo dato potrebbe forse sorprendere, di primo acchito, se lo si considera proprio in rapporto al significato così rilevante che l'incontro con i protomartiri francescani del Marocco ebbe per la vita di colui che era ancora il giovane Fernando.
In realtà questo stesso dato, per essere letto correttamente, va chiarito con due precisazioni: la prima, in riferimento all'opera dei Sermones in sé, la seconda relativa alla trattazione specifica che in essi viene riservata al martirio. L'approccio al testo dei Sermones di Antonio, infatti, non può prescindere dalla consapevolezza della loro finalità e dei caratteri che tale finalità conferisce all'insieme dell'opera.
Una "lezione" viene da Oriente. E dai sacerdoti delle Chiese cattoliche orientali. Quella di recuperare, attraverso il particolare culto reso allo Spirito Santo, il rapporto tra liturgia e vita.
È sempre più difficile sopportare il quotidiano rituale dei commenti ai dati borsistici, valutari, finanziari: c'è molta crisi in Europa; oggi un po' meno, perché la borsa sale, domani invece un po' di più. La gravità della crisi attuale si misura non tanto dalle turbolenze dei mercati finanziari - delle quali si parla fin troppo - quanto dalle condizioni di oggettiva difficoltà in cui versano molte persone: lavoratori o disoccupati che faticano a sbarcare il lunario, imprenditori che non hanno i mezzi finanziari per realizzare opere di sviluppo. C'è tanto bisogno di una finanza amica della persona, eppure prevale il tecnicismo, concentrato sugli indicatori di brevissimo periodo, come se ciò bastasse a cogliere il perché degli eventi.
Beatissimo Padre, sono don José Eduardo Oliveira y Silva e vengo dall'America, precisamente dal Brasile. La maggior parte di noi qui presenti è impegnata nella pastorale diretta, in parrocchia, e non solo con una comunità, ma a volte siamo ormai parroci di più parrocchie, o di comunità particolarmente estese. Con tutta la buona volontà cerchiamo di sopperire alle necessità di una società molto cambiata, non più interamente cristiana, ma ci accorgiamo che il nostro "fare" non basta.
Nel Dialogo sul sacerdozio, scritto secondo il modello letterario dei dialoghi platonici, Giovanni Crisostomo nel ii libro afferma che il sacerdote è colui che ama Cristo, e questo amore viene chiesto dallo stesso Cristo nella persona di Pietro: "E qual maggior guadagno, soggiunsi - scrive l'autore - che l'essere venuti a compiere quelle opere che Cristo stesso disse di essere segni dell'amore verso di lui? E, rivolgendosi al corifeo degli apostoli: Pietro, dice, mi ami tu? E affermandolo questi soggiunse Cristo: Pascola le mie pecore". E aggiunge il Crisostomo molto acutamente: "Dice Cristo infatti: "Pietro mi ami tu più di costoro? Pascola le mie pecore". Poteva per altro dirgli: "Se mi ami, pratica il digiuno, il sonno su nuda terra, le vigilie ininterrotte, assumi la difesa degli oppressi, sii come un padre agli orfani e come un marito alle madri loro"; invece, lasciando da parte tutte queste cose, che dice? "Pascola le mie pecore"".
Cari confratelli nel ministero sacerdotale, Cari fratelli e sorelle, l'Anno Sacerdotale che abbiamo celebrato, 150 anni dopo la morte del santo Curato d'Ars, modello del ministero sacerdotale nel nostro mondo, volge al termine. Dal Curato d'Ars ci siamo lasciati guidare, per comprendere nuovamente la grandezza e la bellezza del ministero sacerdotale. Il sacerdote non è semplicemente il detentore di un ufficio, come quelli di cui ogni società ha bisogno affinché in essa possano essere adempiute certe funzioni.
Il viaggio del Papa a Cipro è stato un grande passo in avanti nel cammino di avvicinamento tra la Chiesa cattolica e quella greco-ortodossa, i cui frutti non mancheranno di farsi sentire anche nel dialogo con il Patriarcato di Mosca. Ne è sicuro il cardinale Walter Kasper, presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione dell'Unità dei Cristiani, che ha seguito da vicino Benedetto XVI nei tre giorni della visita. "Porto con me - dice tra l'altro il cardinale in questa intervista rilasciata al nostro giornale - l'immagine della gioia di un popolo che ha confidenza quotidiana con la sofferenza".
ASIA/TURCHIA -Iskenderun (Agenzia Fides) – “La scomparsa di Mons. Luigi Padovese è una grave perdita per la Chiesa turca e per la Chiesa universale”, dice all’Agenzia Fides Fr. Hanry Leylek OfmCap, frate cappuccino turco, di stanza a Mersin, nel Vicariato Apostolico dell’Anatolia, e confratello del Vescovo ucciso ieri a Iskenderun.
Nell'imminenza della sua morte Gesù rende i suoi apostoli partecipi del suo corpo dato e del suo sangue sparso. Così, mangiando il pane da lui spezzato e bevendo al calice da lui benedetto, entrano già in comunione con il suo sacrificio. Ma quel gesto di Cristo dovrà essere rinnovato come suo memoriale: la cena del Signore (1 Corinzi, 12, 20) è destinata ad accompagnare la vita dei discepoli.
Finisce maggio, quello che una volta era il mese dei Rosari nelle corti della cascine, la sera. Delle processioni dietro alle Madonne di gesso, portate come in trionfo per le strade mentre la gente sulle soglie delle case si segnava. Solo memorie del passato? In un convegno internazionale a Oropa e Crea si è parlato di Madonne nere: quelle icone dal volto negro diffusamente venerate, da Czestochowa a Montserrat.
Fin dal I secolo d.C . sembra si fossero già affermate le tradizioni del pellegrinaggio cristiano sia a Gerusalemme dove (riprendendo e modificando il pellegrinaggio ebraico, la aliyah) si ricercavano le tracce della vita di Gesù, sia a Roma, ai sepolcri degli apostoli Pietro e Paolo.
Come vengono preparati i futuri sacerdoti a una vita affettiva senza rapporti sessuali?
Innanzitutto bisogna precisare che la sessualità non si limita alla sua dimensione genitale, così come la vita affettiva è più vasta della vita sessuale, anche se questo ambito è evidentemente importante. Inoltre, nel seminario, non ci si interessa solo a questa dimensione particolare del futuro sacerdote, per quanto importante essa sia, ma si cerca anche di promuovere uno sviluppo integrale, tenendo conto dell'insieme della formazione umana. Detto ciò, per rispondere alla sua domanda, i sacerdoti vengono preparati in diversi modi.
Mi è stato chiesto se non sono ancora stanco di ripetere sempre la stessa preghiera.
Per la verità, dico il rosario perché è la preghiera più semplice.
Quando prendo in mano la corona, non ho bisogno di staccarmi immediatamente da quello che ho in mente, ma posso continuare per un poco i miei pensieri, le mie preoccupazioni, i miei stati d'animo.
Un millenario manto di devozione ha avvolto l’icona della Vergine col Bambino. Fino a farla splendere di una bruna bellezza: Nigra sum, sed formosa scandisce il Cantico dei cantici. Così sono nate le Madonne Nere che a centinaia costellano l’Europa guidando, nel corso dei secoli, la vita dei fedeli e il destino dei popoli.
Cari fratelli e sorelle, L'Anno Sacerdotale volge al termine; perciò avevo cominciato nelle ultime catechesi a parlare sui compiti essenziali del sacerdote, cioè: insegnare, santificare e governare. Ho già tenuto due catechesi, una sul ministero della santificazione, i Sacramenti soprattutto, e una su quello dell'insegnamento. Quindi, mi rimane oggi di parlare sulla missione del sacerdote di governare, di guidare, con l'autorità di Cristo, non con la propria, la porzione del Popolo che Dio gli ha affidato.
Non c’è vero progresso senza bene comune. Se manca infatti un adeguato orientamento verso quest’ultimo, «finiscono per prevalere consumismo, spreco, povertà e squilibri». Il Papa sceglie l’udienza ai partecipanti al Convegno promosso dalla Fondazione Centesimus Annus-Pro Pontifice per ricordare che «la politica deve avere il primato sulla finanza e l’etica deve orientare ogni attività ».
Nel nostro futuro non ci saranno più Madonne nere, a meno che si decida di copiare una statua già esistente. È questa la certezza dopo il convegno "Nigra sum. Culti, santuari e immagini delle Madonne Nere d'Europa" che si è tenuto dal 20 al 22 maggio nei santuari piemontesi di Oropa e di Crea, con la partecipazione di studiosi provenienti da tutta Europa e dei rettori dei più importanti santuari di Madonne nere del nostro continente.
Per la Chiesa gli ultimi mesi sono stati mesi di sofferenza, di riflessione, ma anche di forte guida spirituale e pastorale di Benedetto XVI, il quale rivolgendosi ai giovani durante la Messa al Terreiro do Paço di Lisbona ha chiesto loro di cercare Gesù, di non dubitare mai della sua presenza, e ha aggiunto: «Vivete la vostra esistenza con gioia ed entusiasmo, sicuri della sua amicizia gratuita, generosa, fedele fino alla morte di croce. Dite (ai vostri coetanei) che è bello essere amico di Gesù e vale la pena di seguirlo». La fede e il rapporto con Gesù sono capaci di sciogliere le angosce, le ansietà, i dubbi, che in una fase critica hanno coinvolto molti fedeli, e il richiamo del Papa evoca la forza vera dei credenti, contro la quale né il peccato né le sue strumentalizzazioni possono imporsi e vincere.
Cari Fratelli e Sorelle, oggi desidero ripercorrere insieme a voi le varie tappe del Viaggio apostolico che ho compiuto nei giorni scorsi in Portogallo, mosso specialmente da un sentimento di riconoscenza verso la Vergine Maria, che a Fátima ha trasmesso ai suoi veggenti e ai pellegrini un intenso amore per il Successore di Pietro. Ringrazio Dio che mi ha dato la possibilità di rendere omaggio a quel Popolo, alla sua lunga e gloriosa storia di fede e di testimonianza cristiana. Pertanto, come vi avevo chiesto di accompagnare questa mia visita pastorale con la preghiera, ora vi domando di unirvi a me nel rendere grazie al Signore per il suo felice svolgimento e la sua conclusione.
Secondo una metafora notissima, ogni ordinamento giuridico ha la fisionomia di una piramide a gradini, una sorta di ziqqurat giuridica: a partire dalle norme inferiori, quelle a noi immediatamente accessibili, regredendo di norma in norma, giungiamo alla norma fondamentale, la Grundnorm, al vertice della piramide, dalla quale tutte le altre fondano la loro validità.
Vale la pena sottolineare come in tal modo l'ordinamento, e dunque lo Stato che è metafora logica della sua unità, si presenta come un tutto, circoscritto e conchiuso, in sé sussistente e perfetto, un vero "dio mortale", o secolarizzato, secondo l'espressione hobbesiana. Dalle leggi ordinarie fino all'ultimo regolamento comunale e agli usi del commercio, tutte le norme sono riassunte e ricapitolate nella norma fondamentale, in essa virtualmente contenute, come una geometria è contenuta negli assiomi di partenza.
Nel quarantesimo giorno dopo la Risurrezione la festa dell'Ascensione del Signore è attestata già in Eusebio di Cesarea intorno al 325; un secolo e mezzo più tardi Egeria parla di una celebrazione a Betlemme, e non sul Monte degli Ulivi da dove il Signore ascende in cielo e dove invece il raduno dei fedeli col vescovo nel luogo dell'Ascensione e la lettura del vangelo viene fatta la vigilia della Pentecoste. Per la festa, Gregorio di Nissa e Giovanni Crisostomo (e Agostino in ambito latino) hanno omelie.
La tradizione siro-occidentale collega molto strettamente l'Incarnazione, la discesa del Verbo di Dio, e la sua Ascensione: "Oggi il Cristo Dio si innalza dal monte degli ulivi fino al suo Padre glorioso.
C’è bisogno di di «un nuovo vigore missionario» per formare «un laicato maturo». Che sia «identificato con la Chiesa» e «solidale con la complessa trasformazione del mondo».
Testimoni «autentici» soprattutto là dove «il silenzio della fede è più ampio e profondo»: la politica, il mondo intellettuale e della comunicazione, là dove si dimostra «disdegno per la dimensione religiosa e contemplativa della vita».
La «casa» che Maria «ha scelto per parlare a noi nei tempi moderni ». Dove, «pellegrino» tra i pellegrini, è venuto «per gioire della presenza di Maria e della sua materna protezione», per «pregare per la nostra umanità afflitta da miserie e sofferenze ». Venuto «con gli stessi sentimenti dei beati Francesco e Giacinta e della serva di Dio Lucia, per affidare alla Madonna l’intima confessione che 'amo', che la Chiesa, che i sacerdoti 'amano' Gesù e desiderano tenere fissi gli occhi in Lui, mentre si conclude quest’Anno Sacerdotale, e per affidare alla materna protezione di Maria i sacerdoti, i consacrati e le consacrate, i missionari e tutti gli operatori di bene».
A Lisbona, sillabando le parole una a una, il Papa ha affermato che il perdono non sostituisce la giustizia. Questa affermazione è stata, non a torto, letta nel contesto della dolorosissima questione della pedofilia nella Chiesa. È però, nello stesso tempo un’affermazione, quella del Papa, che mantiene una valenza magisteriale che va oltre l’immediato e che si rivela preziosa in particolare per i giuristi cattolici.
La Chiesa ha da poco celebrato col santo Natale la nascita nel tempo dell’unigenito eterno Figlio di Dio. Secondo una teologia sempre più diffusa, con l’incarnazione del Figlio deriverebbe in maniera automatica l’attribuzione immediata a ogni uomo della figliolanza divina. Nel senso che ogni uomo, che lo sappia o no, che lo accetti o no, vive già radicalmente in Cristo.
Proviamo a farci una domanda: esiste almeno qualcosa di immutabile in questo mondo che cambia continuamente? Non si tratta ovviamente dei nostri sentimenti personali, delle convinzioni e dei ricordi, che costituiscono il microcosmo dell’individualità umana e che sono destinati prima o poi a scomparire dalla vita terrena insieme a noi, i loro titolari terreni.
Non è nemmeno il nostro pianeta, sul quale dai tempi di Adamo ed Eva trascorre la sua esistenza il genere umano, in quanto la storia geologica attesta che al posto degli attuali deserti e delle alte montagne un tempo si distendevano le acque dell’oceano, e perfino i poli magnetici della terra cambiano periodicamente la loro dislocazione.
Non sono neppure le leggi della natura, che solo a prima vista appaiono consolidate una volta per sempre, immutabili e intoccabili, poiché per volontà del Creatore del cielo e della terra, in caso di necessità, grazie ai Suoi grandi miracoli facilmente viene “vinto l’ordine naturale”.
Quel giorno - era il luglio del 1943 - la veste bianca di Pio XII si macchiò del sangue di qualcuno dei feriti che egli, dopo il terribile bombardamento del quartiere San Lorenzo di Roma, uscito d’urgenza dal Vaticano era andato a confortare e a far sentire la sua presenza di padre e di pastore. C’è al riguardo una memorabile fotografia che lo ritrae assiepato da una folla di volti spauriti mentre allarga le braccia nel caratteristico gesto di quella benedizione che anche il sottoscritto ha tante volte ricevuto. Oggi, ormai da troppo tempo, la figura cristallina di questo angelico pastore è contaminata dagli spruzzi fangosi di quelle calunniose insinuazioni che una critica seria e puntuale non è riuscita a eliminare del tutto.
“Mentre essi mangiavano, Gesù prese il pane e, pronunziata la benedizione, lo spezzò e lo diede ai discepoli dicendo: «Prendete e mangiate; questo è il mio corpo». Poi prese il calice e, dopo aver reso grazie, lo diede loro, dicendo: «Bevetene tutti, perché questo è il mio sangue dell'alleanza, versato per molti, in remissione dei peccati».” (Mt.
Benedetto XVI l’ha ripetuto più volte: nel mondo vi sono tante religioni. L’alleanza, invece, offerta da Dio al popolo di Israele e stipulata sul Monte Sinai è unica. Perché, come ripete san Paolo sulla scia di Isaia, la Parola di Dio non ritorna a lui senza aver operato ciò per cui è stata mandata.
La bontà di Dio «è sempre l’ultima parola nella storia».
Là dove c’è il male, infatti, anche quando questo «attacca dall’interno», noi sappiamo che «sempre anche le forze del bene sono presenti e che finalmente il Signore è più forte del male, e la Madonna è per noi la garanzia».
Così, oggi che «in modo terrificante» vediamo come «gli attacchi al Papa e alla Chiesa» vengono «non solo da fuori» ma «proprio dall’interno della Chiesa, dal peccato che esiste nella Chiesa», ciò che occorre capire è come «la Chiesa ha profondo bisogno di reimparare la penitenza, accettare la purificazione, imparare il perdono ma anche la necessità della giustizia».
Non ci si deve limitare a proteggere l’albero dalla tempesta. Lo si deve curare, tagliando i rami secchi. La lettura odierna del 'messaggio' di Fatima, ha spiegato il Papa, va dritta al cuore dell’odierna passione ecclesiale: «Non solo da fuori vengono attacchi al Papa e alla Chiesa, ma le sofferenze della Chiesa vengono proprio dall’interno della Chiesa, dal peccato che esiste nella Chiesa».
Carissimi Fratelli e Sorelle, Giovani amici! "Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli, [.. .] insegnando loro a osservare tutto ciò che vi ho comandato.
«Quando un popolo non ha più un senso vitale del suo passato, si spegne […]. Si diventa creatori quando si ha un passato. La giovinezza dei popoli è una ricca vecchiaia».
Ci sono diversi tipi di dolore. Quello della Chiesa e dei suoi membri è il dolore di un corpo. Non è il dispiacere che possono provare, che so, gli aderenti a un partito, magari all’indomani di elezioni perse o di scandali che ne colpiscono la base o i capi.
Perseverando nella stessa allegrezza, seduto al centro del letto, con molta pace e serenità, senza alcun movimento, chiudendo gli occhi come per dormire o per contemplare, diede l'anima al suo Creatore, dopo aver baciato il Crocifisso e l'immagine del nostro beato padre Ignazio, martedì, agli undici di maggio (1610), alle sette ore della sera". È la testimonianza di De Ursis (Fonti Ricciane II, 543) circa la morte a Pechino del gesuita Matteo Ricci che era nato a Macerata il 6 ottobre 1552.
Chi conosce da vicino l'opera di Matteo Ricci si meraviglia che tanta attenzione si ponga più sul versante laico e culturale che non su quelle che sono state le vere intenzioni del missionario.
È più che mai vivo il ricordo della lettera Apostolica "Rosarium Virginis Mariae", con la quale Giovanni Paolo II, il 16 ottobre del 2002, incoraggiava di nuovo la cristianità a ricorrere a questa preghiera, così caldamente raccomandata da tutti gli ultimi pontefici e dalle ultime apparizioni mariane. Anzi, per rendere più completa quella prece che Paolo VI definiva "compendio di tutto il Vangelo", aggiungeva i "misteri della luce": cinque misteri riguardanti la vita pubblica di Gesù. Sappiamo bene come Padre Pio chiamava la corona: l'arma.
Che senso ha oggi leggere le beatitudini? Perché meditare su queste paradossali parole di Gesù? Innanzitutto, credo, per una ragione umanissima. Nel contesto socioculturale in cui viviamo, noi cristiani siamo chiamati, oggi più che mai, a mostrare con la nostra vita cammini di umanizzazione e di salvezza percorribili da tutti gli uomini.
Ora, la maniera più efficace per scoprire questi cammini consiste nel praticare la ricerca del senso, esercizio che ai nostri giorni pare sempre più raro: è diventato difficile, soprattutto per le nuove generazioni, dare senso alla vita e alle realtà che la costituiscono, tanto che da più parti si levano voci che denunciano la «crisi del senso».
Monsignor Eduardo Hiiboro Kussala, vescovo della diocesi di Tombura Yambio, nel Sudan meridionale, lo ha raccontato prima al Papa e ai suoi confratelli africani riuniti a Roma per il Sinodo, poi alla Radio Vaticana. I boia della Lord’s Resistance Army (Lra) - un gruppo di seguaci di Allah, affiliati ad Osama - hanno fatto irruzione nella chiesa di Nostra Signora della Pace nella città di Ezo e hanno rapito alcuni ragazzi tra i 15 e i 20 anni. Se ne stavano lì a pregare.
L’ 11 aprile 1985, a Tulunan, nella diocesi di Kidapawan, sull’isola filippina di Mindanao, veniva ucciso padre Tullio Favali, missionario del Pime. A 25 anni esatti di distanza, Mantova, la sua diocesi di origine, ne ha ricordato il martirio con una serie di iniziative che sono partite nel giorno anniversario, l’11 aprile 2010 con la solenne celebrazione eucaristica a Sacchetta, il paese natale del missionario, presieduta dal vescovo di Mantova Roberto Busti. Anche nelle Filippine il Pime ha programmato una serie di celebrazioni, con una Messa a Kidapawan una Messa celebrata sulla tomba di padre Tullio).
Certo il fuoco è il grande maestro delle arti, come scriveva Rabelais nel suo celebre Gargantua e Pantagruel: con la sua scoperta si è aperta una delle tappe fondamentali della storia dell'umanità. Da quella scintilla primigenia sbocciava l'economia domestica, come ricordava già il profeta Isaia: "L'uomo ha cedri, cipressi, querce, allori per bruciare: ne prende una parte e si riscalda e anche accende il forno per cuocersi il pane.. .
Sparare contro ragazzi che vanno all’università è raccapricciante. La misura dell’atrocità l’ha data un sacerdote: le vittime non erano soldati o miliziani, ma studenti che portavano con libri e quaderni i loro sogni di crescere e di servire il proprio Paese. Ma ad aggiungere orrore su orrore c’è la motivazione più odiosa, quella dell’intolleranza religiosa, la negazione del primo diritto umano, la libertà di professare la propria fede senza impedimenti.
Ho incontrato la prima volta Erik Peterson nel 1956 a Roma. Mi ero laureato all'università di Torino in lettere classiche con una tesi sul De resurrectione mortuorum di Tertulliano, tesi discussa nell'ottobre del 1955 con Michele Pellegrino, allora ordinario di Letteratura cristiana antica (dieci anni dopo, nel 1965, sarebbe stato nominato arcivescovo di Torino e poi creato cardinale da Paolo VI nel 1967).
Se ben ricordo, proprio Michele Pellegrino mi aveva consigliato di incontrare Erik Peterson.
Dove si può trovare un gruppo numeroso di ragazzi vivi e intelligenti, appassionati del loro lavoro e anticonformisti, ironici e allegri, di quelli che oggi è di moda chiamare "creativi"? Sono sicura che la maggior parte delle persone interrogate risponderebbe che è probabile incontrarli nel mondo dell'informatica, del marketing o della pubblicità, che sono considerati i settori vivaci e trainanti della nostra società. Invece a me è capitato di incontrarli in un seminario di grande tradizione, al Capranica: l'Almum collegium Capranicense, che è una delle più antiche istituzioni ecclesiastiche preposte alla formazione del clero.
Ragazzi attenti e aperti al nuovo, pronti a cogliere ogni stimolo esterno e a coniugarlo con il sapere formato nel loro percorso di apprendimento, disposti a metterlo in discussione con vivacità.
Il 5 aprile di sessant'anni fa moriva il domenicano Mariano Cordovani, maestro del Sacro Palazzo Apostolico e primo teologo della Casa pontificia o, come si diceva allora, della Segreteria di Stato, collaboratore per molti anni de "L'Osservatore Romano".
Padre Mariano - al secolo Felice Cordovani - era nato il 25 febbraio 1883 a Serravalle Casentino vicino ad Arezzo. Sacerdote nel 1906, era entrato nell'ordine dei predicatori a 16 anni.
Invita a riflettere la concessione - nell'ottobre 2010 sarà il quarantesimo anniversario - della qualifica di dottore della Chiesa a una umile popolana illetterata, Caterina da Siena, vissuta il breve periodo di 33 anni. Infatti, nei pochi anni della sua vita terrena - morì il 29 aprile 1380 - essa raggiunse le più alte vette della santità e della dottrina, unitamente a straordinari e clamorosi interventi in campo politico per la protezione del papato e per la pace fra i popoli.
Del tutto priva di educazione scolastica, popolana nel senso più schietto del termine, Caterina svolse, come noto, azioni di pace incisive e risolutive presso sovrani, uomini di governo, Pontefici.
Nel 1968, la pubblicazione del volume Saint François d'Assise. Documents, écrits et premières biographies (Éditions du Cerf) fu, a suo modo, una sorte di rivoluzione, allo stesso tempo democratica e scientifica. Democratica perché il lavoro di traduzione consentiva alla maggioranza delle persone l'accesso alle fonti francescane primitive, in uno spirito autenticamente francescano.
La Chiesa attaccata per screditarne la missione «educatrice». Il Papa oggetto di manipolazioni di stampa perché fedele alla tradizione cristiana. Ma anche una persistente speranza perché il messaggio della Chiesa viene ormai considerato pure in ambito «laico» in quanto la dignità dell’uomo, cardine del messaggio sociale cattolico, è riconosciuta fondamentale anche fuori dal recinto ecclesiale.
Viene presentato in questi giorni l'Annuarium Statisticum Ecclesiae, preparato dall'Ufficio Centrale di Statistica della Chiesa ed edito dalla Libreria Editrice Vaticana.
L'Annuario Statistico informa sugli aspetti salienti che caratterizzano l'attività della Chiesa Cattolica nei diversi Paesi e nei singoli Continenti.
Le tavole statistiche, integrate da grafici, vengono arricchite da didascalie nelle lingue latina, inglese e francese.
Gli attacchi sui media di tutto il mondo. Libri e film che hanno come principale scopo alimentare leggende nere o nefandezze sulla Chiesa. Uno stillicidio di articoli sui maggiori quotidiani italiani, libri dei pensatori à la page rivolti a farci passare come dei mezzi ritardati mentali.
"Fratello, se vieni a visitare la mia tomba, non devi piangere. Non è giusto addolorarsi per l'unione con Dio. Dopo la mia morte non cercare la mia tomba sulla terra: la mia tomba è nel cuore di coloro che amano".
"Padre dei poveri" fece scrivere Clemente xi ai carmelitani nella basilica di San Martino ai Monti a Roma sulla tomba di padre Angelo Paoli il giorno della morte, il 20 gennaio 1720. Dopo 289 anni, il 3 luglio 2009 Benedetto XVI decide che il nome di padre Angelo Paoli sia scritto nell'elenco dei beati. Tra i due episodi sono trascorsi quasi trecento anni, ricchi di intense vicende storiche, in cui la Chiesa e il mondo hanno subito tanti cambiamenti e in cui la società è profondamente mutata nei suoi valori e nelle sue caratteristiche.
Né antagonismo, né femminismo a oltranza, né omologazione sembrano essere i leit-motiv della condizione della donna nella società e nella Chiesa, oggi, dove la parola Chiesa non è sinonimo di qualcosa che indica solo il clero e la gerarchia ecclesiastica.
Anche se non possiamo non considerare il tentativo di rivisitare gli aspetti fondanti della vita di una donna e trovare loro una giusta dimensione - dalla maternità all'impegno sociale, dalla famiglia al lavoro e alla politica - si è trattato di elaborare una nuova forma antropologica e di ricomprenderla evidenziando il significato e la funzione della sessualità e della corporeità umane. Per le donne due sono state le scelte d'impegno: una strategica, sul tema delle differenze; l'altra tattica e circoscritta per il recupero dei luoghi di produzione e di gestione in tutti i settori della società.
Un minaccioso fantasma attraversava fino a qualche tempo fa i pensieri e le ansie di non pochi vescovi ed operatori pastorali: l'incubo della quantità delle vocazioni sacerdotali e religiose. Non è che non li attraversi tuttora ché, anzi, gli ingressi nei seminari e la perseveranza dei candidati conoscono nei Paesi occidentali dolorosi picchi negativi perfino in aree geografiche in cui si è a lungo goduta una relativa abbondanza. E questo mentre dati sociali, e ostacoli presenti nella cultura prevalente, non fanno pensare a cambiamenti di rilievo in breve tempo.
Antenne, cavi, satelliti, connessioni perpetue, archivi sterminati, con i fili e senza fili, possibilità di ascoltare chiunque e parlare con chiunque in qualsiasi momento, annullando il tempo e lo spazio. E poi informazioni, una valanga di informazioni… un’ondata da cavalcare, se sei abbastanza abile. Una valanga che ti può travolgere e soffocare, se non lo sei.
Ogni domenica al termine della adorazione eucaristica cantano in gregoriano: « Oremus pro Pontifice nostro. Dominus conservet eum et vivificet eum et beatum faciat eum in saecula et non tradat eum in animam inimicorum eius » . ( Preghiamo per il nostro Pontefice perché Dio lo conservi e lo vivifichi e non lo consegni all’anima dei suoi nemici).
Uno degli otto che a Malta hanno incontrato Benedetto XVI e faccia a faccia gli hanno raccontato la loro storia di bambini violati ha detto che il Papa ha pianto, nell’ascoltare. Segreto e riservatissimo l’incontro, nessuna telecamera si è allungata a cogliere l’istante in cui la compassione, il cum - patere, soffrire insieme, traboccava sul viso di Benedetto XVI. Lo ha testimoniato solo, meravigliato, un visitatore: «ll Papa ha pianto con me».
«Giuseppe, preso il corpo di Gesù, lo avvolse in un candido lenzuolo e lo depose nella sua tomba nuova». Così l’evangelista Matteo racconta la sepoltura di Gesù da parte del ricco Giuseppe d’Arimatea. E possiamo dire che proprio lì, in quel momento, incomincia il mistero della Sindone.
L'elezione del cardinale Joseph Ratzinger al soglio di Pietro, cinque anni fa, è stata accolta con fiducia dalla Chiesa cattolica e dai cristiani di tutto il mondo. Ci si ricordava dell'importante "squadra" che aveva costituito con il suo predecessore, Giovanni Paolo II. Il Papa polacco, dotato di una forte personalità e di un carisma irresistibile, aveva avuto la saggezza, e si può dire l'umiltà, di volere accanto a sé una grande mente alla tedesca, che aveva ricevuto una formazione classica più completa della sua; un Herr Doktor Professor, il più preparato custode della fede ricevuta dagli apostoli.
Il novantenne cardinale gesuita moravo Tomás Spidlík, punto di riferimento della spiritualità orientale, è morto alle 21 di venerdì 16 aprile al centro Ezio Aletti di Roma da lui fondato e dove viveva dal 1991. Nato il 17 dicembre 1919 a Boskovice, nella diocesi di Brno, nell'odierna Repubblica Ceca, era stato ordinato sacerdote il 22 agosto 1949. Nel concistoro del 21 ottobre 2003, Giovanni Paolo II lo aveva creato e pubblicato cardinale diacono di Sant'Agata dei Goti.
Un grande maestro dello spirito. Un testimone del Novecento. Ma soprattutto un’icona vivente di quale ricchezza possa portare all’Europa un rinnovato incontro tra Oriente e Occidente.
Un continente in profonda trasformazione, nel quale la religione costituisce il collante principale delle comunità e che vede una grande espansione della presenza dei cristiani. La crescita di quest'ultimi, in particolare, è stata molto veloce, passando da circa sette milioni a 470 milioni, nell'arco di un secolo. È questa, in estrema sintesi, la "fotografia" dell'Africa, come emerge dall'ultima ricerca dell'istituto di ricerche Pew Forum on Religion and Public Life (Pew) negli Stati Uniti.
La pedofilia è un grave scandalo. Che riguardi poi dei sacerdoti cattolici è uno scandalo ancor maggiore. Soprattutto, per un cattolico devoto, è un dolore simile a pochi altri.
Il 19 aprile, giorno in cui ricorre il quinto anniversario dell'elezione al soglio pontificio del cardinale Joseph Ratzinger, per molti è un'occasione per volgere lo sguardo al passato e al futuro. Lo sguardo al passato inizia con un'elezione papale che è stata, sotto vari profili, significativa e di notevole portata storica. Papa Benedetto XVI, infatti, è il primo cardinale di origine tedesca a salire sul trono di Pietro dopo 482 anni.
Né l’uomo Joseph Ratzinger né il papa Benedetto XVI hanno di certo bisogno della nostra difesa. La stima e il rispetto di cui quest’uomo gode anche tra i laici testimoniano che in lui vive al meglio quella sintesi cattolica che rifiuta ogni aut-aut ed è retta dalla “legge dell’ et-et“, la coincidentia oppositorum, l’unione degli opposti. Chi lo conosce bene sa fino a che punto nel Ratzinger professore, poi Cardinal Prefetto, infine Pontefice, convivano severità e misericordia, rigore e comprensione, rispetto della norma e attenzione alla singola situazione umana.
«Il mio confessore mi dice spesso: “Offri le tue sofferenze per la redenzione del mondo e per la conversione dei peccatori”. Ho una malattia cronica che si è accentuata con la vecchiaia e anche per questo non mi manca materia prima da “offrire” al Signore. Da qualche tempo, però, mi chiedo: “Com’è possibile che il Signore gradisca una cosa così brutta e sgradevole come i miei patimenti?”».
Confidente di Papi, in primis Pio XII, presidenti della Repubblica, amico di attori da Corrado Pani ad Anna Magnani, intellettuali, giornalisti tra questi Curzio Malaparte, gli editori Edilio Rusconi e Renato Angiolillo, sempre al fianco del suo confratello forse più noto, nelle difficili battaglie del Novecento, «crociate della bontà» delle elezioni politiche del 1948, il gesuita Riccardo Lombardi, il «microfono di Dio».
Il 13 aprile di vent’anni fa moriva 78enne a Castelgandolfo, a causa di un ictus cerebrale nella casa e movimento Oasi da lui fondato trent’anni prima, nel 1950, il gesuita Virginio Rotondi. Una figura di religioso e sacerdote di razza che si impose sulla scena del grande pubblico del Dopoguerra anche attraverso i rotocalchi ( collaborò, non a caso, a molti di essi da G ente, Oggi, Grazia , L’Europeo) e rubriche televisive e radiofoniche (con lui nasce la trasmissione Rai Ascolta si fa sera) per le sue battaglie: dai suoi comizi a favore della Dc, nelle piazza rosse, come nella Stalingrado d’Italia, a Sesto San Giovanni, ad essere stato definito «Il Di Vittorio del Vaticano » perché riuscì, quasi con lo stesso carisma del leggendario sindacalista pugliese della Cgil ad alzare, per la prima volta, il salario dei dipendenti della Santa Sede alle sue crociate, a volte solitarie, in difesa della vita, contro l’eutanasia, la pillola e il divorzio nell’ultima parabola del suo Novecento.
Una diaspora silenziosa, una pulizia etnica in sordina, un esodo causato da una persecuzione implicita. La condizione non rosea dei cristiani a Sarajevo è sempre più quella di una minoranza, come racconta il cardinale Vinko Puljic, dal 1990 arcivescovo della capitale della Bosnia-Erzegovina, allo storico Roberto Morozzo della Rocca, in un denso libro-intervista pubblicato dalle Paoline e dai prossimi giorni in libreria ( Cristiani a Sarajevo, pagine 152, euro 13,00).
Denso per il peso specifico delle parole del porporato e dell’analisi del docente, che insegna storia contemporanea all’Università Roma Tre ed è un appassionato studioso dell’Europa orientale: «Prima della guerra i cattolici a Sarajevo erano 60mila, adesso sono 13mila: c’è stata una sorta di pulizia etnico-religiosa.
La Cei invita « tutta la comunità ecclesiale» a stringersi attorno al Papa nell’anniversario della sua elezione, il prossimo 19 aprile. E a « rendere grazie a Dio » per «il suo magistero illuminato e la sua testimonianza cristallina » . È quanto si legge in un comunicato della presidenza della Conferenza episcopale italiana diffuso ieri, nel quale si sottolinea come « in que- st’ora di prova, la Chiesa in Italia non viene meno al dovere della purificazione, pregando in particolare per le vittime di abusi sessuali e per quanti, in ogni parte del mondo, si sono macchiati di tali odiosi crimini » .
Trasparenza e preghiera. L’intreccio tra il dovere della verità e il bisogno del gesto più autentico del credente s’è materializzato ieri, quando la Santa Sede ha diffuso una «guida» per capire le regole e le procedure nei casi di abuso, e la presidenza della Cei, appena dopo, ha chiamato la Chiesa italiana (noi tutti, uno per uno) a pregare per il Papa. Due volti della stessa preoccupazione, in un’ora aspra di prova che è riservata a Benedetto XVI ma che non possiamo non sentire anche nostra, perché nessuno di noi è una semplice comparsa nella storia cristiana.
"Fratello, se vieni a visitare la mia tomba, non devi piangere. Non è giusto addolorarsi per l'unione con Dio. Dopo la mia morte non cercare la mia tomba sulla terra: la mia tomba è nel cuore di coloro che amano".
Oggi i mass media offrono a profusione immagini tali da fare della vita umana uno ' spettacolo clamoroso', pieno di ambiguità e spesso a tinte violente; in esso conta più l’apparire che l’essere.
Con la sua semplice presenza la vita claustrale costituisce perciò una vera sfida, a maggior ragione quando – come accade da ieri sera su Tv2000 con un nuovo ciclo de « I passi del silenzio » – le telecamere entrano in punta di piedi nei monasteri femminili per raccontarne la vita, tutta all’insegna dell’umiltà, della povertà, dell’obbedienza, del silenzio e della più grande carità. Un’occasione che può essere per molti, in particolare per i giovani, un tacito invito a riflettere.
Il lino usato per la fabbricazione della Sindone fu filato a mano con la torcitura “Z”. Questo elemento fa pensare ad una origine siro-palestinese: lini con torcitura “Z” sono stati infatti rinvenuti a Palmyra (Siria), Al-Tar (Iraq) e nel deserto della Giudea.
L’intreccio del tessuto, anch’esso irregolare, fu realizzato con un metodo arcaico su un telaio manuale a pedale molto rudimentale.
La prima Ostensione della Sindone del terzo millennio è ormai imminente, dieci anni dopo quella del Giubileo. Da domani al 23 maggio circa due milioni di persone provenienti da tutti i continenti si daranno appuntamento di fronte alla Sindone nel Duomo di Torino. Come sempre accade ogni volta che viene indetta un’Ostensione, sui mass media si riaccendono le solite discussioni riguardanti presunte scoperte e nuove ricerche.
Figura nodale della storia della Sindone è Geoffroy de Charny, prode cavaliere che nel basso Medioevo, alla metà del XIV secolo, consegnò alla chiesa da lui stesso fondata a Lirey, vicino a Troyes, il lungo lenzuolo sul quale era impressa la doppia immagine del corpo di un uomo torturato e crocifisso, da subito accolta dalla pietà popolare come la vera immagine del Crocefisso. Geoffroy e la sua famiglia tuttavia non ci hanno lasciato – o almeno non ci sono stati tramandati – documenti che ne chiariscono la provenienza, per cui, prima di quell’epoca, tutte le ipotesi sono possibili, e nessuna si rivela definitiva. Alcune sono meno fantasiose di altre, ma purtroppo spesso sono proprio queste ultime a occupare con maggior insistenza gli spazi mediatici.
Il Telo «è la testimonianza più toccante della sofferenza affrontata da Gesù per la nostra salvezza. Un richiamo alla serietà dell’annuncio cristiano e dei valori che abbiamo sempre in bocca ma che rischiano di diventare parole vuote». Il sacerdote che presiede della Commissione diocesana per la Sindone, spiega il significato devozionale e pastorale della reliquia DI M IMMO M UOLO Si potrebbe dire che davanti alla Sindone ha passato più di vent’anni.
Caro direttore, mai come in questi giorni in cui gli attacchi al Santo Padre si sono susseguiti a raffica, mi è riecheggiata nella mente una affermazione che don Giussani soleva farci durante gli incontri con noi sacerdoti, parlando del Santo Padre. Era una citazione del cardinal Montini, allora arcivescovo di Milano, alla vigilia dell’apertura del Concilio Vaticano II.
La memoria a volte mi tradisce, però ricordo molto bene la sostanza della dichiarazione citata: «Come sarebbe bello se il Concilio Vaticano II, prima di iniziare i lavori, vedesse tutti i vescovi riuniti pubblicamente rendere un filiale omaggio, una rinnovata fedeltà alla figura del Santo Padre».
In vista della prossima beatificazione del cardinale John Henry Newman, l'International Centre of Newman Friends ha inviato alle migliaia di "amici di Newman" una lettera circolare con il famoso "discorso del biglietto": testo pronunciato da Newman in occasione della sua nomina a cardinale. La mattina di lunedì 12 maggio 1879 l'oratoriano si recò a Palazzo della Pigna a Roma - residenza del cardinale Edward Charles Howard - portando con sé il biglietto con il quale il cardinale segretario di Stato, Lorenzo Nina, lo informava che Leone xiii aveva deciso di crearlo cardinale. A mezzogiorno, in una sala affollata di cattolici inglesi e americani, ecclesiastici e rappresentanti della nobiltà romana, il messo concistoriale gli consegnò il messaggio che lo informava che il Papa gli avrebbe conferito la berretta cardinalizia il mattino seguente.
Lo "scandalo" mediatico scatenato sui "preti pedofili" in due continenti, Europa e America, sta rivelando un fenomeno di malafede difficilmente immaginabile per qualsiasi altro caso di comportamenti immorali e illegali. È ora di reagire sul piano della realtà e dire le cose come stanno davvero.
Non c’è alcun dubbio che la pedofilia è per la Chiesa cattolica "vergogna e disonore", come ha scritto Benedetto XVI nella Lettera ai cattolici irlandesi, in cui parla di "crimini abnormi" e di colpo inferto alla Chiesa «a un punto tale cui non erano giunti neppure secoli di persecuzione».
Dopo la dura persecuzione degli anni ’50, che era riuscita in parte a eliminare la presenza degli ordini religiosi in Cecoslovacchia, la Primavera del ’68 aveva permesso a questi ultimi di uscire dalla clandestinità, sia pure per pochi mesi. Il 5 gennaio 1968 anche Jaroslav Duka, poco più che ventenne, decise di entrare nell’ordine domenicano, prendendo il nome di Dominik.
Nel ’70 ricevette la consacrazione sacerdotale dal vescovo Trochta, e fu inviato ad amministrare alcune parrocchie delle zone di frontiera.
Ogni due o tre mesi mi scrive un amico, missionario in Africa, don Giuseppe Ceriani. Per parlarmi della chiesa di là, delle sue tribolazioni, delle sue attività, delle sue lotte. L’ultima sua lettera è datata Quaresima-Pasqua 2010.
Il giorno di Pentecoste, Pietro, levatosi in piedi con gli altri Undici, tenne al popolo un discorso che si può riassumere in tre parole; tre parole che hanno, però, ognuna la forza di un tuono: Voi avete ucciso Gesù di Nazaret! Dio lo ha risuscitato! Pentitevi! Il mio desiderio è di raccogliere queste tre parole e di farle penetrare nel nostro cuore, con la speranza che esse riescano a "trafiggerlo", come trafissero il cuore delle tremila persone che quel giorno ascoltarono l'apostolo e si convertirono alla fede (cf. At 2, 22 ss.) .
Arrivano da tutto il mondo messaggi di solidarietà a Benedetto XVI per gli attacchi calunniosi e la campagna diffamatoria costruita attorno al dramma degli abusi sessuali commessi da sacerdoti. Molti vescovi stanno esprimendo al Papa la loro vicinanza anche per l'azione risoluta a favore della verità e per le misure assunte per prevenire il possibile ripetersi di tali crimini. Accanto ai messaggi, dalla Chiesa giunge anche la dolorosa ammissione delle colpe del passato, a dimostrazione che nessun tentativo intimidatorio potrà comunque distogliere dal dovere di fare chiarezza.
I testi liturgici del grande Venerdì della crocefissione nella tradizione siro-occidentale introducono già il tema della discesa di Cristo negli inferi per riscattare Adamo e diventare così il ponte tra le tombe e il Regno. Come nelle altre tradizioni orientali, i testi mettono in bocca alla Madre di Dio pianto e gioia, lutto e speranza: "Chi mi darà, Figlio mio, le ali dell'aquila, affinché io possa volare verso le quattro parti dell'universo per invitare tutte le nazioni alla celebrazione della tua crocifissione. Oggi, vedendo come sei messo nella tomba, Figlio mio, io piango e mi rallegro; piango per la Sinagoga espulsa e mi rallegro per la Chiesa riscattata".
C ari fratelli e sorelle, un’antica leggenda giudaica tratta dal libro apocrifo «La vita di Adamo ed Eva» racconta che Adamo, nella sua ultima malattia, avrebbe mandato il figlio Set insieme con Eva nella regione del Paradiso a prendere l’olio della misericordia, per essere unto con questo e così guarito. Dopo tutto il pregare e il piangere dei due in cerca dell’albero della vita, appare l’Arcangelo Michele per dire loro che non avrebbero ottenuto l’olio dell’albero della misericordia e che Adamo sarebbe dovuto morire. In seguito, lettori cristiani hanno aggiunto a questa comunicazione dell’Arcangelo una parola di consolazione.
Nella storia e nella vita quotidiana si sperimentano di continuo forme di cambiamento e di risurrezione. Si può risorgere dall’abisso del male in cui l’uomo cade, secondo la descrizione manzoniana della vicenda dell’Innominato. Chi ha condotto una vita malvagia può provare il massimo della disperazione, al punto di non credere nella misericordia divina che perdona anche il male più grande, eppure il solo abbandonarsi a Dio compie il miracolo di una rigenerazione che ci stupisce sempre.
E’ un ottimo modo di fare giornalismo, quello dei media attuali, riuscire a tirare fuori dal cilindro magico del nulla un caso vecchio di anni per accusare proditoriamente dicendo che papa Ratzinger e le Congregazioni del Vaticano insabbiarono gli abusi commessi su minori da parte di un prete?
Perché farsi tirare in gioco da chi pretende di fare giornalismo vero e poi riesce solo ad infangare persone innocenti? Che padre Murphy abbia commesso orrendi abusi nessuno nega, ma attribuirne o farne ricadere la colpa tutta sulle povere spalle dell’attuale Papa è una macroscopica bufala.
Nessun insabbiamento Trasparenza, fermezza e severità nel fare luce sui diversi casi di abusi sessuali commessi da sacerdoti e religiosi: sono questi i criteri che Benedetto XVI con costanza e serenità sta indicando a tutta la Chiesa. Un modo di operare - coerente con la sua storia personale e con l'ultraventennale attività come prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede - che evidentemente è temuto da chi non vuole che si affermi la verità e da chi preferirebbe poter strumentalizzare, senza alcun fondamento nei fatti, episodi orribili e vicende dolorose risalenti in alcuni casi a decine di anni fa.
Il futuro del cristianesimo è stato oggetto della riflessione di due illustri storici francesi, cattolici, accademici di Francia, che sono stati titolari di cattedre prestigiose e autori di opere note a livello internazionale: Jean Delumeau e René Rémond.
Delumeau è preoccupato per il corso sul quale si è avviata la déchristianisation, ma spera in quella evangelizzazione che saprà coniugare le tre grandi componenti della mentalità moderna: il retaggio religioso, le conquiste scientifico-tecniche e l'aspirazione alla partecipazione realizzabile sul piano politico dalla democrazia pluralista. Quindi, il cristianesimo non sta affatto per morire, a patto però che sappia constatare che oggi, nella storia dell'umanità, esistono due grandi culture di progresso: il cristianesimo stesso e l'illuminismo.
Un mese fa, vedendomi trarre da una cartella qualche appunto su tale questione, Rita Levi Montalcini, che aveva visto tra le righe la parola Dio, mi ha chiesto se fossi credente; dopodich, con la sua grazia, quasi volesse discolparsi, disse:Io non lo sono, ma penso a quale vuoto andrei incontro se non potessi pormi, nella mia vita, il problema di Dio. Nelle ultime pagine del Nuovo Testamento, l’Apocalisse di Giovanni annunzia chenon ci sarpimorte, nlutto, nlamento, nfatica, perchle realtdi prima saranno tutte passate, le ricordai. Aggiungendo: non ardirei sperare tanto, mi basterebbe vivere la realtdi adesso sapendo che al dono della vita occorre rispondere lealmente, senza stringere l’animo, ma lasciandolo aperto a tutto, anche alla speranza.
Forse in nessun Paese del mondo la situazione dei cristiani assomigli a una “via crucis” come in Iraq. Il nuovo arcivescovo caldeo di Mosul, monsignor Emil Shimoun Nona,ad ogni modo desideroso di portare avanti le liturgie previste per la Settimana Santa e la Pasqua, nonostante la chiusura di molte chiese della citte le preoccupazioni per la sicurezza. Lo stesso vale per la piccola comunitsiro-cattolica della stessa cittsettentrionale che ha visto quest’anno la peggior furia anti-cristiana del post-Saddam.
In Pakistan i cristiani soffrono e vedono la loro vita in pericolo ogni giorno. In alcune regioni i credenti sono trattati come bestie, in condizioni di schiavit, o sottoposti a vessazioni, violenze e conversioni forzate. il grido di dolore di padre John Shakir Nadeem, segretario della Commissione per le comunicazioni sociali della Conferenza episcopale del Pakistan, raccolto pochi giorni fa dall’agenzia Fides.
Il governo saudita continua a perpetrare severe violazioni del diritti umani come forma di repressione della libertreligiosa e di culto. Questi abusi includono: torture, violenze, trattamenti umilianti o punizioni inflitte dalle autoritamministrative e dalla giustizia penale; detenzione prolungata senza alcuna prova, pesanti misure coercitive mes- se in atto dalla Commissione per promuovere la virte prevenire il vizio e dalla polizia religiosa. Secondo il Rapporto 2009 pubblicato della Commissione Usa sulla libert religiosa internazionale, l’Arabia Saudita rientra nei cosiddetti Paesi che destano particolare preoccupazione.
La Chiesa in Cina celebra la Pasqua in un modo simile a Lazzaro, l’amico di Gesù che appena risuscitato è ancora imprigionato dalle bende del sepolcro: assieme a segni di vita e fecondità vi sono pure molti segni di sofferenza e di calvario, se non di morte.
Nelle chiese "ufficiali", riconosciute dal governo, ci si prepara alla veglia pasquale con cori solenni e addobbi, ma si aspetta pure la vigile presenza dei membri dell’Associazione patriottica (Ap), che verificano se alla cerimonia partecipano anche non cattolici o membri di comunità cristiane dall’estero. Lo scopo di questa associazione è infatti quello di edificare una Chiesa nazionale, separata dal resto della Chiesa universale e, soprattutto, separata dalla Santa Sede.
Anche nei giorni dell'accusa e del dileggio mediatico, non mi vergogno di dire che non mi sono vergognato d'essere prete.
Alcuni preti sono stati incolpati di pedofilia? Una vergogna, ed è giusto fare pulizia dove c'è sporcizia. L'espressione, presente già nell'Introduzione al cristianesimo di Joseph Ratzinger del 1968, è stata usata, per la prima volta riferita alla Chiesa, dal cardinale Ratzinger durante la Via crucis al Colosseo, suscitando sorpresa.
Nei libri liturgici siro-occidentali la Domenica delle Palme porta il titolo di Domenica degli Osanna, caratterizzata dalla gioia poiché celebra la regalità del Signore. I testi si servono anche del genere letterario del dialogo: "Sion dice: Perché viene? Io non l'ho chiamato. Il profeta dice: È il tuo Re e viene a regnare.
« Solov’ëv diceva che per capire non basta soltanto la ragione, occorre anche il cuore, l’esperienza » . Le parole del grande pensatore russo sono da sempre la bussola per padre Romano Scalfi, l’uomo che negli anni Sessanta valicò la Cortina di ferro comunista e dimostrò all’Occidente la fede sotterranea dei credenti dell’ex Unione Sovietica. Da Tione di Trento dove è nato nel 1923, ne ha fatta di strada l’indomito cattolico altoatesino che nel 1957 a Milano ha fondato il centro studi Russia Cristiana.
« I nostri antenati? Digiunavano o si astenevano dalle carni fino a centocinquanta giorni all’anno: in Avvento e in Quaresima, prima della Pentecoste e di ogni festa mariana. Oggi è persino raro trovare chi osserva il digiuno almeno il Mercoledì delle ceneri ed il Venerdì Santo». Scuote la testa Massimo Salani, 51 anni, sposato e padre di una figlia, mantovano di origine e pisano di adozione, docente di patrologia e storia delle religioni all’Istituto teologico interdiocesano Monsignor Enrico Bartoletti a Camaiore e insegnante di religione e vicepreside all’istituto alberghiero Matteotti a Pisa.
Per trentun anni Shirley Chaplin, un’infermiera di 54 anni, ha indossato sul posto di lavoro una catenina con una piccola croce al collo. Ma un anno fa i suoi superiori al Royal Devon and Exter Hospital, un ospedale nel sud dell’Inghilterra, le hanno chiesto di rimuoverla. Nello stesso ospedale ai medici e alle infermiere musulmane è permesso di indossare il velo.
Un altro silenzio della sentenza di Strasburgo contro il crocifisso nelle scuole italiane riguarda il rispetto della tradizione italiana che conosce la presenza del massimo simbolo cristiano dal periodo liberale ad oggi, senza distinzione di regimi o governi, espressione di un sentimento popolare che per primi i padri liberali del risorgimento e dell’unità d’Italia hanno voluto onorare e rispettare. Il dato giuridico è impressionante per la continuità ininterrotta, perché la presenza del Crocifisso è prevista sin dal 1860 con il Regolamento di attuazione della Legge Casati, in piena epoca cavouriana, è confermata dal R.D .
La forza della "Lettera ai cattolici di Irlanda" di Benedetto XVI, dello scorso 19 marzo, sta soprattutto nel suo spirito di autentico rinnovamento e riforma della chiesa. Il richiamo alla penitenza che costituisce il suo filo conduttore non è mai disgiunto dall'appello "agli ideali di santità, di carità e di sapienza trascendente", che nel passato resero grande l'Irlanda e l'Europa e che ancora oggi possono rifondarla (n. 3).
Un tripudio di Palme, ma poi c’è subito il Golgota. Per la Chiesa la strada è questa, da qualcosa come due millenni. E visto che l’ha tracciata il Signore in persona non è il caso di cercare affannosamente scorciatoie, se si spera ancora di affacciarsi sul mattino di Pasqua.
Ricordiamo l'ultima immagine che Giovanni Paolo ii ha lasciato agli uomini del suo tempo: quella di un anziano malato, sfinito, incapace di camminare, appena in grado di parlare. Un'immagine scioccante, quasi scandalosa, ma destinata a far passare un messaggio forte, controcorrente rispetto all'epoca: la grandezza dell'uomo è anche quella dell'uomo malato, sofferente o menomato. Sconvolgenti, quasi impudiche, le ultime apparizioni di colui che era stato un tempo soprannominato "lo sportivo di Dio" hanno nutrito il ricordo contrastato di un personaggio fuori dal comune e di un Papa eccezionale.
«I leader della Chiesa scelsero di proteggere la Chiesa invece che i bambini.. . Alti funzionari vaticani - incluso il futuro Papa Benedetto XVI - non ridussero allo stato laicale un prete che aveva molestato qualcosa come 200 ragazzi sordi».
Dal punto di vista del New York Times , probabilmente, c’è un solo modo per uscirne: la Chiesa smetta di essere Chiesa. Era quello che chiedeva già nel 2002, quando lo scandalo dei crimini sessuali commessi da sacerdoti esplose negli Stati Uniti e gli editorialisti del Nyt iniziarono a gareggiare con i colleghi di altre prestigiose testate Usa nella spregiudicata arte dell’equivoco. Le parole d’ordine, oggi come allora, sono sempre le stesse: fire e cover up , «licenziare» e «insabbiare ».
Tutto comincia il 15 maggio 1974 quando un ex studente della St. John’s School di Milwaukee per i sordi presenta una denuncia sugli abusi compiuti su di lui e su altri ragazzi da padre Lawrence Murphy tra il 1964 e il 1970. A quanto viene successivamente riportato, un giudice civile archivia il caso.
Non è vero che la Congregazione per la dottrina della fede, negli anni in cui era guidata da Joseph Ratzinger, insabbiò il procedimento canonico a carico di Lawrence Murphy, il sacerdote americano colpevole di abusi su dei bambini sordi. Chi legga i documenti pubblicati dal New York Times a sostegno di questa accusa scopre che in realtà solo i vertici della Chiesa americana insistettero a indagare su fatti, che erano stati archiviati dalla giustizia civile.
È vero invece che la terribile vicenda delle 29 denunce contestate a padre Murphy – e risalenti ad abusi avvenuti tra il 1950 e il 1974 – arrivò alla Congregazione solo nel 1998, quando l’ ormai anziano sacerdote scrisse a Ratzinger chiedendo l’interruzione del processo anche a causa delle sue gravi condizioni di salute.
"Risponde al vero e ne fui testimone e protagonista in quanto l' esorcismo lo facemmo assieme, era una ragazza di Spoleto, la posseduta": lo dice Monsignor Pietro Ottorino Alberti, Arcivescovo Emerito di Cagliari.I l fatto non é inedito, ma ora si arricchisce di qualche particolare . Eccellenza, intanto come é venuto fuori?: " per una banale circostanza del tutto casuale.
Dal 10 al 24 ottobre prossimo si terrà in Vaticano un sinodo, a carattere regionale, dedicato ai cristiani del Medio Oriente, convocato da papa Benedetto XVI. In vista di quest’appuntamento la Chiesa ha presentato a Roma, martedì 19 gennaio, i Lineamenta del sinodo.
Le risposte fornite a questo primo documento di lavoro, in circolazione (anche in lingua araba) tra i vescovi delle Chiese locali, serviranno all’elaborazione dello Instrumentum laboris che papa Benedetto XVI renderà pubblico durante la sua visita a Cipro, dal 4 al 6 giugno.
Stando alle statistiche, Giovanni Paolo II ha avuto diecimila giorni a disposizione per il suo lungo e fecondo episcopato. Il terzo per durata di anni nella storia della Chiesa. Gli ultimi venti giorni di vita sono stati tra i più efficaci per il suo magistero.
Eccellenza cara, ho ricevuto la tua cara lettera. Ti meravigli che non ho risposto alla lettera che mi hai inviato prima di questa, mentre eri qui. Ma non ti meravigliare.
La festa dell'Annunciazione della Santissima Madre di Dio e sempre vergine Maria è una delle poche feste che si trova lungo la Quaresima nelle tradizioni liturgiche orientali, introdotta a Costantinopoli attorno al 530. Allo sviluppo della festa contribuirono le omelie patristiche di tendenza antiariana - che sottolineavano, accanto all'umanità di Cristo, anche la sua divinità eternamente sussistente in Dio - e l'omiletica siriaca che enfatizzava il parallelo tra Eva e Maria. A Roma la festa fu introdotta da un Papa di origine siriaca, Sergio i (687-701), che stabilì una celebrazione liturgica a Santa Maria Maggiore con una processione.
Trent’anni fa moriva monsignor Oscar Arnulfo Romero, arcivescovo di San Salvador, ucciso a sangue freddo mentre celebrava la Santa Messa vespertina nella cappella dell’ospedale della Divina Provvidenza. E proprio nel giorno in cui il popolo salvadoregno è chiamato a fare memoria dell’estremo sacrificio del suo pastore, la Chiesa Italiana celebra la XVIII Giornata di preghiera e digiuno in ricordo dei missionari martiri e di quanti sono caduti, in varie circostanze, nell’adempimento del loro dovere evangelico. Si tratta di un’iniziativa promossa come ogni anno dal Movimento giovanile missionario della Fondazione Missio.
Don Mazzolari fu un capostipite. Fu l'iniziatore di quella stagione di modernizzazione della presenza cristiana che maturò alla vigilia del concilio Vaticano ii. La sua predicazione e i suoi scritti, già in vita, irradiavano ben al di là della sua piccola parrocchia e costituiranno, insieme ad altre avanguardie, una traccia per l'avvenire.
Islamabad, 23. È deceduto ieri sera presso l'ospedale "Sacra Famiglia" di Rawalpindi, in Pakistan, Arshed Masih, il trentottenne domestico, di fede cristiana, arso vivo venerdì scorso in questa città da un gruppo di fanatici musulmani perché si era rifiutato di convertirsi all'islam.
La moglie della vittima, Marta Arshed, è tuttora ricoverata nel reparto femminile della stessa struttura ospedaliera per aver subito gravi lesioni a causa dello stupro subito, sembra da parte di alcuni agenti, dopo aver denunciato al commissariato locale l'attentato subito dal marito.
Al di fuori del mondo cristiano, i credenti più perseguitati sono i cristiani. Perché? Gesù è all’origine dell’unica rivoluzione che cambia il cuore dell’uomo e la stessa società. Questo dà fastidio.
Parole come non ne avevamo mai sentite dalla mite voce di Benedetto XVI. Parole come colpi di maglio. Gli episodi di pedofilia avvenuti nella Chiesa irlandese e gli errori di giudizio che li hanno preceduti e seguiti «hanno oscurato la luce del Vangelo a un punto tale cui non erano giunti neppure secoli di persecuzione».
«In Egitto la discriminazione nei confronti dei cristiani copti è profonda e quotidiana. Però sta accadendo qualcosa di positivo: la comunità internazionale si sta accorgendo di noi e del nostro problema. Se prima eravamo ignorati, oggi non lo siamo più.
Non confessori specializzati ma sacerdoti esperti in dottrina cristiana, profondi conoscitori delle scienze umane, sempre aggiornati sull'evoluzione della bioetica. Sono i tratti nuovi della figura del confessore del terzo millennio, delineati durante il xxi corso sul foro interno, svoltosi recentemente alla Penitenzieria Apostolica. Per la prima volta, tra gli argomenti proposti, sono state inserite tematiche legate alla biotecnologia.
Sono in Italia da alcuni giorni e sono davvero amareggiato, addolorato per questi continui attacchi al Santo Padre, ai sacerdoti, alla Chiesa cattolica, usando la diabolica arma della pedofilia. E' vero, questo argomento sembra interessare più a certi giornali e alle loro fantasie e allucinazioni che al pubblico: perché ho incontrato migliaia di persone e per lo più giovani, ma nessuno mi ha posto una domanda su questa questione. Il che significa che, sebbene esista questo flagello nel mondo e abbia intaccato anche la chiesa, con la dura, chiara e forte condanna del Santo Padre, siamo lontani anni luce da quel fenomeno di massa, come se tutti i preti fossero pedofili, come vogliono farci credere.
1. CARI FRATELLI E SORELLE DELLA CHIESA IN IRLANDA, è con grande preoccupazione che vi scrivo come Pastore della Chiesa universale. Come voi, sono stato profondamente turbato dalle notizie apparse circa l’abuso di ragazzi e giovani vulnerabili da parte di membri della Chiesa in Irlanda, in particolare da sacerdoti e da religiosi.
« È stata costituita presso la Congregazione per la dottrina della fede, sotto la presidenza del cardinale Camillo Ruini, una commissione internazionale di inchiesta su Medjugorje». La notizia, che era trapelata come indiscrezione a fine dicembre, è stata data ieri ufficialmente con un comunicato della Sala stampa vaticana. Dove si specifica che «detta Commissione, composta da cardinali, vescovi, periti ed esperti, lavorerà in maniera riservata, sottoponendo l’esito del proprio studio alle istanze del dicastero» presieduto dal cardinale William Joseph Levada.
La sentenza di Strasburgo contraria al crocifisso non esprime soltanto, come già si è detto su Avvenire, una concezione arida e antistorica dell’educazione dei giovani, ma contraddice direttamente la Convenzione europea sui diritti umani del 1950, e la legislazione di quasi tutti i Paesi europei i quali richiamano ampiamente le proprie radici cristiane e il ruolo che il cristianesimo svolge per le rispettive identità. La Cedu, sulla cui base la Corte è chiamata a pronunciarsi, afferma solennemente tra i presupposti della Convenzione che gli Stati europei sono «animati da uno stesso spirito e forti di un patrimonio comune di tradizioni e di ideali politici», e su questa base elabora i diritti riconosciuti agli individui e ai gruppi sociali. Tutti gli organismi europei quindi, compresi quelli giurisdizionali, devono riconoscere e tutelare questo patrimonio di tradizioni, nel quale un posto preminente spetta alla tradizione cristiana e ai suoi simboli, con le sue grandezze e il contributo determinante recato alla formazione dell’Europa e dei singoli Stati.
Sono passati trent’anni dalla morte di Oscar Arnulfo Romero, arcivescovo di San Salvador, il 24 marzo del 1980, ucciso sull’altare, con un solo colpo di fucile, mentre celebrava la Messa. La sua figura ha suscitato forti sentimenti. La polemica o la passione hanno avuto la meglio sulla ricerca scientifica (anche se oggi abbiamo a disposizione una biografia definitiva, quella di Roberto Morozzo, Primero Dios, edita da Mondadori).
Martedì 16 Marzo 2010 si compie il 76° anno dal termine della costruzione della croce sul Križevac e dalla celebrazione della prima Santa Messa sotto quella croce. Dal giorno della decisione di costruire la croce, il 21 Gennaio 1934, in occasione dell’Anno Giubilare della nostra Salvezza, espressa ai parrocchiani dall’allora parroco fra Bernardin Smoljan, al termine della costruzione trascorsero solo 52 giorni. Il progetto per la croce votiva fu realizzato dall’ ing.
ricorre quest’anno il venticinquesimo anniversario di istituzione della Giornata Mondiale della Gioventù, voluta dal Venerabile Giovanni Paolo II come appuntamento annuale dei giovani credenti del mondo intero. Fu una iniziativa profetica che ha portato frutti abbondanti, permettendo alle nuove generazioni cristiane di incontrarsi, di mettersi in ascolto della Parola di Dio, di scoprire la bellezza della Chiesa e di vivere esperienze forti di fede che hanno portato molti alla decisione di donarsi totalmente a Cristo.
La presente XXV Giornata rappresenta una tappa verso il prossimo Incontro Mondiale dei giovani, che avrà luogo nell'agosto 2011 a Madrid, dove spero sarete numerosi a vivere questo evento di grazia.
Qualche precisazione è opportuna a proposito degli abusi sessuali sui minori che in passato sono stati compiuti da appartenenti al clero cattolico e che ora, specialmente in alcuni Paesi, stanno venendo alla luce con grande evidenza su molti media. Innanzitutto, va ribadita la condanna senza riserve di questi gravissimi delitti che ripugnano alla coscienza di chiunque. Se poi questi crimini vengono compiuti da persone che rivestono un ruolo nella Chiesa - persone nelle quali viene riposta una speciale fiducia da parte dei fedeli e particolarmente dei bambini - allora lo scandalo diventa ancora più grave ed esecrabile.
Due anni fa, il 14 marzo 2008, Chiara Lubich, fondatrice del Movimento dei Focolari, concludeva il suo viaggio terreno. Tra le oltre 400 iniziative nel mondo per ricordare la sua figura e la sua eredità spirituale, questa mattina ha avuto luogo una solenne concelebrazione nella basilica di San Giovanni in Laterano. Era presieduta dall'arcivescovo Gianfranco Ravasi, presidente del Pontificio Consiglio per la Cultura.
La Parola di Dio è il terreno comune sul quale si innesta il dialogo ecumenico. È proprio intorno alla mensa della Parola che si svolge la visita di Benedetto XVI alla comunità evangelica luterana di Roma, nel pomeriggio di domenica 14 marzo. Il Papa partecipa al culto nella Christuskirche di via Sicilia, pronunciando un'omelia sui versetti 20-26 del capitolo dodicesimo del Vangelo di Giovanni, mentre il pastore Jens-Martin Kruse predica sui versetti 3-7 del primo capitolo della seconda Lettera di san Paolo ai Corinzi.
Son venuto nel deserto per pregare, per imparare a pregare.
È stato il grande dono che mi ha fatto il Sahara, dono che vorrei trasmettere a tutti coloro che amo, dono incommensurabile, dono che riassume ogni altro dono, il "sine qua non" della vita, il tesoro sepolto nel campo, la perla preziosa scoperta sul mercato.
La preghiera è il sunto del nostro rapporto con Dio.
Quasi ogni giorno dalla Germania arrivano notizie di casi di abusi pedofili addebitati a sacerdoti. Storie risalenti a cinquant’anni fa, come a Ratisbona, e difficili da verificare. O nuove denunce, da vagliare con rigore, per fare piena luce, come vuole il Papa, sul più intollerabile dei crimini.
Nella mentalità moderna, imbevuta di ideologia, quando i fatti disturbano le opinioni, tanto peggio per i fatti. Non a caso sta facendo discutere di più, oggi, sui giornali, il film su Lourdes di Jessica Hausner, nel quale la regista esprime le sue opinioni incerte sui miracoli, di quanto facciano discutere le effettive guarigioni miracolose che lì si verificano.
Una delle quali – non ancora riconosciuta perché la Chiesa esige lunghe verifiche medico-scientifiche – è stata resa nota l’agosto scorso.
«Che brutta storia quella delle Madonne che piangono sempre. C’è sempre qualche burlone che si prende lo sfizio di imbrattare gli oggetti sacri. Poveri noi, dove siamo capitati! Con il parroco don Pablo Martin che va anche dietro a queste stupidaggini! Mater boni consilii, ora pro me!».
Se oltre a rimuovere i crocefissi, potessero far scomparire la Bibbia, molti «liberi pensatori» di casa nostra lo farebbero con gioia: senza accorgersi di rimuovere così una parte innegabile della propria identità culturale. E agli europei, sempre pronti a bacchettare l’Italia, per ultimo anche sul crocefisso, i nostri politici colti (ci sono?) avrebbero dovuto replicare: d’accordo, ma prima levate voi la croce dalla vostra bandiera (Danimarca, Svezia, Norvegia, Finlandia, Islanda, Grecia e soprattutto Gran Bretagna, che riunendo i vessilli delle sue quattro parti disegnò la pittoresca somma di croci dell’Union Jack).
I Savoia, di tradizione ghibellina, non rimossero certo dal loro stemma la croce: bianca in campo rosso, per distinguersi da quella guelfa, a colori invertiti (la croce rossa in campo bianco campeggia nell’insegna di Milano e dell’Alfa Romeo).
ull'aereo di ritorno dal Camerun e dall'Angola, Benedetto XVI ha detto ai giornalisti che, del viaggio, gli sono rimaste impresse nella memoria queste due cose: "Da una parte la cordialità quasi esuberante, la gioia, di un'Africa in festa. Nel papa hanno visto la personificazione del fatto che siamo tutti figli e famiglia di Dio. Esiste questa famiglia e noi, con tutti i nostri limiti, siamo in questa famiglia e Dio è con noi.
La Quaresima è tempo di riflessione e mai come oggi in questo mondo sempre più artificiale, addormentato, è tempo di svegliarsi dal sonno. Ci hanno fatto credere in paradisi finanziari, ma perfino la ricchezza si è poi rivelata virtuale e mentre le ideologie sono crollate l’una dopo l’altra mostrando il loro volto fallace, la politica da servizio è diventata lotta per il potere. L’economia ha trasformato la pubblicità da anima del commercio in commercio dell’anima, condizionando il nostro stile di vita per poi lasciarci come sempre delusi.
Che la lettera di Benedetto XVI ai vescovi del mondo sia un’iniziativa inedita, è già stato detto. Una valutazione precisa, e giustissima. Qualcuno ha anche osservato che la forza interna di questo scritto sta nel saperci portare diritti al cuore stesso di Joseph Ratzinger, papa non per sbaglio ma per essere stato scelto da Dio in questo nostro tempo.
Cari Confratelli nel ministero episcopale! La remissione della scomunica ai quattro Vescovi, consacrati nell’anno 1988 dall’Arcivescovo Lefebvre senza mandato della Santa Sede, per molteplici ragioni ha suscitato all’interno e fuori della Chiesa Cattolica una discussione di una tale veemenza quale da molto tempo non si era più sperimentata. Molti Vescovi si sono sentiti perplessi davanti a un avvenimento verificatosi inaspettatamente e difficile da inquadrare positivamente nelle questioni e nei compiti della Chiesa di oggi. Anche se molti Vescovi e fedeli in linea di principio erano disposti a valutare in modo positivo la disposizione del Papa alla riconciliazione, a ciò tuttavia si contrapponeva la questione circa la convenienza di un simile gesto a fronte delle vere urgenze di una vita di fede nel nostro tempo.
n Italia circa l’80-90 per cento della popolazione si definisce cattolica, mentre il 5 per cento circa si dichiara atea. I giornali però ragionano e informano come se la proporzione fosse esattamente inversa. Ignorano così anche la tendenza rilevata dalle indagini sociologiche, pure fra i più giovani: per esempio i “non credenti” fra i 18 e i 30 anni sono passati dal 17,2 per cento del 1981, al 5,8 per cento del 2000.
Il tempo della Quaresima - i quaranta giorni che precedono la Pasqua - è stato vissuto dalla Chiesa fin dai primissimi secoli come tempo propizio, come opportunità di conversione, cioè di ritorno all’autenticità del vissuto della propria fede. Era durante la Quaresima che i catecumeni adulti venivano istruiti e si preparavano a ricevere il battesimo nella notte di Pasqua; era durante la Quaresima che i pubblici peccatori facevano penitenza in vista della riammissione alla piena comunione ecclesiale; era durante la Quaresima che un’intensificata prassi di preghiera e di digiuno alimentava la vigilanza e il discernimento delle situazioni di bisogno presenti nella comunità e favoriva la solidarietà e la condivisione. Un tempo «forte» dell’identità cristiana che da un lato fa emergere come l’orientamento etico e il comportamento quotidiano del cristiano scaturiscano dalla proclamazione e dalla celebrazione della risurrezione di Gesù Cristo dai morti e, dall’altro, orienta l’esistenza verso quel mistero di fede.
Cristiani «vittime di crimini di odio», non in Africa, in Medio Oriente, o in Asia, ma nel Nord del mondo, sviluppato e industrializzato, con al centro la vecchia e nuova Europa. Sarebbe stato impensabile anche solo dieci anni fa, una tavola rotonda in sede Osce a Vienna per accendere - ed è la prima volta - un faro su questo fenomeno nuovo e preoccupante: l' «intolleranza e la discriminazione contro i cristiani», l' «esclusione, marginalizzazione e negazione dei diritti» nei loro confronti, nei 56 Paesi che fanno parte dell' organizzazione che si estende dal Nord Atlantico agli Urali (dal Canada, passando per gli Usa, fino alla Turchia e alla Federazione Russa). I lavori sono stati organizzati a Vienna dall' Odhir (l' ufficio per i diritti umani dell' Osce), e per due giorni vi hanno partecipato cinquanta tra esperti, ricercatori, membri di comunità religiose e associazioni cristiane, oltre a rappresentanti di organizzazioni internazionali, sotto la presidenza del vicepresidente del Parlamento europeo Mario Mauro, incaricato personale del presidente dell' Ocse per la lotta al razzismo e alla xenofobia.
ino a 20 anni non mi sono mai fatto nessuna domanda su Dio: i miei genitori, gente del Sessantotto, non mi avevano battezzato: loro non hanno mai praticato, sono credenti in maniera formale. Non mi hanno fatto battezzare perché, mi dicevano, “non vogliamo importi niente”. Per me Dio non esisteva, la Chiesa si basava su cose non tangibili.
Nonostante qualche voce stonata, il Papa non è solo: tutti i suoi più vicini collaboratori, i capi dicastero della Curia romana, sono lealmente fedeli al Pontefice e profondamente uniti a lui, a cominciare naturalmente da me. Il segretario di Stato vaticano, Tarcisio Bertone, modifica a braccio il discorso già pronto per il pontificio Consiglio per le comunicazioni sociali e affronta pubblicamente e con determinazione le questioni che sono state aperte dalla lettera indirizzata da Benedetto XVI a tutti i vescovi cattolici sul caso dei lefebvriani («Nella Chiesa ci si morde e divora», ha scritto in modo accorato»). Claudio Maria Celli, che presiede il Consiglio, ha appena consegnato a Bertone una busta contenente una lettera di solidarietà al Papa firmata da oltre cento vescovi «che hanno voluto rendere chiara la loro fedeltà e far sapere al Pontefice che egli è di esempio per loro».
a un paio d’anni a questa parte, quando incontro giornalisti o conosco persone nuove, mi capita una cosa strana. Dopo i primi convenevoli, tutti improvvisamente si irrigidiscono e, con uno sguardo imbarazzato, precisano: «Guardi che io sono laico». Avendo ben chiara l’etimologia delle parole - pur sembrandomi assolutamente fuori luogo l’osservazione - li rassicuravo.
'orologio di piazza San Pietro aveva battuto le undici. La luce soffusa dalla finestra del Palazzo apostolico si era appena spenta. Papa Benedetto andava finalmente a riposarsi un po', dopo una giornata trascorsa a preparare il suo viaggio in Terra Santa.
Girotondo di pace, Benedetto XVI contraddice Ratzinger. Colpo di teatro nel santuario dell'Annunciazione. Dove l'arcangelo annunciò la maternità a Maria, un rabbino, al termine di un incontro tra cristiani, ebrei, drusi e islamici, lancia l'idea di un canto di preghiera comune per la pace e leva subito la voce: shalom, salam, peace.
Sono rare e preziose le circostanze in cui è dato di cogliere quasi fisicamente il significato di certe parole. Il viaggio di Benedetto XVI in Israele e Giordania ci ha dato la possibilità di cogliere in pienezza la portata di uno dei titoli attribuiti al papa: «Pontefice», ideatore e costruttore di ponti.
Compito non facile perché, restando nella metafora, bisogna conoscere bene il terreno sulle due sponde che si vogliono congiungere, i materiali da usare, le persone da impiegare; bisogna saper attendere e osare, costruire sostegni provvisori e rimediare a difficoltà impreviste.
Un curriculum eccellente, di quelli che fanno gola alle multinazionali (crisi o non crisi). Triangolazioni continue Parigi, New York, Londra. L’appartamento parigino, con tanto di vista sulla torre Eiffel.
Con la Caritas in veritate la Chiesa si riprende il suo spazio tra i costruttori della città. E ricorda che la sua parola non è un’altra opinione, ma pretende di essere la risposta alle attese di tutti La Caritas in veritate è destinata a parlarci a lungo e a lungo noi dovremo parlare di essa. Dopo circa venti anni dalla Centesimus annus di Giovanni Paolo II, la Chiesa riprende ancora in mano il bandolo della matassa della costruzione del mondo e trasforma la questione sociale nientemeno che nella questione dello «sviluppo umano integrale nella carità e nella verità».
Dieci anni fa, alla vigilia del Grande Giubileo dell’anno 2000, Giovanni Paolo II proclamava santa Brigida di Svezia, santa Caterina e santa Teresa Benedetta della Croce (Edith Stein) patrone d’Europa. I motivi che spinsero il Papa a questa decisione sono tuttora rilevanti e degni di essere ricordati.
Nella visione del Pontefice le tre patrone d’Europa andavano ad affiancarsi ad altrettanti uomini.
Solo nella forza dello Spirito Santo possiamo trovare quanto è retto e poi attuarlo «Abbiamo dato inizio ora al nostro incontro sinodale (il Sinodo dei vescovi per l’Africa) invocando lo Spirito Santo e sapendo bene che noi non possiamo in questo momento realizzare quanto c’è da fare per la Chiesa e per il mondo: solo nella forza dello Spirito Santo possiamo trovare quanto è retto e poi attuarlo… Noi preghiamo che la Pentecoste non sia solo un avvenimento del passato, il primo inizio della Chiesa, ma sia oggi, anzi adesso… Preghiamo che il Signore adesso realizzi l’effusione del suo Spirito e ricrei di nuovo la sua Chiesa e il mondo. Ci ricordiamo che gli apostoli dopo l’Ascensione non hanno iniziato – come forse sarebbe stato normale – a organizzare, a creare la Chiesa futura. Hanno aspettato l’azione di Dio, hanno aspettato lo Spirito Santo.
Oggi uno dei temi più attuali, destinato a segnare la nostra società a seconda del modo con cui verrà affrontato, è la libertà di religione, il rapporto tra religione e stato e tra le varie religioni. Un presupposto è necessario, occorre garantire la libertà di religione a tutti. E’ utile ricordare quanto diceva in merito la Dignitatis Humanae (Concilio Vaticano II): “l'esercizio della religione, per sua stessa natura, consiste anzitutto in atti interni volontari e liberi, con i quali l'essere umano si dirige immediatamente verso Dio: e tali atti da un'autorità meramente umana non possono essere né comandati, né proibiti (4).
Gad Lerner l’altra sera, all’Infedele, con la scusa di parlare del caso Boffo, ha mandato in onda un processo al cattolicesimo italiano mixando furbescamente e a vanvera fatti completamente slegati tra loro. Un dentro fuori tra le vicende di Avvenire, quelle di Marcinkus, con sullo sfondo papi e secoli di storia e di fede. Il tutto, ovviamente, condito con una spruzzatina di Berlusconi e di moralità pubblica e privata.